Termoli

La foto dei ricordi: la ragazza in rosa, oggi 94enne, riconosce se stessa nello scatto della fontana

Una foto pubblicata su Primonumero.it ha risvegliato antichi ricordi nella signora Antonietta Perino, classe 1924. Un amarcord in salsa termolese frutto di una fortuita casualità

Ritrovare una foto della propria gioventù sul giornale non capita tutti i giorni. E in particolare se si tratta di una signora che ha superato i 90 anni, e di una foto scattata nel 1940, quell’immagine può suscitare gioia, commozione, ricordi e tanto altro.

È successo alla signora Antonietta Perino, 94enne termolese, che ha riconosciuto se stessa in una foto pubblicata su Primonumero.it a corredo dell’articolo di Giovanni De Fanis “Quando a Termoli sparivano le fontane per fare posto ai monumenti religiosi”, pubblicato ieri, 21 novembre.

È il figlio, Michele De Filippis, a confermarlo: “Quella ragazzina col vestito rosa è mia madre, ne siamo certi”. La scoperta ha emozionato anche lui, che non ha esitato a prendere il telefono per comunicare al giornale l’impreveduto ‘amarcord’, ed è forte altresì l’entusiasmo nella redazione del giornale e nell’autore dell’articolo per questa fortuita casualità.

La signora aveva 16 anni all’epoca di quella foto che la ritraeva in una calda giornata estiva di 78 lunghi anni fa. Le vesti leggere indossate dalle donne in primo piano e gli oleandri splendidamente fioriti lo attestano. La guerra è ancora una lontana eco sebbene l’annuncio della dichiarazione di guerra ad opera di Mussolini risalga al 10 giugno di quell’anno. Le due ragazze, e una signora anziana più in secondo piano, sono vicine alla fontana di piazza Regina Elena, dove oggi al suo posto è situata la statua in onore della Madonnina. La signora Perino, allora ragazzina, ha con sé – probabilmente – una conca per prendere l’acqua da portare a casa.

Questa data del ’40 è linea con la storia dell’acqua, e di quella fontana, a Termoli, dato che l’acquedotto pugliese non arrivò prima del ’37 (come spiegato nell’articolo sopraccitato, ndr). La foto potrebbe sembrare tutt’al più posteriore, facendo pensare ad uno scatto degli anni Cinquanta, in particolare perché a colori. Ma l’arcano è presto svelato: quella foto è una cartolina illustrata, l’originale invece è una foto in bianco e nero. Il fatto che sia a colori dipende dalla particolare tecnica, in uso nella metà del ‘900, di ritoccare e colorare le foto. Quella foto è stata scattata quel dì di 78 anni fa da un fotografo di Pescara che ne fece poi una cartolina di Termoli. La didascalia che si può leggere in basso a sinistra è infatti: Termoli Piazzale Elena. Foto che è giunta nello scrigno di storia termolese contenuto nell’Archivio di Carlo Cappella da cui il giornalista e storico De Fanis ha attinto.

Sembra di vederla, la pàtina del tempo, su quella foto. In una fotografia si può cogliere un attimo di vita e di storia capace di conservare il suo potere rievocativo per sempre. La signora Perino avrà fatto un tuffo nella sua giovinezza, nella Termoli degli anni Quaranta e nel contesto storico e sociale di allora nel riguardarla.

Giovanni De Fanis, con le sue ricerche e i suoi articoli, riesce sempre sapientemente a riconnettere il passato con il presente, fornendo agli abitanti termolesi un filo conduttore – di cui spesso si avverte la mancanza – nella storia della cittadina, delle sue opere, dei suoi monumenti, della sua economia, che in definitiva ci dice chi siamo e da dove veniamo. Quel filo invisibile tra un ‘ieri’ e un ‘oggi’, per la famiglia termolese De Filippis-Perino, ha le sembianze e la concretezza di una foto che si credeva perduta e che invece ha un suo posto, in particolare dopo la sua divulgazione, nella memoria collettiva.

Un oggetto (una foto) che pare assumere significati molti diversi se si comparano i tempi. Ieri una merce rara, un lusso o una fortuna, oggi una costante di qualunque circostanza e di qualunque luogo, di cui si abusa per compiacere la vanità o per placare, vanamente, l’insicurezza. La sovraesposizione di sé mediante le fotografie o i cosiddetti ‘selfie’ sembra dunque informata da una materia diversa rispetto a quella degli scatti di decenni fa. Stesso oggetto, significati e funzioni dissimili.

La foto che ritrae la signora Antonietta conserva invece intatto, cristallizzato nel tempo, l’antico alone.

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