Campobasso

Province senza soldi, ma si vota per il nuovo Consiglio. Iorio fa la sua lista e ‘molla’ Toma

Sono state depositate oggi - 11 ottobre - le liste in campo per le elezioni provinciali del 31 ottobre. 989 amministratori di 83 comuni chiamati a votare i loro rappresentanti nell'assise di via Roma che per altri due anni sarà guidata da Antonio Battista, il cui mandato a capo della Provincia di Campobasso scadrà nel 2020. A sorpresa il centrodestra ha presentato due liste rivali: una fa riferimento al presidente Donato Toma, la seconda all'ex governatore Michele Iorio.

Si scrive “Provinciali”, si legge “Europee e Comunali”. Per le forze politiche sarà un “test fondamentale per gli equilibri politici”. Ma pure per capire “l’impatto del nuovo governo regionale di centrodestra”, dicono negli ambienti politici. Anche se i cittadini le hanno quasi dimenticate, in tutta Italia si torna rinnovano le cariche di 47 presidenti di Provincia e di 27 Consigli provinciali: si vota il 31 ottobre.

Fra gli enti interessati c’è anche l’assise di via Roma. Per altri due anni sarà guidata da Antonio Battista, il sindaco del capoluogo molisano, eletto nel 2016, quando per la prima volta la Provincia di Campobasso è diventata “ente di secondo livello” come previsto dalla riforma Delrio. Quindi, non voteranno gli elettori, ma solo gli amministratori. Ne sono 989 degli 83 comuni (non c’è Colletorto che è commissariato) della provincia di Campobasso. A Isernia invece il mandato dell’ente di via Berta durerà ancora qualche settimana: la scadenza è il 10 gennaio 2019.

LE LISTE: SFIDA A 3. M5S ASSENTE

A mezzogiorno di oggi – 11 ottobre – sono scaduti i termini per la presentazione delle liste. Confermata la sfida a tre: c’è la lista del centrosinistra, due del centrodestra. Occhio, però. La prima è quella ‘governativa’, ossia composta dagli aspiranti consiglieri che fanno riferimento ai partiti della coalizione (Forza Italia, Lega, Udc, Popolari e Orgoglio Molise) che sostiene il presidente Donato Toma. L’altra è ‘targata’ Iorio, Pallante e Rosario de Matteis, l’ultimo presidente del centrodestra. Assente invece il Movimento 5 Stelle, da sempre favorevole all’abolizione delle Province. 

In ciascuna lista dieci consiglieri – sei uomini e quattro donne – nel rispetto della parità di genere. Non è previsto lo stipendio nè il gettone di presenza per i dieci eletti che comporranno l’assemblea e che resteranno in carica per due anni. Anche qualche ex consigliere provinciale racconta pure di aver dovuto pagare di tasca propria pure i viaggi istituzionali. Ci sarà il voto ponderato, ossia hanno un peso maggiore i centri più grandi. Insomma, saranno decisivi in questa partita i voti espressi da Campobasso e Termoli, i due centri in cui si voterà anche a maggio per le Comunali. E qui già tira aria di campagna elettorale e di cambi di casacche. Ecco perchè le Provinciali avranno un riflesso sulle elezioni di maggio: si capirà se sono già in atto gli spostamenti dal centrosinistra (che governa nelle due città ed è in forte calo) al centrodestra.

BRACCIO DI FERRO NEL CENTRODESTRA: IORIO CONTRO TOMA

A sorpresa il centrodestra si è diviso: da una parte l’attuale governatore Donato Toma, dall’altra l’ex capo della Giunta regionale Michele Iorio. Un braccio di ferro che conferma i mal di pancia di una parte della maggioranza ed in particolare di Iorio che, rientrato in Consiglio regionale dopo l’assoluzione in Cassazione, ha messo subito le cose in chiaro con gli alleati: “Toma deve rimettere mano alla giunta, ho i titoli per fare l’assessore”. E visto che al vertice dell’esecutivo regionale forse non è proprio passato per la mente di accontentare la richiesta, Iorio per tutta risposta ha presentato una lista tutta sua alle Provinciali. Come a dire: “E ora vediamo chi è più forte”.

Una prova muscolare da non sottovalutare. Perchè potrebbero cambiare gli assetti e condizionare le scelte per le prossime elezioni.

LE PROVINCE ‘SOSPESE’

Intanto c’è da pensare alle Province. Le vere protagoniste di un paradosso, tutto italiano: enti con competenze vitali ma senza soldi da una quindicina di anni. Alle Province spetta ancora occuparsi di scuole, ambiente e viabilità. Eppure le risorse a loro disposizione si sono progressivamente assottigliate tanto che, persino la Corte dei Conti, ha definito irragionevoli i tagli.

La manovra del governo Lega-M5S potrebbe capovolgere la situazione ripensando ruoli e finanziamenti. “Per garantire i servizi servono 280 milioni”, la richiesta che l’Unione delle Province ha formulato al sottosegretario Giorgetti.

La riforma Delrio, infatti, le ha cancellate solo sulla carta e non ha avuto gli effetti sperati. Le materie di cui si occupano i cosiddetti enti inutili sono rimaste più o meno le stesse del periodo precedente all’aprile 2014 quando, cioè, la Camera ha convertito in legge il Ddl dell’ex ministro piddino Delrio.
Le Province non sono state veramente abolite anche perché gli italiani hanno bocciato il referendum costituzionale che ha suonato il requiem per Matteo Renzi. Nello stesso si prevedeva di cancellare la parola Province dalla Costituzione rimandando a una futura legge ordinaria la determinazione delle funzioni e delle competenze di questi enti o la loro eventuale cancellazione.
Le cose sono andate diversamente, il riordino è stato solo formale e non sostanziale, ragion per cui gli enti intermedi sono stati sostituiti da organismi che i cittadini non eleggono più direttamente. Ma a cui spetta seguire l’edilizia scolastica, la tutela e valorizzazione dell’ambiente, i trasporti e la viabilità: le Province sono proprietarie di migliaia di chilometri di strade.
Tra Campobasso e Isernia, tanto per fare un esempio, i chilometri di competenza sono 2344. I soldi per la manutenzione (ordinaria e straordinaria) sono scarsissimi rispetto a quelli che intasca l’Anas che ha, tra l’altro, molte meno strade sotto la sua responsabilità. Anche per questo è stata chiesta più volte una riclassificazione. Lo stesso discorso si può tranquillamente fare per le scuole e l’ambiente visto che la riforma di Graziano Delrio ha previsto i tagli ai finanziamenti molto prima del riordino effettivo. E questo ha creato molti problemi ai cittadini.

S.P. e A.D.

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