Isernia

Maltrattamenti ad anziani e malati psichici: in 12 rinviati a giudizio

L'inchiesta all'interno di una casa residenziale di Montaquila fu chiusa ad ottobre 2014 e porta la firma dell'allora procuratore capo Paolo Albano che disse: "Pazienti internati come ad Auschwitz". I Carabinieri dei Nas intervennero nella clinica dopo la segnalazione dei familiari di un paziente. Il Gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio. Prima udienza a febbraio. Stralciata la posizione di due indagati

Era l’otto ottobre di quattro anni fa quando la procura di Isernia – coadiuvata dai carabinieri del Nas – entrò in una residenza sociale di Montaquila per uscirne diverse ore dopo con immagini impressionanti che fecero il giro di tutti i media nazionali. Ma ne uscì, soprattutto, con l’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare.

Fu definita una “clinica dell’orrore”. Le telecamere nascoste avevano ripreso per giorni quello che accadeva in quella residenza destinata ad anziani e a malati psichici.

E la parola “orrore” fu utilizzata come una litania durante la conferenza stampa convocata poco dopo dagli inquirenti.

Affiorarono immagini di pazienti legati ai letti, trascinati per terra, abbandonati nella sporcizia. In uno dei video divulgati dai carabinieri del Nas c’è anche un sacco di plastica nero al posto delle lenzuola su cui spiccano due piedi di donna.

Fulminanti le parole dell’allora procuratore capo di Isernia, Paolo Albano: “In quella struttura internati come ad Auschwitz. Le loro grida inascoltate”, disse.

Furono arrestate 13 persone. Iscritti nel registro degli indagati 32 nomi.

Le accuse: sequestro di persona, lesioni, percosse ed abbandono di incapaci.

Quindi la chiusura delle indagini e l’inizio del percorso giudiziario.

L’ovvia richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura che ha continuato a sostenere le accuse rilevate in nell’ambito degli accertamenti e questa mattina – giovedì 11 ottobre – la decisione del Gup Arlen Picano: dodici persone saranno processate.

La prima udienza di quello che si annuncia un dibattimento “difficile” è stata ora fissata al 5 febbraio 2019.

Due, invece, le posizioni che sono state stralciate dal processo.

L’inchiesta partì dopo la segnalazione di alcuni familiari di un paziente che avevano notato alcuni segni sul corpo del congiunto. E il quadro che venne fuori da quel momento rappresentò una realtà drammatica che “nulla ha a che fare con una casa di cura” commentò anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

A febbraio quindi si aprirà il processo. E tutti gli indagati saranno chiamati a spiegare frame dopo frame quelle immagini che a ottobre di 4 anni crearono reazioni e sconcerto in tutto il Paese.

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