Termoli

La città invisibile, il “rifugio” urbano che apre le porte agli ultimi. “Un’esperienza di umanità”

Ogni giorno mettono a disposizione della comunità le loro professionalità per "eliminare la guerra tra poveri che è in atto, e creare una socialità tra gli ultimi e i cittadini che vivono la nostra città". Lo staff de "La città invisibile" quotidianamente accoglie migranti, senza tetto e giovani donne finite a fare le prostitute offrendo loro supporto psicologico, legale e alimentare.

In una società diventata come l’acqua in una boccia dove l’odio agita e scatena la guerra tra poveri, a Termoli c’è un avamposto, un’oasi di uguaglianza e di solidarietà in cui si costruiscono pratiche e interazioni sociali tese a bloccare la discriminazione razziale e ad accogliere gli emarginati. “La città invisibile” ogni giorno apre le proprie porte agli ultimi della società: migranti, senza tetto e donne, per lo più straniere, finite nella piaga della prostituzione. “Ogni giorno arrivano nuove facce, nuovi volti ma tutti accomunati da quella precarietà sociale che non permette loro di avere una vita dignitosa”.

città invisibile termoli

Una ventina tra volontari e professionisti del sociale (operatori, sociologi, psicologi) hanno dato vita e corpo a un “rifugio” urbano dove a fare la differenza non è il colore della pelle o l’abito che si indossa, ma il calore umano. “La nostra giornata – ci spiega Davide Di Rado – inizia la mattina intorno alle 8 quando prepariamo la colazione per coloro che ci vengono a trovare”. Al “rifugio”, che si trova in piazza Olimpia, nelle vicinanze dello stadio “G. Cannarsa”, nel fabbricato che ospitava il carcere della città, quotidianamente si recano tra le 10 e le 15 persone per prendersi il primo, e forse unico, caffè della giornata. Mangiare qualche biscottino e ricevere la calorosa accoglienza di Davide, Mirko, Roberto, Franca e tanti altri.

L’associazione “La città invisibile” nasce nel 2016 quando “alcuni di noi, dopo una mappatura e un censimento della città, pubblicarono uno studio, un’inchiesta di interventi sociali che ha fatto conoscere per la prima volta, forse, una città che nessuno conosceva o si faceva finta di non vedere – racconta Davide –. Da lì in avanti, volontariamente iniziammo a preparare pasti per i senza tetto”. Una attività di volontariato che poi si è trasformata nel 2017 attraverso il progetto Unrra, a cui il Comune di Termoli ha partecipato, che ha dato corpo alla Città invisibile. “Siamo al nostro secondo anno di attività e per tutti coloro che hanno bisogno il servizio offre colazioni al mattino, ricariche per le batteria dei cellulari, deposito bagagli e la sera – continua Davide – il pasto ai senza tetto”.

davide di rado

Prima dell’inizio del progetto Unrra i pasti venivano preparati direttamente dai volontari ora, invece, da una mensa: “ma solo la sera per la cena perché il nostro è un servizio che non va a sovrapporsi con altri soggetti sociali quali la Caritas, ma è complementare a loro”. Il servizio pasti è stato attivo anche durante l’estate nonostante “le mense fossero chiuse, abbiamo provveduto da noi a preparare le pietanze”.

A Termoli ci sono 35 senza tetto, “per lo più italiani”, che trovano rifugio nel dormitorio comunale, alla Caritas o in qualche edificio abbandonato della città. “Solitamente sono situazioni che nascono da problemi familiari o legati alla perdita di lavoro” evidenzia Davide. Da inizio settembre, inoltre, il centro di piazza Olimpia si occupa anche di orientamento legale a favore dei migranti. “Abbiamo aperto uno sportello per dare letteralmente un orientamento ai migranti che arrivano in città”. Il vero problema arriva quando “il migrante è costretto a lasciare il centro d’accoglienza e magari non trova posto nello Sprar”. Una situazione che “lo porta a stare per strada senza una meta, senza una dimora”.

Lo staff della “Città invisibile” lavora principalmente a Termoli ma non manca di far arrivare il suo aiuto “anche in diverse altre aree del territorio bassomolisano”. Ed è a sud di Campomarino, lungo la statale 16 in direzione San Severo,  che “con una unità mobile incontriamo e avviciniamo giovani donne costrette a prostituirsi”. Nigeriane, senegalesi costrette a svolgere il lavoro più vecchio del mondo: “Sulla strada la prostituzione sta scomparendo – continua Davide –, il vero business del sesso è negli appartamenti. Termoli ne è piena”. L’approccio inizia offrendo loro qualche preservativo e poi “cerchiamo di parlare, di avvicinarle e di capire perché e come sono finite nella piaga della prostituzione”. Nella struttura di piazza Olimpia, a disposizione ci sono due psicologhe che offrono il loro aiuto a queste giovani donne.

città invisibile termoli

L’accesso è libero ma ogni ospite dovrà compilare una breve scheda anagrafica che permetterà di registrare solamente il numero degli accessi giornalieri nel rispetto della privacy. “Ai frequentatori – spiega Davide – non viene fatta nessuna richiesta formale, ad eccezione del rispetto di due regole fondamentali: non usare violenza fisica e verbale su persone e cose; non introdurre ed usare sostanze stupefacenti o alcool all’interno del centro”.

L’obiettivo della Città invisibile è quello di bloccare, eliminare la guerra tra poveri che è in atto, e creare una socialità tra gli ultimi e i cittadini che vivono la nostra città”. Una nobile iniziativa che potrebbe svanire in quanto il prossimo 31 dicembre “scadono i termini del bando e con esso la possibilità di utilizzare questa struttura – racconta Roberto -. Chiediamo al sindaco di prorogare i termini e di continuare in questa che è un’esperienza di civiltà e di umanità”.

 

 

 

 

 

leggi anche
citta-invisibile-138715
Termoli
Raccolta cibo e coperte per i senzatetto: appello de ‘La Città invisibile’
commenta