L'uomo dell'ecocentro comunale

Claudio, il detective della “monnezza” che scopre i trasgressori dei rifiuti. E ricicla tutto: “Si buttano via troppe cose”

Ha trasformato l'ecocentro comunale di Guglionesi in un posto "pulito" e abbellito perfino con oggetti destinati alla discarica. Claudio conosce vita, morte e miracoli della spazzatura locale e ha scoperto i nomi dei trasgressori. "Ma tanto è inutile, le multe non le fa nessuno". E la telecamera non funziona. Ma Claudio è ottimista: "Con la differenziata va un po' meglio, anche il secco: ne produciamo troppo ma meno di prima. Il vero problema? Buttiamo via troppe cose...".

Un giorno qualsiasi di ottobre, ecocentro comunale di Guglionesi. Il cimitero, da un lato, è avvolto nel silenzio quieto che prelude alla folla di fine mese. L’ecocentro comunale, dalla parte opposta della strada, registra rumori di camion che entrano e escono. E il fruscio costante della scopa di saggina di Claudio, passata in ogni pausa tra uno scarico e l’altro di buste di spazzatura che finiscono negli appositi bidoni. A terra, nel piazzale di cemento oltre il cancello, solo qualche foglia secca trascinata dagli alberi vicini. Claudio raccoglie anche le cicche di sigarette – le sue no, le getta nel secco residuo – e tiene il più possibile pulito il posto sporco per antonomasia perché è convinto, dice, che “in questo modo si favorisce il riciclo”.

Immaginate di entrare in un luogo traboccante di spazzatura, con buste rotte, rifiuti sparpagliati, chiazze appiccicaticce e nugoli di mosche a oscurare il cielo. Chi mai si prenderebbe la briga di gettare con ordine le buste nei diversi cassonetti, selezionati per colore? Chi arriverebbe fino al cassone blu dei mobili e degli ingombranti per scaricare un divano sfondato? Più facile che ci si liberi della “monnezza” lasciandola nel primo metro quadro disponibile.

Claudio, che nella vita ha fatto tutt’altro prima di approdare, nello scorso febbraio, qui all’ecocentro comunale, lo sa. Così come sa nomi e facce di quanti, in violazione delle regole e in barba al divieto di scarico che campeggia sulla recinzione con tanto di articolo del codice, si disfano di ogni tipo di immondizia accatastando sacchi e oggetti al di fuori del piazzale negli orari di chiusura dell’ecocentro. Li sa, ma non serve a niente: le multe – unico deterrente a fermare l’inciviltà di decine di cittadini – non le fa nessuno. E la telecamera alta che sovrasta la struttura, ahimè, non è attiva. Montata qualche settimana fa e non ancora entrata in funzione. Chissà se e quando lo diventerà.

Claudio, che tiene pulito lo spazio della “monnezza” come se fosse casa sua, alza le spalle, incalzato dalle domande: “E’ vero, spesso mi sono messo a cercare nella spazzatura buttata a casaccio qua davanti, anche la domenica mattina, indizi per risalire ai responsabili. E li ho trovati, pure. L’immondizia parla, così come parlano le condizioni dei bidoncini della differenziata…”. Lui, ex muratore, lavapiatti, cuoco, uomo della spazzatrice, adattatosi a tutto senza mai piangersi addosso, è uno psicologo dell’immondizia. Che sa “capire” le persone dai rifiuti.

Lo conoscono tutti come Claudio, e qualcuno lo chiama affettuosamente “monnezzaro”. Lui va incontro alle auto che arrivano, parcheggiano, dalle quali escono sacchi diretti al secco, alla plastica, all’umido, al vetro. Ma è soprattutto il secco, cioè il rifiuto non differenziato, a fare volume. Se ne produce il quadruplo di quello che se ne dovrebbe fare a testimoniare che la raccolta differenziata, sebbene esista da molti anni a Guglionesi gestita in collaborazione con l’Unione dei Comuni, è ancora lontana dall’aver raggiunto ottime percentuali.

“Però va sempre meglio – confida lui, ottimista – perché prima se ne produceva anche di più. Ora qualcuno che prima non differenziava, anche vedendo me che separo direttamente dalle buste che si portano qui, comincia a separare: la plastica da una parte, la carta dall’altra, eccetera”. Almeno ora molti che prima arrivavano con bustoni di indifferenziato “hanno l’accortezza di dividere i rifiuti, magari anche qui all’ecocentro, prima di gettarli nei bidoni”

Lui osserva, studia, individua le bottiglie di plastica nei sacchi del secco come se avesse i raggi X, le tira fuori e le conferisce in maniera ordinata. E il cittadino, un po’ sorpreso e un po’ spiazzato, alla fine segue l’esempio.

Si può portare tutto all’Ecocentro, tranne gli elettrodomestici. Il nuovo struttura, con piazzale e telecamere installate, doveva entrare in funzione a marzo ma ci sono ritardi che continuano. “Sarebbe un ottimo servizio, speriamo parta subito. Frigoriferi e televisioni in questo modo si possono portare qui tutti i giorni, negli orari di apertura chiaramente”.

La Tekneko, la ditta che gestisce il servizio, è in scadenza. Deve subentrare la Giuliani ma un ricorso sta rallentando ulteriormente le procedure. Intanto, nell’attesa che si ricominci con una nuova società e con l’auspicio di una maggiore efficienza, Claudio pulisce, apre e chiude il cancello dell’ecocentro, aiuta la gente a scaricare i rifiuti e se può, appena può, ricicla. “Si buttano troppe, troppe cose. Roba commestibile, prima di tutto, cibi ancora buoni che non si possono recuperare ma danno l’idea di come sprechiamo le cose..montagne di frutta e verdure in buono stato che finiscono qua”. Però se un oggetto è ancora buono, magari pure seminuovo, lui sa trovargli un posto. Per esempio una macchina da cucire Singer nella sua valigetta. “L’ho messa lì, da parte, funziona e non è stata usata quasi mai. So che la vuole una signora, e se la verrà a prendere visto che non ha la possibilità di comprarla”.

Non è compreso nel suo lavoro, ma lui ci tiene. L’ecocentro ha piccoli scorci da parchetto, incredibile. L’aiuola con Biancaneve e i sette nani che appartenevano a un giardino privato e lui ha sistemato sotto un albero. “E’ più carino, no?”. Il manichino vintage che ha una sapore da sartoria francese ed è diventato una statua che attutisce la bruttezza opaca dei cassoni di plastica. Asterix e Obelix piantati nella terra, uno scarto “che era un peccato portare in discarica”.

Claudio, con la sua passione per la seconda vita degli oggetti, ha salvato dal tritatutto le conchiglie tropicali di una donna che il compagno, inavvertitamente, ha buttato insieme ad altri rifiuti. “Erano in una scatola piena di cartacce, le ho viste ed erano bellissime. Le ho sistemate in quel vaso laggiù – racconta – e dopo due giorni, quando lei è venuta a chiedere senza avere un minimo di fiducia nel fatto che fossero state salvate, ha avuto una bella sorpresa e se le è riprese”.

Più che un lavoro, una missione la sua. Il casotto di alluminio che funge da riparo e luogo degli attrezzi per gli operatori dell’ecocentro è irriconoscibile, da quando lavora Claudio. Scrivania col registro, poltrona girevole, scaffale e perfino una mensola di legno ricavata con una tavola di abete salvata dal cassone in extremis. “Che ci faccio? Ci tengo dei libri. Mi piace leggere, alcuni li ho portati e sistemati lì”.

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