Fiat, paradossi produttivi

Cassa integrazione ai cambi tradizionali, ma per quelli a 6 marce si deve lavorare anche di domenica

Se il reparto motori tradizionale soffre una situazione di forte crisi dovuta ad un calo produttivo importante, con il ricorso alla cassa integrazione dopo ben 3 anni, nel reparto cambi m40 la situazione è diametralmente opposta. Fiat Chrysler Automotive di Termoli: per l’area lavorazione C546 che è iperproduzione.

Che significa? Che dal 22 ottobre si passerà a 20 turni. Per i non addetti ai lavori sono solo numeri e cifre di difficile comprensione, che invece significano molto in termini di regime produttivo. 20 turni infatti presuppongono una catena di montaggio di fatto non stop, con turni anche la domenica pomeriggio e il sabato notte.

Per gli operai, che sono una sessantina, è un orario molto impegnativo che qualcuno non esita a definire “massacrante”. Per l’azienda è una buona notizia, anche se non può controbilanciare, sempre per questioni numeriche, la crisi dei cambi tradizionali, dove gli operai sono più del quadruplo.

Il reparto m40 è un cambio a 6 marce prodotto a Termoli per i veicoli commerciali Fiat della Sevel, azienda di Val di Sangro dove si lavora in effetti a ritmi più che spediti. Abitualmente i turni settimanali sono 18 e in alcuni reparti dell’azienda metalmeccanica termolese anche meno. Produzione a 20 turni vuol dire il massimo della lavorazione, anche se il reparto cambi m40 è piccolo, e complessivamente (compreso il montaggio) non arriva a 100 persone.

 

Però è quello che da un punto di vista della produzione è messo meglio. Il 16 valvole viaggia su tre turni al giorno, ma senza fine settimana. All’8 valvole i turni soltanto due, al mattino e il pomeriggio. Nei cambi a 5 marce imperversa la minaccia della cassa integrazione, che scatta intanto dal 29 ottobre al 7 novembre con previsioni fondate di venire ripetuta per tutto novembre e dicembre.

Al punto che i sindacati hanno chiesto di conoscere urgentemente la situazione attuale e gli scenari futuri con un tavolo di confronto. Il futuro dello stabilimento metalmeccanico termolese non è dei migliori, al netto della eccezione rappresentata dai cambi per Ducato, anche perché a Termoli non sono previsti al momento investimenti sull’ibrido e sull’elettrico, per il quale Fiat ha in mente un progetto “rivoluzionario” che sarà sul mercato entro i prossimi 3 anni ma che non coinvolge il Molise nemmeno di striscio.

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