Crollo produttivo

Brutta aria alla Fiat: adesso la cassa integrazione travolge tutto lo stabilimento termolese

A riposo forzato operai dei cambi tradizionali e soprattutto dell'8 e del 16 valvole. Per ora pochi giorni, ma le prospettive non sono rassicuranti anche per la progressiva dismissione del diesel e la mancanza di investimenti su nuove produzioni. La Uilm esprime timori e si riserva di chiarire il futuro nel tavolo convocato dal ministro Di Maio il 31 ottobre

Cassa integrazione, cioè riposo forzato per calo della produzione. Era nell’aria, e oggi è arrivata l’ufficialità.

La comunicazione è stata data dalla segreteria territoriale Uilm, accompagnata da toni che trasudano timore. Il nuovo stop produttivo riguarderà, questa volta, non solo i lavoratori del reparto cambi tradizionali – già coinvolti da un’ondata di Gic – ma l’intero stabilimento, dunque anche i motori 8 e 16 valvole.

L’unica buona notizia è che i cambi m40 e i motori V6, quelli della Giulia, sono “salvi”, almeno per il momento. Ma si tratta di reparti di nicchia, per così dire. Il grosso degli operai lavora ai cambi e al 16 valvole, perciò la notizia diventa pessima. Fino all’ultimo si è sperato di evitare lo stop, ma le “preghiere” non sono servite.

Nell’azienda metalmeccanica di Rivolta del Re lavorano oltre 3mila operai: dopo la Asrem, azienda sanitaria regionale che impiega circa 4000 persone, la Fiat Chrysler è la principale realtà occupazionale del Molise.

Questi i periodi di fermo: dal 30 novembre al 1° dicembre per il motore 8 valvole; dal 29 novembre al 2 dicembre per il 16 valvole e dal 23 al 30 novembre per il cambio C520. Qui la cassa integrazione ci sarà pure dal 29 ottobre al 7 novembre, come già deciso. Ora si aggiunge una nuova ondata di riposo forzato, durante la quale a turno i reparti di Termoli si fermeranno.

“Tira una brutta aria” è il commento che si registra fra gli operai, ormai lontanissimi dai tempi delle iniezioni di fiducia e dell’ottimismo quando Sergio Marchionne lanciò proprio a Termoli un massiccio investimento con tanto di assunzioni per due nuove linee produttive. Che sono, tuttavia, d’elite, come i motori per auto di grossa cilindrata che si producono.

“Oggi – scrive la Uilm – presso lo stabilimento Fca di Termoli è stato convocato il comitato esecutivo, durante il quale la direzione aziendale ha comunicato lo stop produttivo per il periodo compreso tra fine novembre e inizio dicembre per i lavoratori che operano presso le unità cambio C520 e motori 8 e 16 valvole, la cui copertura sarà effettuata attraverso cassa integrazione ordinaria”.

E’ la conseguenza – si legge ancora-  della temporanea contrazione di mercato. Ma la parola temporanea in questo caso non fornisce alcun tipo di rassicurazione. Le aspettative non sono positive e il futuro comincia a sembrare troppo incerto.

Si confida di avere qualche dettaglio in più dal tavolo di confronto convocato dal ministro del lavoro Luigi Di Maio per il 31 ottobre, come richiesto dagli stessi sindacati. In quell’occasione si dovrebbe avviare un confronto sulla situazione industriale di tutto il gruppo, a partire proprio dallo stabilimento di Termoli. La segreteria Uilm aveva chiesto anche un incontro con le segreterie nazionali e il nuovo amministratore delegato Manley.

Nell’attesa di Roma, l’atmosfera è cupa. La notizia peggiore riguarda il riposo forzato nel reparto 16 valvole, il più “affollato” dello stabilimento, quello che da lavoro alla maggioranza degli operai metalmeccanici. Per ora solo pochi giorni, ma la paura che si possano raddoppiare o triplicare i riposi forzati si fa sempre più concreta. Il timore principale è che le caratteristiche tecniche e di mercato dei prodotti fatti a Termoli – che già non sono molto competitivi – possano imboccare la strada della dismissione, non accompagnata da nuovi investimenti. 

 

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