Baranello

Defibrillatore e manovre salvavita in caso di infarto: incontro con medici e istruttori della Salvamento Academy

Un defibrillatore può salvare la vita in caso di arresto cardiaco o morte improvvisa. I Comuni hanno compreso l’importanza di questo strumento per la popolazione e si sono attrezzati installando le apposite colonnine nei luoghi di ritrovo e più frequentati. A Baranello domenica 30 settembre si svolgerà alle ore 16.30 in piazza Nuova un incontro con medici e istruttori della Salvamento Academy per illustrare alla popolazione le manovre rianimatorie e l’uso del defibrillatore semiautomatico esterno (il Dae).

Ogni anno in Italia le vittime dell’arresto cardiaco sono 57.000 circa, una ogni nove minuti, e costituiscono il 10% della totalità dei decessi nella popolazione generale.

L’arresto cardiaco – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – uccide ogni anno una persona su mille; è una situazione drammatica che, come un fulmine a ciel sereno, può colpire soggetti apparentemente in buona salute (o che non sanno di essere malati), spesso senza alcun segno premonitore.

La morte improvvisa cardiaca è definita dalla Organizzazione Mondiale della Sanità come “morte che avviene entro 60 minuti dalla insorgenza dei sintomi” e, nella grande maggioranza dei casi (almeno l’80%) è dovuta a un arresto cardiaco secondario a fibrillazione ventricolare, una aritmia cardiaca quasi sempre mortale se non prontamente interrotta.

Una persona con fibrillazione ventricolare perde rapidamente coscienza per mancanza di sangue al cervello (l’organo che viene danneggiato maggiormente e nel tempo più breve) ed ha bisogno di immediata assistenza medica per vivere. Dopo l’instaurarsi dell’arresto cardiaco, infatti, le probabilità di sopravvivenza, in assenza di soccorso, si riducono del 10% ogni minuto, arrivando quindi allo zero in dieci minuti.

L’arresto cardiaco può colpire chiunque, quasi sempre senza preavviso, indipendentemente dall’età e dalla condizione fisica. Se il ritmo cardiaco non viene ristabilito velocemente, la morte sopraggiunge in pochi minuti e danni cerebrali irreversibili possono manifestarsi dopo appena 5–6 minuti. L’80% dei soggetti va incontro ad arresto cardiaco in ambiente extraospedaliero e, di questi, si calcola che almeno il 25% potrebbe essere salvato, se prontamente soccorso. Invece, allo stato attuale, la sopravvivenza all’arresto cardiaco extraospedaliero è solo del 2% circa”.

Oltre alla manovre della rianimazione cardiopolmonare (massaggio cardiaco e respirazione artificiale), è fondamentale poter avere a disposizione un defibrillatore.

La percentuale di sopravvivenza all’arresto cardiaco – aggiungono i promotori dell’incontro a Baranello – è inferiore al 2 per cento poiché i sistemi tradizionali di soccorso molto spesso non arrivano in tempo per eseguire con successo l’unica terapia in grado di ristabilire la normale attività cardiaca, ovvero la defibrillazione elettrica applicata in tempi brevi, che consente al cuore di riprendere un ritmo cardiaco regolare. Infatti, la fibrillazione ventricolare regredisce costantemente se defibrillata  entro pochi minuti.

Perciò, se la morte improvvisa dipende da una fibrillazione ventricolare, perché non creare un sistema che ci consenta di defibrillare entro pochi minuti chi è colpito da arresto cardiaco?

Grazie alla Legge n°120 del 3 aprile 2001, oggi chiunque può  intervenire tempestivamente, in attesa dell’arrivo dei soccorsi: è sufficiente conoscere poche semplici manovre e avere a disposizione un defibrillatore semiautomatico esterno, un apparecchio in grado di ripristinare il ritmo cardiaco in sicurezza.

Nelle intenzioni del Legislatore la diffusione graduale ma capillare dei DAE deve avvenire mediante una distribuzione strategica in modo tale da costituire una rete in grado di favorire la defibrillazione entro  quattro/cinque  minuti dall’arresto cardiaco, se necessario prima dell’intervento del 118. Dunque: collocazione ottimale dei defibrillatori, in luoghi di aggregazione cittadina e di grande frequentazione o ad alto afflusso turistico,  in  strutture dove si registra un grande afflusso di pubblico e, in genere, ove sia più attesa l’incidenza di arresti cardiaci, tenendo  conto  anche della distanza dalle sedi del sistema di emergenza“.

 

 

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