Oro rosso

Crisi pomodoro, prezzi bassi e cattivo tempo per un’annata da dimenticare. “È stata un disastro”

Prezzi, rese basse e le bizze meteorologiche hanno caratterizzato la brutta stagione del pomodoro molisano. "Se si continua così in molte aziende chiuderanno" avverte l'imprenditore Andrea Savini

Non è stata una buona annata per il pomodoro molisano. Dopo i problemi di “caporalato” che hanno investito e colpito anche il Basso Molise e la chiusura del conservificio regionale di contrada Perazzetto, è stato il cattivo tempo a dare una mazzata pressoché definitiva alle casse dei produttori regionali: “Un vero disastro – afferma Andrea Savini, imprenditore agricolo basso molisano –. Tanti i pomodori andati persi con le piogge dei giorni scorsi e altrettanti, dopo il cattivo tempo, sono stati dovuti ricontrattare con le industrie di trasformazione a un prezzo minore”.

La stagione dell’oro rosso si era aperta con l’incidente mortale all’altezza del bivio di Ripalta sulla statale 16 in provincia di Foggia, dove persero la vita 12 braccianti agricoli extracomunitari. La procura di Foggia, guidata dal dottor Ludovico Vaccaro, ha aperto due distinti filoni di indagini: uno relativo alle cause dell’incidente che ha visto coinvolti nello scontro frontale il furgone con a bordo i braccianti e il tir che trasportava farinacei. La seconda indagine servirà a capire invece se gli stessi braccianti erano vittime o meno di caporalato. In quest’ultimo caso gli organi inquirenti, grazie ai documenti in possesso dai braccianti, riuscirono a risalire ad una azienda agricola molisana, la “Di Vito” di Campomarino. Sette dei dodici braccianti morti avevano lavorato in Basso Molise qualche ora prima di perdere la vita. “Erano tutti assunti regolarmente” dichiarò il giorno dopo il sinistro Giovanni Di Vito, 67enne titolare dell’omonima azienda. “I controlli ci sono stati e continueranno, giustamente, ad esserci ancora – spiega Savini –, dopo una tragedia del genere era prevedibile”. Controlli che proseguiranno anche nelle prossime settimane quando prenderà il via la vendemmia 2018.

L’intensificarsi della presenza di ispettori e forze dell’ordine da un lato, e la precarietà legata alla documentazione in possesso dei braccianti migranti dall’altro, hanno indotto i produttori basso molisani a utilizzare per la raccolta del pomodoro molto di più il mezzo meccanico e a diminuire la presenza di manodopera sui campi. “Il mezzo meccanico è stato utilizzato dove era possibile utilizzarlo” mentre tanti sono “i pomodori che sono rimasti a terra colpiti dal maltempo”.

pomodori cassoni

Solitamente un ettaro di terra produce tra i 700/800 quintali di pomodori e il costo di produzione a ettaro è di 7mila euro. Quest’anno il prezzo di contrattazione ha avuto due fasi: una pre allagamenti e una dopo. “Con le industrie di trasformazione dapprima siamo riusciti a farci pagare il pomodoro tondo a 8.70 euro il quintale e quello lungo 9.70 euro al quintale – spiega Savini –. Dopo le piogge il prodotto è stato ancor più svalutato: 6 euro quello tondo e 7 euro quello lungo”. Prezzi che secondo Savini, e in generale secondo i produttori regionali, “disprezzano il nostro prodotto tanto da non permetterci neanche la copertura dei costi di produzione”. Facile che il “prossimo anno, se si continuerà su questa falsariga, ci saranno ancora meno ettari coltivati a pomodoro”.

A complicare la contrattazione con le grandi industrie di trasformazione, “quasi tutte del napoletano”, la chiusura del conservificio regionale il quale, dopo quattro anni di produzione, quest’anno non ha aperto i cancelli per la campagna stagionale. Il giovane imprenditore basso molisano, che è anche un associato di Acli Terra Molise, un’associazione professionale agricola che opera nel mondo rurale a sostegno dello sviluppo delle persone e dei territori, lancia un grido d’allarme: “Credo che molte aziende agricole del Basso Molise rischino davvero di chiudere” questo perché “con i prezzi e le rese basse del prodotto e il disprezzo del nostro pomodoro da parte delle industrie, non riusciamo più a coprire i costi di produzione e in tanti restano esposti economicamente con fornitori e farmacie agricole”.

 

 

 

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