Parla l'esperto

“Vivete in una terra vulnerabile”. Il sismologo bacchetta il Molise: “Bisognava aprire gli occhi dopo San Giuliano”

L'esperto dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia parla dell'ultimo terremoto e bacchetta il Molise "Dopo San Giuliano bisognava aprire gli occhi e mettere in sicurezza le abitazioni: è una terra vulnerabile"

“La domanda alla quale non sappiamo rispondere è se sotto questa faglia ve ne è nascosta un’altra che può scatenare un ulteriore terremoto”. A parlare è il sismologo e dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) Gianluca Valensise.

A Primonumero il sismologo non vuole alimentare ulteriori paure tra i cittadini molisani che da oltre 48 ore sono alle prese con movimenti tellurici, ma fa una “semplice constatazione tecnica: ogni volta che c’è un terremoto non sappiamo rispondere”.

Commentando quanto sta accadendo in queste ore in Molise, Valensise innanzitutto puntualizza che la scossa di terremoto che colpì San Giuliano di Puglia nel 2002 “registrò una magnitudo di 5.74 e non di 5.3 come normalmente viene riportato”.  Terremoto quello di San Giuliano che “avrebbe dovuto far aprire gli occhi ai molisani in quanto il territorio è piuttosto vulnerabile dal punto di vista sismico”.

Da quella terribile esperienza insomma il Molise non ha imparato nulla, a cominciare dalla costruzione degli edifici avvenuti per la quasi totalità prima del 2009. Data dalla quale poi si è stati costretti a seguire obbligatoriamente le nuove norme antisismiche (Ntc08). “Sino al 2003 quella parte del territorio molisano non era classificato come zona sismica – spiega Valensise – ma è dal 2009 che si è iniziato a costruire seguendo le norme antisismiche” ragion per cui “mi auguro che i molisani facciano controllare le loro abitazioni da tecnici esperti in materia per farsi consigliare il da farsi qualora la loro abitazione fosse a rischio”.

Il terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002, che ricordiamo provocò la morte di 28 persone, faceva parte della cosiddetta faglia matesina a differenza di questo terremoto che farebbe parte di quella garganica. Secondo molti sarebbe più pericoloso. Non è esattamente così per il dirigente del Ingv.  “Le faglie sono tutte indipendenti. – spiega il sismologo – Quando si spezzano poi agiscono in maniera autonoma sprigionando l’energia che posseggono. Non possiamo definire una più pericolosa dell’altra. Ripeto: le faglie sono autonome e l’intensità del terremoto dipende dall’energia che ognuna di loro possiede”.

Intensità, frequenze e profondità di scosse che in queste ultime ore sembrano essersi attenuati. In particolare, l’ultima rivelazione delle 13.47 segnala una scossa di magnitudo 2.0, con epicentro Montecilfone, a una profondità di 19 chilometri. La stessa della prima scossa del 14 agosto. Vuol dire che il pericolo sta rientrando? “Diciamo che normalmente dopo la prima forte scossa, un ritorno altrettanto forte lo si ha durante le prime 48 ore e poi solitamente tende a scemare attraverso scosse di minore intensità che tutti conosciamo come scosse di assestamento”, esplicita il sismologo dell’Ingv. “La profondità in sé non dice nulla perché ripeto la faglia è autonoma e può spostarsi a est o ovest come salire o scendere di profondità”.

L’esperienza di San Giuliano, dunque, avrebbe dovuto insegnare “che ci possono essere scosse più forti” e invece, vuoi anche per la crisi economica, “si è costruito poco seguendo le norme in materia”. Oggi questo terremoto deve essere considerato come “un ulteriore avviso perché: se è vero che la gente all’improvviso scopre di vivere in una terra sismica, e altrettanto vero che una scossa di 5,1 fa pochi danni, ma ciò non esclude che può  esserci un terremoto più forte”. Infine il consiglio ai cittadini residenti nei paesi dell’epicentro: “Seguite quanto vi dicono le autorità e i tecnici” conclude Valensise.

  

 

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