Operazione demetra

Traffico di beni archeologici, smantellata organizzazione criminale: in manette 36enne campobassano

Sono 23 le persone raggiunte da misure cautelari nell’ambito dell’operazione dei carabinieri 'Demetra' perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione a delinquere transnazionale dedita al traffico di reperti archeologici provento di scavi clandestini in Sicilia

Si chiama “Operazione Demetra”, l’inchiesta che ha permesso ai carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale, coordinati da Europol ed Eurojust, di smantellare un’organizzazione criminale internazionale dedita al traffico di beni archeologici.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Caltanissetta ha preso il via nel 2014. Fin dall’inizio delle indagini i militari dell’Arma hanno recuperato oltre 3.000 beni archeologici, per un valore di mercato superiore ai 40 milioni euro.

L’operazione Demetra ha riguardato due filoni principali. Il primo, da cui sono partite le indagini, ha visto come figura cardine Francesco Lucerna, 76enne, personaggio cui faceva riferimento un articolato sodalizio criminale di tombaroli che, da decenni, saccheggiavano aree archeologiche nissene ed agrigentine, destinando i reperti a facoltosi collezionisti nel Nord Italia i quali erano consapevoli della provenienza illecita dei beni.

Il gruppo disponeva anche di falsari, con laboratori individuati nella provincia catanese.

Il secondo filone, di respiro internazionale, è stato sviluppato approfondendo elementi emersi nella prima fase dell’indagine. In tale contesto, è stato accertato che soggetti di Riesi e Gela risultavano in collegamento con una holding criminale transnazionale guidata dal mercante d’arte londinese William Thomas Veres, 64 anni.

Grazie ad una complessa rete logistico-operativa estesa tra l’Italia, la Spagna e la Germania, l’organizzazione era in grado di trafficare considerevoli quantitativi di beni archeologici siciliani.

I ritrovamenti, rendita di scavi clandestini, venivano presi in consegna dai referenti locali dell’organizzazione e, quindi, affidati a “corrieri” che li esportavano clandestinamente in Germania. Giunti a destinazione, venivano “ripuliti” attraverso fittizie attestazioni di provenienza ed immessi nel mercato legittimo dell’arte, attraverso case d’asta operanti a Monaco di Baviera.

Per aumentare ulteriormente i profitti, anche questa organizzazione disponeva di falsari, la cui base logistica è stata individuata a Riesi.

Su mandato di arresto europeo sono stati arrestati, oltre a William Thomas Veres, 64 anni, residente a Londra: Andrea Palma, 36 anni, originario di Campobasso ma residente a Barcellona e Rocco Mondello, 61 anni originario di Gela, residente a Ehingen.

In Italia sono invece state rinchiuse in carcere 8 persone, altre sette sono ai domiciliari. Obbligo di firma per altre cinque persone.

Gli investigatori operanti all’estero, sulla base di ordini europei di indagine emessi dalla procura della Repubblica di Caltanissetta hanno anche sequestrato, presso le abitazioni degli arrestati, numerosissimi reperti archeologici, copiosa documentazione utile alle indagini e, a Ehningen (Germania), 30.000 euro in contanti. Sono in corso accertamenti presso 2 importanti case d’aste a Monaco di Baviera.

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