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Schierarsi è un obbligo, oggi

Oggi che l’oscena vicenda della nave Diciotti sembra conclusa; oggi che gli ostaggi colpevoli di essere fuggiti da guerra, stupri e violenza infinita hanno trovato almeno il diritto di sbarcare; oggi che non siamo più (almeno per ora) costretti a confrontarci con l’impotenza, l’incredulità  e il dolore nel guardare quei volti: oggi dobbiamo fare i conti con quello che è un dovere irrinunciabile, se non vogliamo che la barbarie ci contagi.

Il dovere di scegliere da che parte stare; il dovere di dire ad alta voce che ci siamo vergognati di essere italiani, e che il nostro posto è sempre e comunque con chi è in difficoltà; il dovere di non aver paura delle volgarità vomitate ad ogni momento sui social e di smascherare la propaganda di regime che fa dire al nostro Ministro dell’Interno che sessanta milioni di italiani sono con lui nel respingere i migranti.

No, signor Salvini: tanti di noi sono riusciti a rimanere umani. E stanno saldamente dalla parte dell’accoglienza, che mai così chiaramente come questa volta è la parte della legge e della Costituzione. Quella stessa Costituzione sulla quale lei ha giurato pochi mesi fa e della quale in questi cinque giorni ha fatto strame.

I tanti reati commessi in questi giorni sulla pelle di esseri umani bollati immediatamente come “illegali” senza nessun riscontro e nessuna base giuridica troveranno, ci auguriamo, la giusta punizione secondo legge; quello che nulla e nessuno potrà riparare è la ferita che questa storia orribile ha inferto alle nostre anime.

Quando si definisce goliardata l’azione di chi spara pallini di piombo su persone di colore; quando si comincia a fare ronde anti migranti; quando si urla scompostamente “prima gli italiani!”; quando si inizia a dividere i migranti “giusti” (quelli che fuggono dalle guerre) da quelli “ingiusti” (quelli che fuggono dalla morte per fame), si sta affrontando l’immane problema delle migrazioni si un piano del tutto sbagliato. Ed è ora di riportare questo tema su un terreno di analisi meno becero, che possa parlare alle menti e ai cuori, non solo alle paure evocate e cavalcate spregiudicatamente da chi ci governa.

Dire che l’Europa ha scaricato egoisticamente sull’Italia tutto il peso e i costi della gestione dei migranti è un conto, ed è incontestabile; essere consapevoli che il sistema dell’accoglienza non funziona come dovrebbe, e consente addirittura a mafia e camorra di infiltrarsi nella rete dei centri di assistenza, è doveroso.

Ma tutt’altra cosa è sparare numeri inventati per spaventare la popolazione, dipingere come criminali e clandestini tutti coloro che arrivano da noi, ripetere come filastrocche le cifre principesche che secondo la Lega vengono corrisposte ai richiedenti asilo, diffondere la fola dell’invasione. E soprattutto altra cosa è giustificare il film dell’orrore che abbiamo visto andare in scena a Catania, in un crescendo di illegalità che faceva dubitare di trovarsi ancora in uno stato di diritto.

Riteniamo indispensabile affrontare con concretezza e obiettività il tema dell’accoglienza, rivedere passo per passo le modalità di inserimento e di accompagnamento di chi arriva sulle nostre coste; ma non ci si può discostare dall’Ero straniero e mi avete accolto del nostro Vangelo (che no, non può essere lo stesso brandito da Salvini). Non ci si può discostare dal rispetto del principio di umanità al quale tutti, laici e credenti, dobbiamo fedeltà; e dall’imperativo kantiano della legge morale dentro di noi che ci impone di rispettare l’altro e riconoscerlo uguale.

Gli studenti che hanno lavorato con noi su accoglienza e cittadinanza negli ultimi due anni  ci hanno insegnato la naturalezza nel condividere i diritti, la capacità di sedersi intorno ad un tavolo, in classe, e discutere anche animatamente confrontando opinioni diverse, per arrivare alla comprensione del problema. Possibile che la politica non arrivi alla maturità di ragazzini adolescenti?

E le tante esperienze positive di cui l’Italia (e anche tanti paesini molisani) è piena, la storia bellissima di Riace  che ieri Roberto Saviano ricostruiva su Repubblica, ci aiutano a sperare, anche contro ogni logica, di potercela fare. Oggi siamo forse minoranza: ma proprio per questo ci schieriamo senza esitazione alcuna dalla parte della Costituzione, dalla parte degli ultimi, dalla parte dell’umanità.

D’altronde, portiamo il nome di Don Lorenzo Milani, e non possiamo fare altro: ma lo facciamo a testa alta, con gioia, e nella consapevolezza che ci sono momenti, nella vita e nella storia, nei quali stare a guardare non è proprio possibile. E invitiamo tutti, cittadini, associazioni, partiti, sindacati, a fare lo stesso.

No, non ci faranno diventare disumani come loro.

 

Fondazione “Lorenzo Milani” ONLUS, Termoli

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