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Sanità, dopo i governatori-commissari c’è l’ipotesi di un esterno: “Sarà un tecnico lontano dalla politica”

Tre mesi dopo l'elezione di Donato Toma il ruolo di commissario ad acta non coincide ancora con quello di presidente di Regione. Dal governo la ministra Grillo (M5S) esclude la possibilità che i governatori siano anche tecnici della sanità. Orientamento che preoccupa il centrodestra e gli equilibri col grande sponsor Aldo Patriciello (FI).

Non era mai successo in Molise che il commissario ad acta per la sanità non coincidesse con il presidente di Regione. Il rischio stavolta è enorme tanto che, a più di tre mesi dalle elezioni, Donato Toma non ha ancora ottenuto l’ambitissimo ruolo che è stato, prima di lui, nelle mani di Paolo Di Laura Frattura e Michele Iorio. 
La ministra Giulia Grillo (foto Ansa), espressione del Movimento 5 Stelle, sul punto è stata chiara dicendo “no ai governatori-commissari” e ribadendo che i presidenti di Regione non hanno – a suo dire – competenze specifiche per quello che è soprattutto un ruolo tecnico e non politico.
I due piani nella nostra regione si sono sempre mescolati. A volte anche in modo spericolato. Dal 2007, anno del primo commissariamento, i tavoli tecnici hanno dovuto sempre fare i conti coi presidenti di Regione. Che talvolta hanno seguito le indicazioni, altre volte hanno fatto ciò che i ministeri sconsigliavano. Anche a rischio di essere rimossi.
Ma stavolta è diverso.
“Sono fortemente contraria a nomine politiche nella sanità perché si finisce che chi viene nominato non risponde al cittadino ma a chi l’ha nominato. Questo legame va scisso” queste parole, inequivocabili, sono state pronunciate dalla ministra alla Sanità l’11 luglio scorso a Scafati. Si parlava della Campania ma è un discorso che andrebbe benissimo anche per il Molise o la Calabria.
L’invito, o, se vogliamo, l’auspicio della Grillo porterebbe in Molise – e forse anche in altre regioni in disavanzo – un esterno come diretta emanazione del suo ministero. Questo potrebbe voler dire che il commissario, essendo sganciato dalle dinamiche sociali e politiche, agirebbe senza timori di eventuali ricadute sulla stabilità di governo, sulla tenuta della maggioranza e delle sue alleanze. Ma soprattutto senza pericoli per la sua ‘popolarità’ o per la carriera politica.
Prendiamo il caso del reparto di Ostetricia e Ginecologia al San Timoteo di Termoli: il decreto Balduzzi dice che se in un punto nascite non ci sono almeno 500 parti l’anno quel reparto va chiuso. Una deroga, in una regione che è in piano di rientro da 11 anni, è difficile se non impossibile. E il commissario esterno non ci penserebbe due volte a firmare per la soppressione per adeguarci alla ferrea logica numerica. 
Stesso discorso vale per tutti i reparti doppione presenti negli ospedali.
A Roma in questa settimana dovrebbe venir fuori una decisione. Sul tavolo della ministra Grillo c’è anche una rosa di nomi “tutte persone capaci, lontane dalla politica che faranno quello che bisogna fare” sussurrano beninformati disegnando un identikit di difficile interpretazione.
Per il no ai commissari-governatori c’è un braccio di ferro nel governo giallo verde che potrebbe avere conseguenze inattese. Non è un caso che Toma, preoccupato per questo ritardo, abbia sollecitato l’altro vice premier Matteo Salvini (Lega) a farsi sentire. E non è un caso neppure che ieri in Consiglio regionale sia stata votata una mozione per chiedere l’attribuzione delle funzioni a Toma “senza le quali la nostra regione è completamente esautorata in materia di sanità perché ci sono provvedimenti che senza la firma del commissario non possono essere adottati” come ha detto il consigliere Andrea Di Lucente nel suo intervento in aula.
Se nel centrodestra, dunque, c’è preoccupazione, l’arrivo di un commissario esterno è motivo di rassicurazione per altri. 
Il Movimento 5 Stelle oltre a condividere l’orientamento della Grillo, ricorda pure che “la nomina è appannaggio esclusivo del Consiglio dei Ministri su indicazione del Ministro della Salute e del Ministero dell’Economia e delle Finanze”. Insomma, quella mozione lungamente dibattuta in aula ieri non aveva alcun senso.
Ma c’è di più. I grillini (sia i parlamentari che i consiglieri regionali) hanno messo in luce un aspetto più nascosto del commissariamento evidenziando come questa mancata nomina faccia “tremare” le relazioni tra sanità privata e politica “perché per la prima volta non trovano la sponda da parte del governo nazionale”.
Il riferimento è chiaramente quello alle strutture private convenzionate, una su tutte: il Neuromed della famiglia dell’eurodeputato di Forza Italia Aldo Patriciello che ha un cognato assessore in Regione (Vincenzo Cotugno) e che ha sempre potuto contare sull’appoggio dei governatori.
Di centrodestra (Iorio) e centrosinistra (Frattura).
Fino a oggi.
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