Informazioni contro la paura

Psicosi da terremoto, i sindaci frenano l’allarmismo: “Attenzione sì, ma non panico”. Ecco cosa fare: le dritte della Protezione Civile

I telefonini dei sindaci del nuovo cratere sismico molisano, che questa volta coinvolge una fetta importante del bassomolise, squillano a oltranza, il giorno come la notte. È un continuo. E non è solo per la straordinaria attività istituzionale di questi giorni difficili, segnati dall’emergenza. Sono centinaia i cittadini che chiedono se possono tornare a casa, che chiedono se possono stare tranquilli. “Vale anche per chi non ha abitazioni lesionate o compromesse” spiega il primo cittadino di Guglionesi Mario Bellotti, alle prese in queste ore con le ordinanze di sgombero. Le prime 15 saranno notificate entro domani, venerdì. Ma gli inquilini, distribuiti tra il centro storico e zone più nuove, come via Martiri d’Ungheria, via Alpigiano e via Bari, dove proprio ieri sera è stato evacuata una palazzina Iacp da 30 residenti per un pilastro lesionato, sono già fuori. Vivono in tenda, mangiano nel campo allestito dalla Protezione Civile allo stadio del paese. Lo stesso posto dove dormono anche persone che hanno il terrore – un terrore vero – di rientrare a casa.

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Esattamente una settimana fa, alle 20 e 19 del 16 agosto, una scossa di magnitudo 5.1 ha fatto tremare tutta la regione. La situazione è diventata drammatica. Una scossa che così forte non si era mai sentita da queste parti: in migliaia sono traumatizzati. “Soprattutto adolescenti, bambini più grandicelli che hanno già acquisito il concetto della morte” spiegano gli psicologi “ma anche anziani, mamme, giovani”. E’ una psicosi collettiva, una paura che a ogni scossa di questo sciame che anche oggi ha fatto registrare due scosse più forti (2.0 e 2.5) nel mare di scossette continue, si rinnova e si amplifica.

Una paura che oggi, con le dichiarazioni del capo della protezione civile Angelo Borrelli, ha di nuovo raggiunto un apice. Difficile, per chi vive con il ricordo ancora freschissimo delle pareti di casa che oscillano e sobbalzano, razionalizzare, come la Protezione Civile invita a fare. Ma razionalizzare è necessario, spiegano i sindaci, che sono i maggiori punti di riferimento di un territorio in ginocchio.

“I terremoti non si possono prevedere” dice ancora Bellotti “E proprio per questo fanno paura. Ma è necessario contestualizzare le affermazioni di Angelo Borrelli, ragionare sul fatto che sono il risultato della necessità di non abbassare la guardia”. In passato la Commissione Grandi Rischi ha minimizzato il rischio sismico a L’Aquila: è stata indagata e processata (poi assolta) per le false rassicurazioni diffuse anche attraverso i messaggi di tecnici e amministratori. Una leggerezza che non si può ripetere, a costo di far passare per allarmismo quell’invito a “tenere alta la guardia, perché non si possono escludere altre scosse, anche più forti”.

“Il sisma è imprevedibile – aggiunge il sindaco di Guglionesi – ma proprio per questo l’angoscia non deve essere il sentimento prevalente. Bisogna comprendere che nessuno può rassicurare nessuno. Scopriamo di vivere in un posto a rischio, dobbiamo prenderne atto usando accortezza, buon senso e non abbassando la guardia. Questo è il senso del messaggio di Borrelli. Non è possibile prevedere nuove scosse, e non è nemmeno possibile prevedere che lo sciame si fermi e si torni a vivere nella normalità a stretto giro. Ma anche questa è una ipotesi”.

 

I sindaci, malgrado la pressione fortissima, “tengono botta”. Tende a rassicurare Vincenzo Tozzi, primo cittadino di Guardialfiera, uno dei centri più colpiti dal sisma a cavallo di Ferragosto. “Qualche mamma mi ha contattato – afferma al telefono – per chiedermi controlli sulla scuola. Ma è proprio quello il primo edificio che abbiamo verificato e non ci sono problemi. D’altronde è un plesso ristrutturato dopo il sisma del 2002”.

Ma i cittadini hanno giocoforza timore di nuove scosse. “Ci è stato chiesto un incontro con l’Amministrazione comunale per avere delle informazioni”. Incontro che si svolgerà verosimilmente a breve. “Le parole di Borrelli? Le leggo come a voler tenere alta l’attenzione, sia fra i cittadini che fra gli amministratori”.

La preoccupazione maggiore a Guardialfiera è un’altra. “Temiamo di restare isolati, il nostro problema è la viabilità”. Occhi puntati sulla diga e il ponte del Liscione, sorvegliati speciali di questi giorni. “Noi non vediamo l’ora che il viadotto riapra” confida Tozzi.

Le verifiche sul ponte, effettuate con un particolare macchinario che l’Anas ha fatto giungere dalla Campania per il controllo delle campate, dovrebbero concludersi oggi 23 agosto, mentre venerdì pomeriggio è attesa la riunione del comitato scientifico voluto dalla Prefettura per dare un responso sulla riapertura o meno dell’infrastruttura. Apertura che appare probabile, ma non istantanea, dato che sembra ci possano volere ancora alcuni giorni.

Nel frattempo Guardialfiera fa fronte all’emergenza con la riapertura dell’ex Sp 73, chiusa da 40 anni e ripulita in poche ore per consentire un varco in direzione Campobasso. “Per noi è stato un problema enorme. Pensate a chi ha un’attività. Anche senza lesioni alle strutture, hanno perso tanti clienti”.

Superata la primissima emergenza e nella speranza che il ponte riapra presto, altre valutazioni vengono ponderate. “Abbiamo valutato che per rimettere completamente in sesto la vecchia Bifernina ci vorrebbero 100mila euro, nemmeno così tanto. E poi c’è anche un altro pezzo della ex provinciale 73 che si potrebbe riaprire, l’ho segnalato all’Anas. Non servono opere megagalattiche, basta poco per fare tanto”.

Pino Puchetti, sindaco di Larino, commenta così le dichiarazioni rilasciate dal capo della protezione Civile Nazionale Angelo Borelli questa mattina durante la visita nei paesi colpiti dal sisma: “Penso che più che un allarme siano uno sprone verso le istituzioni locali a tenere alta l’attenzione visto che lo sciame sismico è ancora in atto”.

 

Quel “ci potrebbe essere anche una scossa più forte”, non ha “cambiato il mio modo di operare dall’inizio dell’emergenza – continua Puchetti – d’altronde dobbiamo operare su quanti e quali danni ha provocato ora il sisma, non possiamo prevedere cosa può accadere in futuro”. Parole e tono che tendono a tranquillizzare, quelle di Puchetti: “Stiamo dando sicurezza e sostegno a chi ha avuto la casa lesionata ma anche a chi è in attesa che la propria abitazione riceva controlli più specifici”.

Popolazione che “è stata collaborativa, encomiabile dal punto di vista comportale: certo rimane l’ansia e la paura, perché le scosse sono stati forti, ma stiamo andando avanti”.

 

Attualmente a Larino sono state consegnate dieci tende dalla Protezione Civile ma solo quattro sono state montate. 42 i letti messi a disposizione per “30 i sfollati”. Numero che è destinato a crescere nelle prossime ore perché “oltre ad essere stati riscontrati fabbricati lesionati nel paese vecchio, c’è il campanile della chiesa di Santo Stefano che ha subito dei danni”. Quindi con un eventuale rischio crollo all’orizzonte “le famiglie che abitano nelle vicinanze saranno sgomberate”.

 

Il vero problema per Larino è la mancanza della forza lavoro: “Stiamo andando avanti con le nostre sole forze: ringrazio i tecnici dell’ufficio C.o.c, i miei colleghi amministratori, la protezione civile e quei pochi vigili del fuoco che stanno operando sul campo”. Appunto pochi, secondo il sindaco, che ne vorrebbe di più “per interventi materiali al fine di velocizzare le operazioni e tranquillizzare, al contempo, la popolazione”. Una problematica fatta presente nei giorni scorsi alla Prefettura di Campobasso e questa mattina al Prefetto di Campobasso, la dottoressa Maria Guia Federico.

 

Tra le tante piccole e grandi emergenze quotidiane si fronteggia anche la paura. Che è irrazionale, espressione della più grande incognita con la quale l’uomo deve fare i conti: l’incertezza. “Vivere in questo modo, senza poter sapere cosa succederà domani o fra 10 minuti, è impossibile” racconta Simona, una bambina piccola e una casa intatta. “Le dichiarazioni di Angelo Borrelli – dice – mi hanno fatto spaventare. Cosa dobbiamo aspettarci? Una catastrofe?”

Interviene il coordinamento del Molise del Soa sindacato Operai Autorganizzati, che esprime solidarietà e vicinanza comune alla popolazione del bassomolise che sta vivendo il dovuto al continuo sciame sismico ormai in atto da alcuni giorni, gli operatori, i volontari. “Il pensiero va ai bambini e alle famiglie che stanno abbandonando le loro case alcune lesionate nei paesi del cratere, ai pendolari lavoratori che dal versante di Campobasso sono costretti a seri disagi dovuto alla chiusura della Bifernina per raggiungere parte del basso Molise, oltretutto su arterie stradali quasi abbandonate negli anni dal menefreghismo e l’incapacità della politica e dagli enti preposti”. Ma il Soa condanna l’allarmismo: “Non condividiamo il terrore psicologico messo alla popolazione da parte in primis dal capo della protezione civile Borrelli che seccamente ha dichiarato che non esclude un terremoto di forte intensità: un conto è prevenire, altro è creare tensione a migliaia di persone che in questi giorni stanno vivendo l’inferno. Invitiamo la gente del Molise a restare unita e lucida”.

E un invito alla lucidità arriva anche dalla consigliera regionale della Lega Filomena Calenda, che ringrazia il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ritornato oggi in Molise, nei paesi colpiti dal sisma perché “la sua presenza  testimonia, a differenza delle inutili polemiche, quanto l’attenzione del governo sia rivolta al Molise”. La consigliera poi si rivolge a quelli a cui “spetta il delicato compito di comunicare e relazionare con i cittadini su quanto accade quotidianamente” e invita “a non creare allarmismo, spesso interpretando con eccessiva avventatezza le dichiarazioni di geofisici e quelle del capo della protezione civile. Il terremoto è imprevedibile, ad oggi nessuno è in grado di fare previsioni e nessuno possiede facoltà di preveggenza.  Cerchiamo, dunque,  di prestare sempre molta attenzione, non abbassare mai la guardia, ma senza esagerare e ricordare le regole di un giusto comportamento antisismico, a prescindere dall’emergenza in atto”.

IL VADEMECUM DELLA PROTEZIONE CIVILE: COSA FARE SE SI VIVE IN UNA ZONA SISMICA

Comportamento, questo, per il quale esiste un vademecum diffuso dall’Istituto nazionale superiore formazione operativa di Protezione Civile. Sono le norme comportamentali per cittadini e famiglie da seguire in caso di emergenza, perché la maggior parte delle persone infatti crede che le vittime di un terremoto siano provocate dal crollo degli edifici. In realtà molte delle vittime sono ferite da oggetti che si rompono o cadono su di loro, come televisori, quadri, specchi, controsoffitti.

Ecco dunque gli accorgimenti per rendere più sicure le abitazioni: allontanare mobili pesanti, come le librerie, da letti o divani posti dove normalmente ci si siede; utilizzare per appendere i quadri i ganci chiusi, che impediscano loro di staccarsi dalla parete; mettere gli oggetti pesanti sui ripiani bassi delle scaffalature e fissare gli oggetti sui ripiani alti con del nastro biadesivo; fissare alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti.

In cucina è bene utilizzare un fermo per l’apertura degli sportelli del mobile dove sono contenuti piatti e bicchieri, in modo che non si aprano durante la scossa. Ed è opportuno fissare gli apparecchi elettronici come stereo o computer ai ripiani con del nastro nylon a strappo.

Chi vive in zone sismiche inoltre deve sapere come è stata costruita la casa in cui si abita e verificare se la casa è stata progettata e realizzata con criteri antisismici; se sono stati fatti interventi per renderla più resistente; se occorre intervenire per rinforzarla, anche utilizzando i fondi appositamente stanziati per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio.

Importante che ogni famiglia organizzi un piano di emergenza e si assicuri che non vi siano oggetti pesanti su mensole o scaffali alti; che gli arredi più pesanti siano ancorati al muro; che in casa ci sia una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore e che tutti sappiano dove si trovano, tutti sappiano dove sono e come si chiudono i rubinetti di gas e acqua e l’interruttore generale della luce. Importante infine sapere se a scuola e sul luogo di lavoro è stato predisposto un piano di emergenza e qual è il compito assegnato e la condotta da tenere.

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