Termoli

Moby Dick, la ‘bestia dentro’ di Sabelli ipnotizza il pubblico del Teatro Verde

Il molisano Stefano Sabelli e Gianmarco Saurino hanno interpretato il capolavoro di Melville per il terzo appuntamento con la stagione teatrale termolese. Discreta l’affluenza di pubblico che è rimasto colpito ed entusiasta dello spettacolo.

Teatro verde di Termoli trasformato in oceano per la rappresentazione di Moby Dick.

Il terzo appuntamento con la stagione teatrale estiva di Frentania Teatri ha visto difatti andare in scena il capolavoro di Hermann Melville che, per la regia di Davide Sacco, ha portato sul palco il molisano Stefano Sabelli, nei panni del capitano Achab, e Gianmarco Saurino a interpretare il suo alter ego Ismaele.

Un palco che si è fatto nave, per la precisione baleniera Pequod, assieme a spettatori fattisi equipaggio. Il tutto accompagnato dalle note della chitarra acustica di Giuseppe Spedino Moffa.

Un testo che è un’allegoria della natura umana, in bilico tra ‘emerso’ e ‘sommerso’, tra la maschera visibile e l’oscuro dentro di noi, tra il bene e il male e tanto altro.

Il mare è una pregnante metafora della vita, con le sue tempeste inaspettate e il perpetuo rischio di naufragare e, come dice Ismaele ad inizio spettacolo, “è un modo come un altro di fronteggiare la propria malinconia, un surrogato della spada”. Perché andare per mare, all’avventura e lasciando la terra, equivale a mettersi al cospetto di se stessi e guardare in faccia il proprio abisso. Ogni uomo prima o poi prova quei sentimenti e si ritrova con nulla davanti se non con quella cosa che “non ti puoi mettere in tasca e dire che è tua, l’acqua”.

Il pubblico accorso è rimasto per tutto il tempo dello spettacolo ammaliato e talvolta sconcertato dalle profonde verità che il testo, tratto dal romanzo del 1851, ha disvelato. Una rappresentazione incessante, mai interrotta dal pubblico, ma incalzata dai monologhi di straordinaria forza espressiva del capitano Achab, accecato dal suo desiderio di vendicarsi sulla balena che gli ha portato via una gamba, o di Ismaele, colui che prova a far desistere lo sventurato capitano dalla sua folle bramosia.

 

La balena bianca, la leggendaria Moby Dick, si erge, in questo testo universale, a simbolo di tutti i mali e per il capitano-Nettuno degli oceani è il bersaglio di tutti i suoi rancori, il ‘Male assoluto’. Sì, un simbolo, un demone che rappresenta tutti i nostri demoni interiori, la nostra ‘bestia dentro’. Il capitano è divorato da quell’unico obiettivo, trovare il capodoglio e ucciderlo. Un proposito che lo porterà al parossismo e che distruggerà se stesso e il suo equipaggio; l’unico a salvarsi sarà il mozzo Ismaele, cui il capitano, prima di andar via per sempre nel mare, chiederà di uccidere tutto ciò che c’è di Achab in lui e di vivere. L’amore per la vita è uno dei messaggi che, in un afflato che precede l’inane scontro finale con l’agognato-odiato mammifero, il capitano sembra aver compreso dopo 40 anni passati con l’intento di conoscere e sapere, perché “ho sempre pensato che l’ignoranza fosse la madre di tutte le paure” e dunque, animato da un’inarrestabile sete di conoscenza – altra metafora dei limiti umani e del desiderio di colmarli – “ora sono ubriaco, ma ho ancora paura”.

Memorabili anche i dialoghi tra i due protagonisti in cui il giovane cerca di persuadere il vecchio a lasciar perdere la sua ostinazione-ossessione, dicendogli che “Moby Dick non ti cerca. Sei tu, insensato, che cerchi lei!” e il ‘tragico’ Achab risponde chiedendosi, chiedendoci, se non siano l’illusione, la mèta, il sogno la quintessenza della vita.

Moby Dick Teatro Verde platea

Dopo un’ora e mezza senza mai prendere fiato, lo spettacolo termina e i presenti si sciolgono in un lungo, sentito, applauso. Sabelli ringrazia e dichiara che la compagnia del Loto, fiore all’occhiello del teatro molisano, anche per il prossimo triennio è stata finanziata dal Fondo unico dello spettacolo del Ministero dei beni culturali e che questo riconoscimento verrà debitamente onorato per il pubblico, di tutta Italia ma soprattutto per quello molisano. Un invito anche, da parte sua, a tutelare un anfiteatro come il Teatro verde, “bello ma che, con alcuni accorgimenti, potrebbe esserlo ancor di più”.

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