Termoli

Il viaggio nell’altra Italia di Iannacone emoziona la piazza. Aut Aut chiude tra gli applausi

Una straordinaria serata chiude l’Aut Aut festival 2018. Prima il giudice Spinosa che ha presentato il libro “La Repubblica delle stragi” e a seguire il viaggio tra i racconti e le immagini delle ‘inchieste morali’ del giornalista Rai Iannacone che ha stregato una piazza Duomo al completo.

Ultima serata di Aut Aut festival ieri, domenica 19 agosto, che ha accolto nella piazza termolese il giudice Giovanni Spinosa e il giornalista Domenico Iannacone, intervistato per l’occasione da Enzo Luongo.

La curatrice dell’evento, Valentina Fauzia, ha sottolineato come la rassegna stia ottenendo sempre più richiamo. Lo dimostrano lo spessore culturale degli ospiti e il nutrito pubblico.

La serata comincia con la presentazione del libro ‘La Repubblica delle stragi’ (a cura di Salvatore Borsellino, edito da Paper First) da parte del magistrato – di natali termolesi – Giovanni Spinosa che lo ha scritto a più mani con tanti altri accomunati da una visione, “contraria e diversa dal senso comune”, sul periodo delle stragi avvenute in Italia dal ’78 al ’94, come quella di Bologna dell’80, quella del Rapido 904, quella della Uno Bianca fino ad arrivare agli ordigni di Cosa Nostra del ’92 e ‘93. Un racconto vibrante e indignato, da parte del magistrato attualmente in servizio presso il Tribunale di Ancona, degli anni che seguono al periodo della strategia della tensione: finita quella, le bombe hanno continuato a devastare il Paese e a spezzare vite umane. 16 anni di vicende drammatiche attraverso le quali massoneria e malavita organizzata hanno perseguito il progetto di penetrare nelle Istituzioni e che sono approdate alla Trattativa tra Stato e mafia, “un fatto ormai accertato” della storia occulta del nostro Paese.

aut aut Spinosa

La seconda parte della serata è dedicata al noto giornalista ed autore televisivo Domenico Iannacone e alle sue ‘inchieste morali’. Il pubblico lo attendeva con smania e lo ha accolto con calore. Attraverso il dialogo col giornalista – molisano anche lui – Enzo Luongo, il pubblico di piazza Duomo è stato trasportato in un viaggio in un’Italia altra, vista con un altro sguardo, quello di un giornalista che “si sporca le mani” e si avvicina agli altri con un metodo sociologico che si rifà all’osservazione partecipante. Ciò gli consente di osservare dal di dentro le situazioni e di ridurre così la distanza abissale che i giornalisti spesso frappongono tra loro e gli altri, oggetto delle loro inchieste. “Ho preso le distanze da questo modo di lavorare che mi faceva sentire ingabbiato”. Nessun puntare il dito, nessuna telecamera nascosta, “una forma di slealtà”, e tutto ciò traspare dai suoi servizi permeati da un’attenzione vera e sincera verso l’altro.

Il racconto si intervalla con la proiezione di estratti dei suoi servizi televisivi che portano il pubblico in varie realtà italiane ma con prospettive di sguardo inedite. Si va nella città partenopea con ‘L’altro mare’, spaccato popolare della Napoli dei bassifondi, e con ‘Spaccanapoli’, racconto esilarante di un fotografo di matrimoni ‘illusionista’ che sa regalare emozioni uniche a sposi che non possono permettersi viaggi di nozze esotici. In ‘Miracolo a Milano’ invece un ufficiale giudiziario che varca “le soglie di case dove aleggia la disperazione” ci accompagna nelle abitazioni di chi, nella ricca città, ha perso tutto e rischia di perdere anche il tetto. E poi c’è ‘Arrivederci Roma’, dolente racconto in cui il protagonista è Pier Paolo Pasolini, il cui occhio “che sapeva vedere oltre” è figurativamente e metaforicamente reso redivivo in un’opera di street art raccontata dall’artista con queste parole emblematiche: “Ho fatto le sfumature con dell’acqua sporca perchè rende l’idea della parte underground di Pasolini”. La narrazione prosegue poi, in un toccante racconto fatto di sole immagini e musica e stralci di frasi tratti da Mamma Roma e Accattone, con i ‘reperti’ degli indumenti e degli oggetti che Pasolini aveva con sé il giorno della sua morte. Iannacone dice di emozionarsi sempre nel guardarlo, “in particolare mi colpisce il fango sotto le scarpe, una sorta di attaccamento alla terra”.

aut aut piazza ultima serata

La piazza lo segue tra applausi e qualche lacrima nelle sue appassionanti narrazioni. Luongo sottolinea il suo modo di raccontare ‘per sottrazione’ in cui sono le immagini, più che le sue parole, a parlare. Per il giornalista Rai infatti anche gli oggetti hanno una dignità e un valore testimoniale che sovente televisione e spettatori obliano. E Iannacone lo rammenta parlando dei resti delle persone morte in mare che le telecamere hanno testimoniato in ‘Lontano dagli occhi’, documentario girato a Lampedusa. “Quegli oggetti sono intrisi di un odore di morte”. È anche un j’accuse il suo ad un modo di fare televisione che, facendoci vedere ossessivamente immagini di sbarchi, ha creato un’algida distanza dal fenomeno tanto che quelle immagini “non ci fanno più effetto”.

Una carrellata veloce, con annessa presentazione dell’autore, sulle inchieste che andranno in onda, a partire da ottobre su Rai3, nell’ultima serie de ‘I dieci comandamenti’. Si va dall’Italia abbandonata della Terra dei Fuochi a Castel Volturno, realtà disagiata dove ‘si può solo sopravvivere’, passando per i racconti de ‘La cura’, in cui un uomo con la sindrome di Down, sovvertendo qualunque preconcetto, accudisce la madre affetta da Alzheimer. C’è poi la storia di un uomo che ha regalato alla sua città la bellezza mediante opere d’arte come ‘La finestra sul mare’ e che per tale motivo è stato perseguito dalla legge per abusivismo – in un contesto deturpato dall’abusivismo edilizio -, che lo porta a dire mestamente che “si è abusivi nel pensiero”. E c’è il ‘viaggio’ toccante con Ezio Bosso de ‘La porta aperta’: l’uscio sempre dischiuso per l’altro è quello della casa del compositore affetto da una malattia neurodegenerativa.

La serata ha meritoriamente ricordato quanto sia importante ritrovare la capacità di interessarsi agli altri e di essere solidali che, per Iannacone, “c’è ma va rimessa in circolo”. Uno straordinario monito, un invito ad essere ‘umani’.

Un pensiero conclusivo, sollecitato da Luongo al giornalista di Torella del Sannio, sul Molise: “è una terra bellissima, con una grande vocazione turistica, ma che va valorizzata cominciando dalla viabilità, problema non secondario perché è ciò che consente di mettere in relazione le persone”.

Quando Iannacone scende dal palco per farsi ‘abbracciare’ dal pubblico uno degli astanti gli rivolge queste parole cui ci associamo: “Grazie per questa lezione di antropologia”.

Foto di Costanzo D’Angelo

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