Viadotto/2

E se il ponte restasse chiuso? Ferrovia dismessa, strade mai finite, Molise in tilt. Sos per un tracciato alternativo

I treni non collegano più Termoli con Campobasso e se il ponte fosse dichiarato inagibile l'isolamento della regione sarebbe definitivo. Eppure le strade alternative sono state progettate, finanziate ma mai concluse

Meno di settanta chilometri che stanno diventando una distanza insormontabile. Il Molise rischia la spaccatura definitiva, non letterale ma in senso figurato, per una viabilità impossibile. Nel senso che il collegamento fra i due maggiori centri della regione è diventato un’odissea da quando il ponte sul Liscione è stato chiuso. E se il viadotto non dovesse riaprire ancora per molto, quell’odissea rischierebbe di diventare lunga, troppo lunga per un territorio che già sta soffrendo per infrastrutture malridotte.

Il rischio isolamento è tangibile e non vale solo per chi vive a Guardialfiera o a Lupara. Il rischio è per tutti coloro che devono spostarsi ogni giorno per raggiungere Campobasso o Termoli da una delle due città. Oggi, senza ponte e transitando per aree interne, ci si impiega quasi un’ora e mezza percorrendo la statale 87 e passando per Larino per un tragitto che invece richiede meno di sessanta minuti lungo la Bifernina. Quello che si sa è che c’è una faglia sotto il ponte Liscione. Quello che per ora resta un’incognita è se quell’infrastruttura è destinata a durare così com’è oppure no.

Intanto le ripercussioni sull’economia e sul turismo della regione sono catastrofiche. Nello scorso fine settimana, tanto per fare un esempio, alcune attività balneari di Termoli e dintorni hanno deciso di annullare o modificare alcuni eventi. I titolari hanno scelto così, consci del fatto che parte dell’utenza di Campobasso e dintorni non avrebbe potuto o voluto raggiungere le spiagge molisane a causa del caos sulle strade.

Questo succede anche perché negli ultimi decenni le scelte politiche hanno privilegiato il trasporto su gomma a discapito di quello su ferro. Per dirla in parole povere, la diffusione sempre maggiore delle auto ha portato a minori investimenti sulla ferrovia, fino a renderla inutilizzata. La tratta Termoli-Campobasso esiste solo sulla carta, visto che i treni vengono regolarmente sostituiti dagli autobus. Oggi che il viadotto è chiuso, si rimpiange il treno. E pensare che qualcuno tempo fa aveva pensato di trasformare la linea ferroviaria in pista ciclabile. Visti i disagi di oggi, forse quella ferrovia potrebbe invece tornare utile per il suo scopo originale.

Urge una alternativa vera in tempi rapidi. Per ora una soluzione tampone, almeno per i paesi più isolati, è stata trovata. Sono infatti iniziati i lavori di sistemazione della ex Bifernina, la vecchia strada utilizzata in passato per i collegamenti, destinata alla viabilità locale. Era stato chiesto nei giorni scorsi dal sindaco di Guardialfiera, Vincenzo Tozzi, per evitare la situazione di grave disagio in cui si è venuta a trovare la popolazione. Martedì mattina 21 agosto, 4 squadre dell’Anas sono arrivate per procedere con la ripulitura della carreggiata e permettere almeno il transito degli abitanti del posto e centri vicini fino ad oggi quasi completamente isolati.

“Il Comune di Guardialfiera – ha spiegato Tozzi – ha la Guardia medica in comune con Lupara ma per raggiungerla bisogna attraversare diversi paesi. Si è reso necessario rendere transitabile la ex Sp 73, strada che, abbandonata da tempo, in una situazione come quella attuale, è di grande utilità. Inoltre, se la chiusura della Fondovalle Biferno dovesse prolungarsi, a mio avviso sarà utile riaprire anche un’altra ex strada provinciale in disuso”.

Ex bifernina

Dopo un paio di giorni di lavoro sull’ex Bifernina si transita, anche se con molta cautela perchè gli avvallamenti sono profondi in diversi punti e l’asfalto è dissestato. Ma la rimozione di quella folta vegetazione alta più di due metri ha ridato vita a un’arteria abbandonata forse con troppa fretta. In questo modo Guardialfiera è uscita dall’isolamento e dirigersi a Campobasso non è più impossibile.

Una delle ipotesi di viabilità alternativa alla Bifernina che a breve arriverà sul tavolo del Governatore Donato Toma per quanto riguarda la viabilità alternativa è la Cervaro. Si tratta di una strada pensata 32 anni fa, una bretella che doveva arrivare allo svincolo di Guardialfiera e che invece, come accade spesso purtroppo in Italia, è incompleta. Si ferma in aperta campagna dopo una corsa di 3 chilometri lungo un percorso di opere ingegneristiche ancora perfette e termina in uno sterrato che va bene solo per muri e fuoristrada.

Uno scandalo, che in questo momento di emergenza potrebbe essere rispolverato e finalmente completato. La Cervaro è stata iniziata nel 1993 e bloccata nel 2000 perché il denaro era finito. Del tracciato inizialmente previsto di 10 chilometri ne sono stati realizzati solo tre con muretti di contenimento, pozzetti per la raccolta delle acque, canali di scolo fatti a norma, sistema di drenaggio. C’è perfino un tunnel di acciaio di 13 metri sotto che impedisce che i campi possano allagarsi.

Il problema è che la strada non è finita e bisogna rimetterci mano. Per l’ingegner Enzo Mancini, architetto di quell’opera realizzata dalla ditta Pasquarelli di Petacciato, sarebbe la soluzione migliore per garantire una viabilità alternativa in Molise e per questo ha già raccolto 200 firme da portare sul tavolo del Presidente della Regione. La strada comincia prima di Castelmauro, si incrocia salendo da Palata e andando verso Acquaviva Collecroce. “Taglierebbe il viadotto di Guardialfiera per due terzi almeno, arrivando fin verso il mare” dichiara Mancini.

Ma di alternativa si era ragionato anche oltre diciassette anni fa. Il progetto consisteva nella realizzazione di una variante, su terra ferma, a quattro corsie che dal bivio di Lupara avrebbe condotto sino all’ex Zuccherificio in modo tale da bypassare la diga del Liscione.  Era l’alba del nuovo millennio, e Giovanni Di Stasi era stato da poco eletto Presidente della Regione Molise. L’ex governatore era riuscito a strappare un sì al progetto all’allora governo del primo ‘Ulivo’ di Romano Prodi.  “Il parere definitivo – confida Di Stasi a Primonumero – l’ottenni da Enrico Micheli, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro del Premier”.

Il progetto molisano prendeva come modello la E45 della regione Umbria: “Non un’autostrada ma una strada a scorrimento veloce a 4 corsie, 2 a scendere e due a salire”. Un’idea che Di Stasi maturò quando era tra i banchi del Camera dei deputati, prima di diventare Presidente: “Ero riuscito a coinvolgere anche deputati della provincia di Foggia ai quali faceva comodo avere una collegamento veloce per Roma partendo da Termoli”.

La regione Molise, all’epoca, aveva una disponibilità economica di investimento sulla viabilità di  70 miliardi di vecchie lire. “Io ne misi a disposizione 50 di quel fondo regionale – spiega Di stasi –  il resto dell’opera sarebbe stato finanziato dal Governo centrale”. Il progetto non riguardava solo la viabilità basso molisana ma anche la circolazione del venafrano in provincia di Isernia. Il sì arrivò a cavallo tra il 2000 e il 2001 in “una riunione a Palazzo Chigi – racconta Di Stasi – dove erano presenti il sottosegretario Micheli e il presidente nazionale dell’Anas Giuseppe D’Angioino”.  Per ottenerlo Di Stasi chiese “un studio finale per finanziare il progetto che mettesse in collegamento il Molise con l’autostrada A1” e che in basso Molise “non si realizzasse solo un anello intorno al lago di Guardialfiera, ma una vera variante”.

A facilitare il processo d’approvazione fu l’Anas che “all’epoca mi faceva notare – spiega l’ex Presidente – che il viadotto del Liscione presentava delle criticità di contesto, che non riguardavano i piloni, ma bensì proprio la possibilità che un qualsiasi incidente avrebbe potuto bloccare la circolazione e spezzare il Molise in due”.

Il governo Di Stasi ebbe durata breve, e il progetto di una strada alternativa alla Bifernina tramontò con esso. “Michele Iorio e il suo Governo decisero di utilizzare la somma destinata alla variante per altre emergenze e dopo qualche tempo si iniziò a parlare di autostrada”. Opera che non si è mai realizzata.

A rilanciare il progetto ‘Di Stasi’ è il comitato ‘Liscione sicuro’ guidato dalla giornalista Rita Fratolillo e coadiuvata tra gli altri da Vincenzo Di Sabato. Il comitato chiede un tavolo di confronto con il Presidente della Regione Molise, il Governo Nazionale e l’Anas per “l’adozione di provvedimenti seri, per individuare le risorse e le procedure progettuali, soprattutto per la realizzazione a mezza costa sul lato sinistro di Guardialfiera, di una arteria stradale a quattro corsie”.

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