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Ordine giornalisti: Cimino chiede la riabilitazione per Mino Pecorelli

Il consigliere nazionale e componente della commissione cultura dell’Ordine dei Giornalisti Vincenzo Cimino chiede al Presidente dell’Odg Carlo Verna la riabilitazione per il collega Carmine Pecorelli detto Mino. La richiesta, inviata la scorsa settimana, vuole dare il giusto riconoscimento al giornalista, originario di Sessano del Molise, morto in seguito di un attentato a Roma nel 1979 mentre usciva dalla redazione del settimanale “L’osservatore Politico” da lui fondato.

Sono molti i colleghi che vengono ricordati all’interno della sala consiliare dell’odg di Roma, attraverso «le fotografie dei giornalisti martiri, colleghi che hanno pagato a caro prezzo il ruolo, la funzione, la professione giornalistica – si legge nella lettera – Anzi, alcuni di essi hanno perso la vita prima ancora di trovare addirittura la iscrizione all’Ordine o persino il giusto contratto di lavoro. Molte delle storie che si ricollegano a loro trovano senza nome persino i sicari, mandanti e motivazioni che ci chiariscano le idee sul perché di questo sangue».

Tantissimi i giornalisti che trovano, nella sede nazionale dell’ordine, il giusto riconoscimento, ad eccezione di Mino a cui non è dedicato alcun «cenno, alcuna menzione e riconoscimento – continua Cimino – Il che mi meraviglia perché il giorno del suo barbaro agguato, io potevo vantare 3 anni, ma la classe dirigente dell’Odg molti di più. Non credo io debba dirle altro su Pecorelli, ma molto probabilmente l’Ordine dei Giornalisti debba fornire delle spiegazioni su questa che voglio definire dimenticanza». Di qui la richiesta del consigliere di «adoperarsi al fine di recuperare il tempo perso e di conseguenza riabilitare la figura del collega, per troppo tempo oggetto di ombre che non fanno bene alla categoria, all’Ordine nazionale dei Giornalisti, alla famiglia del cronista assassinato» .

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Una questione che Cimino è pronto a portare «all’interno della commissione culturale, a far intervenire l’Ordine dei Giornalisti del Molise (già informato) e raccogliere delle firme a sostegno della mia richiesta. Le ricordo che nel suo paese d’origine, Sessano del Molise, gli è stata dedicata una strada, vivono i parenti e che il recente pronunciamento in Cassazione ne ha riabilitato la figura. La prego molto democraticamente di non glissare questa mia richiesta per uno spazio di parimenti dignità per Mino Pecorelli, all’interno della struttura».

Infine un invito per il Presidente ad un incontro preliminare insieme al collega Cosimo Santimone per discutere la questione anche a livello nazionale visto che, nel corso di un recente convegno, «la sorella Rosita Pecorelli, il presidente del Tribunale di Isernia, dell’Ordine degli avvocati di Isernia, della Unione camerale avvocati del Molise – conclude la lettera – hanno all’unanimità considerato che il martirio di Pecorelli debba trovare il giusto rispetto perché non meno grave e non meno importante di altre barbare uccisioni tuttora anonime. Le ricordo, caro presidente, che un suo gesto renderebbe giustizia sociale».

 

 

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