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Marchionne è morto: alla Fiat di Termoli bandiera a mezz’asta, sirene accese e 15 minuti di silenzio per lutto

Sergio Marchionne se ne è andato a 66 anni nella clinica di Zurigo in Svizzera dove era ricoverato da giorni in seguito all'intervento alla spalla. Nei giorni scorsi il cambio al vertice dell'azienda, con la nomina al suo posto dell'inglese Mike Manley. Il manager di origine abruzzese era stato in coma irreversibile per diversi giorni. Dolore anche nell'azienda di Termoli dove la produzione si fermerà per 15 minuti come in tutti gli altri stabilimenti d'Itala e c'è una bandiera a mezz'asta. Al nucleo industriale, intorno alle 13, si sono sentite le sirene aziendali suonare per un minuto come accadde quando morì Gianni Agnelli.

Sergio Marchionne è morto: riportano la notizia i media di mezzo mondo. Sessantasei anni, da 14 alla guida di Fiat trasformata in Fiat Chrysler Auto (Fca), l’ex amministratore delegato – in coma irreversibile ormai da alcuni giorni – se n’è andato per sempre.

L’annuncio non ha sorpreso i dipendenti dello stabilimento metalmeccanico di Rivolta del Re. “Ce l’aspettavamo da un momento all’altro, era nell’aria” commentano con una generale grande amarezza nello stabilimento di Termoli. L’opinione comune che si registra nella più grande fabbrica del Molise, dove lavorano circa 3000 persone, è di stima per l’uomo che dicono: “Ha portato a Termoli 540 milioni di euro con un investimento che prima non si era mai visto”.

Una bandiera a mezz’asta ricorda a tutti di questa prematura scomparsa: la produzione non si fermerà del tutto anche se sono previsti quindi minuti di silenzio in segno di lutto sui tre turni di lavoro (13-13,15; 14,30-14,45; 22,30-22,45). Stop che si ripeterà in tutti gli stabilimenti italiani Fca. 

Un momento di rispetto e cordoglio da parte dei dipendenti che lavorano nella fabbrica più importante della regione.

Che non sarebbe più tornato lo aveva detto, lasciando intendere anche più del semplice riferimento all’aspetto lavorativo, il presidente John Elkann nella sua lettera “la più difficile che abbia mai dovuto scrivere” ai dipendenti. Il cambio al vertice con l’arrivo del braccio destro, l’inglese Mike Manley (e in Ferrari con quello di Louis Carey Camilleri) è stato un altro chiaro segnale delle condizioni gravissime in cui versava Marchionne deceduto in una clinica di Zurigo dove si trovava ricoverato per quello che all’inizio sembrava un banale intervento alla spalla. Lui stesso aveva detto: “Tornerò presto” senza cambiare troppo l’agenda degli impegni.

E invece la situazione è precipitata nel giro di pochissimo tempo con complicazioni inattese fino a quando il manager, che aveva compiuto gli anni lo scorso 17 giugno, si è spento. Da quando le prime agenzie hanno battuto la notizia non si parla d’altro sia a Termoli che nell’intero Molise, dove tantissimi sono gli uomini e le donne che lavorano per Fca.

Molti fra i dipendenti del reparto cambi, motori e 16 valvole hanno avuto modo di conoscerlo e stringergli la mano in occasione delle due visite che si sono susseguite a distanza di un anno. La prima nel marzo 2014, la seconda nell’aprile 2015 per il trentennale della inaugurazione del motore Fire 12, il più diffuso prodotto proprio a Termoli.

La prima visita di Sergio Marchionne a Termoli fu una vera sorpresa per gli operai che trovarono il manager nello stabilimento metalmeccanico poco prima delle 13 del 7 marzo del 2014. Marchionne, che rientrava da Pratola Serra, arrivò in elicottero e visitò i reparti produttivi di Termoli stringendo la mano ai lavoratori e rassicurandoli anche sul futuro produttivo della fabbrica. Poi fece il giro alle linee produttive per incontrare il direttore e i vertici aziendali.

Disponibile e cordiale, così lo dipinsero i lavoratori che si trovarono faccia a faccia con l’ex amministratore delegato in un momento in cui all’allora Fiat Powertrain molti erano in cassa integrazione. “Lavorerete qui ancora per molto” disse, in una frase che è rimasta nella storia dello stabilimento di Rivolta del Re. La sorpresa fu ancora più grande perché poche settimane prima la segreteria di Marchionne aveva fatto sapere ai consiglieri comunali di Termoli che non sarebbe potuto venire a visitare lo stabilimento a causa di una fitta serie di impegni sia in Italia che all’estero. Poi le cose non andarono così.

Un’altra visita, questa volta meno inattesa, l’8 aprile 2015, anno in cui venne annunciato il piano produttivo per 200 mila nuovi motori per la Alfa Romeo. Marchionne prese un impegno serio davanti a oltre 2000 dipendenti parlando di questo investimento da mezzo miliardo “per premiare la nostra tenacia” queste le sue parole pronunciate durante un’affollatissima assemblea. Off limits alla stampa quella – lo ricordano praticamente tutti i dipendenti Fca – fu quasi una festa nel capannone di Termoli 3 dove 30 anni fa il presidente Pertini tenne a battesimo, con Gianni Agnelli al suo fianco, il motore Fire prodotto in Molise “che ancora oggi continua a essere una bandiera tecnologica oltre che uno dei più grandi successi in campo automobilistico”.

Dai sindacati agli operai c’è tristezza per la scomparsa dell’uomo e del manager. Ma anche preoccupazione per il calo di produzione e la presenza in fabbrica di 500 interinali in attesa di proroga e 200 trasfertisti ai quali sta per scadere il contratto. Sebbene l’azienda abbia improntato il dopo Marchionne su una linea di continuità capace di rassicurare gli operai.

Intanto si sta organizzando proprio in fabbrica un ricordo legato alla storia produttiva di Termoli e alla stima per quello che viene considerato il “migliore amministratore delegato di tutti i tempi”. Intorno alle 13 hanno suonato le sirene aziendali per un minuto, così come accaduto in occasione della morte di Gianni Agnelli.

(seguono aggiornamenti)

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