Viaggio in bici

In viaggio per il mondo a piedi e in bicicletta: l’incredibile storia di Francesco

Ventisei anni da compiere ed un sogno: girare il mondo a piedi e l'Italia in bicicletta. L'incredibile storia del friulano Francesco.

Si chiama Francesco Sulli, ha quasi 26 anni ed è originario del Friuli Venezia Giulia. Un ragazzo giovanissimo che ha deciso di mollare tutto e viaggiare per incontrare persone, conoscere nuove culture, scoprire la bellezza del mondo e crescere personalmente. Finite le superiori ha deciso dapprima di vivere con alcuni amici e successivamente di andare in Inghilterra dove ha vissuto per cinque anni “lavorando, cercando nuove esperienze e stimoli”, come racconta ai microfoni di Primonumero.it.

E’ un ragazzo di “poche parole che si muove a sensazioni” come si definisce lui stesso, la cui positività e simpatia trascinano chiunque si fermi a scambiare con lui due parole. E sono tanti coloro che, attirati dalla sua semplicità, dal suo amico a quattro zampe e dalla bicicletta, suoi fedeli compagni di viaggio, si siedono accanto a lui ed ascoltano la sua storia. L’idea di questo viaggio gli è venuta “in sogno e da poco più di un anno sto girando il mondo”. Da un paio di mesi è tornato in Italia, dopo un giro a piedi in Europa e nelle regioni africane e, giunto a Termoli, ci ha raccontato la sua storia fatta di coraggio e scelte che documenta con foto e scritti attraverso il suo sito.

Da dove sei partito?

“Dall’Inghilterra. Da qui ho preso un traghetto per l’Olanda, poi Germania, Austria, Ungheria, Croazia, Serbia, Bulgaria, Grecia. Poi sono andato in Turchia, prima nella parte centrale e poi al Sud. Ho preso una nave e sono andato a Cipro. Mi sarebbe piaciuto imbarcarmi per l’Egitto, magari su una nave cargo dove poter anche lavorare, ma non ci sono riuscito. Ho dovuto prendere un aereo per arrivare a Il Cairo e da lì sono sceso verso il Sudan, l’Etiopia e il Kenya. In quest’ultima nazione ho trovato la stagione delle piogge e muoversi era diventato complicato, per cui sono partito alla volta della costa. Qui non avevo sensazioni che mi invogliassero a restare e sono tornato in Italia da circa 3 mesi”.

Da quanto tempo hai la bicicletta?

“Da poco prima di iniziare il viaggio. L’ho presa reclinata perché ha il vantaggio di non affaticare la parte alta del corpo, senza creare problemi ai polsi. Ti fornisce anche un’altra prospettiva, molto più aperta. L’unica cosa negativa è il peso distribuito sulle ginocchia che rende difficili le salite e sei sbilanciato. E’ anche una scusa per incontrare persone curiose”.

Come mai hai scelto di viaggiare con Tarsio, il tuo cane?

“Non l’ho scelto, lo ha fatto qualcun altro per noi. Ero in Calabria, nel paese di Tarsio da due giorni. Ad un tratto è apparso questo cagnolino che bazzicava lì già da un mese. Nessuno sapeva se fosse randagio o abbandonato. Mi è venuto vicino e non mi ha più lasciato. Mi sono affezionato subito a lui e siamo diventati amici. Gli ho proposto di venire con me in bicicletta, ma doveva accettare di stare in una cassetta perché altrimenti è difficile pedalare. Inizialmente non ne ha voluto sapere e per i primi due giorni mi è corso dietro, per circa 150 chilometri. Vista la sua difficoltà nel venirmi dietro e la mia sofferenza nel vederlo così, mi sono chiesto se fosse la scelta giusta. Sono tornato indietro per lasciarlo dove lo avevo trovato, sostando per un’altra settimana. In questo tempo ho cercato di distaccarmi, ma ormai eravamo collegati. Il giorno prima di partire ho fatto l’ultima prova mettendolo nella cassetta e lui è rimasto, tranquillizzandosi. Da quel momento siamo inseparabili”.

Quanto durerà il tuo viaggio?

“Non lo so di preciso, però penso all’incirca fino a prima dell’inverno. Voglio toccare tutte le regioni d’Italia. Voglio avere un po’ di bel tempo per tornare al Nord prima del freddo di fine settembre. In inverno mi fermerò in Friuli, dove vive la mia famiglia, per riorganizzare le idee”.

Cosa ne pensa la tua famiglia di questa esperienza?

“All’inizio erano preoccupati, com’è normale che sia. Dopo aver visto che sono sopravvissuto così a lungo, soprattutto in luoghi che loro reputavano pericolosi a causa di notizie e idee distorte, si sono tranquillizzati. A loro interessa che io stia bene e che sia sereno. Gli basta questo, sanno che so cavarmela. Lo hanno accettato con la forza”.

Dove ti fermi a mangiare o dormire?

“Per mangiare mi fermo nei supermercati o, se la stagione è giusta, in qualche campo dove ci sono alberi da frutta. In Italia tantissime persone mi offrono del cibo. Mi fermo spesso a socializzare con le persone”.

Qual è il paese più ospitale fra quelli che hai visitato?

“In ordine di tempo il Sudan ed il Sud Italia. Il Sudan è stupendo per la cultura, i paesaggi molto desertici e la semplicità delle persone. Hanno uno spirito di ospitalità incredibile. Appena arrivato un signore mi ha accolto in casa sua: lì c’erano solo otto letti singoli, senza mobilio. Questo perché ci sono sempre amici o familiari che si fermano a dormire. Mangiano sempre assieme. Un vero spirito comunitario. Mi hanno offerto cibo e un posto dove dormire. Una volta ho assistito ad una festa di matrimonio al Nord del Sudan, con musica nubiana. Uno spettacolo incredibile: uomini anziani vestiti di bianco e donne tutte colorate. Musica felice, positiva, con persone che ballavano in cerchio. Tutti insieme tenendosi per mano. Il Sud Italia è bellissimo: qui è più facile comunicare e la cultura è la stessa”.

La tua prossima tappa?

“Sto decidendo se addentrarmi in Molise o andare in Abruzzo, ma penso che resterò qui e mi spingerò verso le montagne”.

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