Esposto in procura

Il sindaco blocca i centri per migranti. Ricatti e intimidazioni: “Pubblichiamo foto osè”

La magistratura di Isernia indaga su alcune ritorsioni avvenute a danno del primo cittadino e della sua collaboratrice utilizzando un falso profilo Facebook dopo il suo "stop" ai migranti nei centri Sprar della cittadina. "Dalle circostanze - spiega l'avvocato che patrocina il ricorso, Gianfederico Cecanese - emerge una sete di potere e una certezza di comando forte anche di alcune complicità".

Un esposto alla Procura della Repubblica di Isernia. Lo hanno presentato l’avvocato Lidia Di Ciocco e il sindaco di Agnone Lorenzo Marcovecchio, presi di mira su un falso profilo facebook nel quale alcuni soggetti, indicati con nome e cognome nella denuncia a disposizione dell’autorità giudiziaria, li accusavano di una relazione extraconiugale avvalorando questa fastidiosa diceria con fotomontaggi creati ad hoc.

L’avvocato Gianfederico Cecanese che patrocina la denuncia, nelle quasi dieci pagine dattiloscritte, argomenta tutti gli aspetti su cui indagare punto per punto.

Secondo il legale, la ‘vendetta’ nasce dopo che il primo cittadino ha adottato un provvedimento con il quale riduce la possibilità di accogliere migranti sul territorio comunale nei centri Sprar della cittadina.

Secondo Cecanese questo provvedimento ha inevitabilmente causato una minore possibilità di guadagno, provocando reazioni che sono sfociate in fatti penalmente rilevanti e che la magistratura è stata ora chiamata a valutare.

A corredare l’esposto ci sono ricostruzioni e intercettazioni da non sottovalutare.

Il 7 dicembre scorso sotto il nome ritenuto falso di “Giacinto Genovese”, infatti, viene diffuso sulla piattaforma di Facebook un post diffamatorio con il quale, appunto, si palesava la relazione sentimentale tra il sindaco e l’avvocato Di Ciocco sua collaboratrice.

Qualche giorno dopo, nel suo studio legale, il sindaco ha trovato delle missive nelle quali qualcuno gli annunciava di volerlo rovinare con delle chat inequivocabili tra i gestori di uno dei centri e probabilmente alcuni complici.

In sintesi dalle chat ora depositate in Procura emerge chiaramente chi sono coloro che realmente avevano organizzato un piano per rovinare il primo cittadino.

Tribunale di Isernia

“Noi siamo una società”, scrivono, lasciando trapelare che avevano pagato delle persone per violare i sistemi informatici e telematici del sindaco e dell’avvocato Di Ciocco per costruire una relazione (inesistente) trai due per, poi, ricattarlo facendosi consegnare somme di denaro pena la pubblicazione di fotomontaggi creati ad arte.

Secondo Cecanese da queste conversazioni emerge tuttavia uno spaccato drammatico e cioè che Agnone sarebbe sotto l’egemonia di alcuni (“qui comandiamo noi” – si legge – “Ora facciamo vedere chi comanda”) che fra l’altro secondo l’avvocato, docente universitario, pensano di agire “indisturbati”: per questo motivo nell’esposto presentato anche dall’avvocato Di Ciocco è stato chiesto di far condurre i dovuti accertamenti dalla polizia giudiziaria di fuori regione.

Insomma una storiaccia dalle quale potrebbero emergere – se confermati dalle successive indagini – risvolti importanti che potrebbero avere ripercussioni su nomi conosciuti (e non) della zona che avrebbero in questo frangente costruito un castello grazie all’accoglienza dei migranti e che davanti allo ‘stop’ del primo cittadino hanno iniziato a vedere vacillare le certezze economiche

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