Conservificio del molise

Chiusura o mini campagna? Il futuro del salsificio del Molise avvolto nel mistero

Il salsificio molisano rischia un nuovo stop. L'Aom, associazione proprietaria dello stabilimento di trasformazione, per bocca del suo presidente Matteo Falcucci parla di una "ristrutturazione aziendale" ma non esclude una mini campagna.

Dopo quattro anni di produzione, il salsificio del Molise rischia un nuovo stop. La campagna stagionale del pomodoro 2018 è avvolta nell’incertezza: problemi di invenduto del prodotto trasformato,  ristrutturazione aziendale, vendita della società ma anche la possibilità di una mini campagna, da fare in extremis, per soddisfare almeno la produzione locale.

Tante, troppe le voci sul futuro dello stabilimento, posto al confine tra Termoli e Guglionesi, che dal 2013 è guidato  da Matteo Falcucci dell’Aom (associazione ortofrutticola molisana) Conserve Alimentari. “Non abbiamo ancora deciso se effettueremo la tradizionale campagna stagionale o meno – dichiara Falcucci -. Stiamo valutando una serie di ipotesi per poter proseguire al meglio la produzione”. Attualmente è in atto “una ristrutturazione aziendale” che, stando alle voci interne all’associazione, potrebbe prevedere anche la cessione/vendita ad una società salernitana.

Questi dovevano essere i giorni di preparazione e di avvio della campagna stagionale del pomodoro con gli operai  a preparare i macchinari, e l’intero stabilimento ad accogliere e a trasformare il prodotto. Ed invece sul piazzale non solo non si vedono i carrellisti fare spazio per i camion ma, viceversa, è pieno di centinaia di fusti contenenti cubettato di pomodoro bio. Prodotto che rientra, con ogni probabilità, nella quota di invenduto della scorsa campagna dell’oro rosso.  “Lo scorso anno – spiega un ex operaio – avevamo iniziato già a lavorare ed eravamo pronti per iniziare la campagna stagionale mentre quest’anno è tutto fermo”.

Quota di invenduto che potrebbe aver influito, in maniera determinante,  sui bilanci aziendali tanto da indurre, come lasciano intendere i bene informati,  al fermo della produzione per questo 2018. Tuttavia, bisogna registrare che la proprietà  ha acquistato parte del piazzale della confinante cantina Valbiferno. Spazio che sarà recintato nei prossimi giorni, prima dell’inizio delle rispettive campagne stagionali, onde evitare confusione tra i mezzi di trasporto delle due attività industriali.

Piazzale salsificio

L’Aom e  Matteo Falcucci sono subentrati nella primavera del 2013 a Pomolì, il marchio che fu dell’imprenditore isernino Remo Perna. L’associazione non solo ha riaperto i cancelli dello stabilimento ma anche riavviato la produzione, dopo tre anni di fermo produttivo e molte incertezze. Impianti ammodernati, macchinari nuovi e nuovi acquirenti del prodotto made in Molise. Con Falcucci nel 2014, il conservificio del Molise è entrato a far parte del polo distrettuale del pomodoro del Centro Sud Italia insieme all’Abruzzo e alla Basilicata, alla Calabria e alla Campania, il Lazio, la Puglia e la Toscana, la Sicilia e la Sardegna.

Il 91% del pomodoro viene trasformato da aziende del centro sud, mentre il 70% del pomodoro da industria conferito viene smistato da organizzazione di produttori del centro sud. La nuova proprietà, sfruttando l’adesione al polo distrettuale, inserisce lo stabilimento molisano  in un contesto di grande crescita e con un mercato in grande espansione. I risultati non si fanno attendere: viene stipulato un contratto con la Muller, multinazionale dello yogurt e dei latticini altoatesina. Si aprono così le porte del mercato tedesco. 

macchinari salsificio

Oggi l’entusiasmo di allora sembra svanito, o quantomeno scemato, sia nei vertici aziendali che, a cascata, sui possibili lavoratori stagionali che si vedono seriamente privati di due mesi di lavoro. E con loro i lavoratori dell’indotto. “Siamo a fine luglio ed è ancora tutto fermo per noi stagionali – afferma con rammarico un ex dipendente –  ormai ho pochissime speranze che i cancelli possano riaprire”.

Solitamente il pomodoro conferito nello stabilimento molisano proviene all’ottanta per cento da appezzamenti regionali, il resto da produzioni extraregionali (Campania e Puglia). Pomodoro che ha subito una inflazione del proprio prezzo di vendita  per via della chiusura dello Zuccherificio del Molise. La mancata coltivazione e produzione della barbabietola ha indotto molto imprenditori agricoli a ripiegare sul pomodoro, provocando allo stesso tempo un surplus di produzione e un abbassamento del costo di vendita. Circa duecento, invece, le persone impiegate durante i due mesi, da fine luglio a inizio settembre, della “campagna stagionale”. Quasi tutti del posto tranne una piccola percentuale di operai altamente specializzati proveniente da fuori regione.

 

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