Basso molise

Banca del Tempo, riuscita la conviviale dedicata alle carresi

Si è svolta al ristorante Giorgione, la conviviale a tema ormai diventata una consuetudine dell’associazione la Banca del Tempo “ Generazioni in …..Tempo” che oltre alla ordinaria attività di scambi di prestazioni, diretti e di gruppo, effettuati tra i soci, con l’obiettivo primario di recuperare le relazioni di buon vicinato allargato di una volta, svolgono anche un’importante funzione sociale. Quest’anno l’evento è stato dedicato alle tradizioni ed è stato denominato Accogliamo le Tradizioni.

Le protagoniste della serata sono state due tradizioni illustri quali la “Festa del Grano o di Sant’Antonio” di Lupara e le “ Origini delle Carresi” presenti in diversi paesi quali San Martino in Pensilis, Ururi, Portocannone e Chieuti.

La Festa del grano è stata illustrata dall’insegnante Adelmina Di Cienzo dopo un’accurata ricerca di memorie storiche per cercare di capire per quale motivo la festa di Sant’Antonio a Lupara, suo paese natio, avesse una doppia festività, il 13 giugno ed il 22 di luglio. Inserita in un gruppo di ricerca è riuscita ad appurare, tramite la testimonianza di una signora molto anziana, che la festività del 22 luglio già esisteva circa 220 anni prima. Sembra che in quegli anni la statua del Santo, molto deteriorata, avesse bisogno di un restauro radicale che non era stato effettuato dato il costo molto alto dell’intervento. Si era preferito l’acquisto di una nuova statua molto più conveniente economicamente. Da allora, ogni 13 giugno e per diversi anni, è stato impossibile effettuare la processione in quanto a quell’ora, inevitabilmente, cominciava a piovere. Si decise di restaurare la vecchia statua attribuendo ad essa la causa di questi eventi. La statua, restaurata, venne consegnata il 22 di luglio e venne accolta dai contadini che stavano lavorando nei campi per la mietitura che, in tutta fretta, portarono con loro anche gli attrezzi di lavoro, il carro e gli animali per andare incontro al Santo. Da allora, con il coinvolgimento dei mietitori, ogni anno il Santo viene portato in processione su un carro trainato dai buoi e la festa del 22 luglio ha continuato a coesistere con quella del 13 giugno dando origine a una nuova tradizione.

«La motivazione – conclude la relatrice – è sicuramente nella naturale evoluzione di questi eventi che rappresentavano alle origini un’esigenza generazionale da cui è scaturita la necessità di continuità nel tempo di tutto ciò che si riteneva propiziatorio per il raccolto».

L’origine delle Carresi è stata illustrata dallo storico Giovanni Frate che ha pubblicato un libro sull’argomento dal titolo “La corsa dei carri nella Diocesi di Larino” di grande valenza perché basata interamente su documentazioni storiche dell’epoca.

I più antichi documenti sulle Carresi risalgono, finora, alla prima metà del settecento e ci sono pervenuti dal Vescovo di Larino monsignor Giovanni Andrea Tria che nel suo libro di memorie del 1744 afferma che tra i giochi effettuati a Larino, in occasione di festività, c’era anche la corsa dei carri trainati da buoi, che avveniva alla vigilia della ricorrenza di San Pardo, patrono di Larino, per commemorare il trasporto del corpo del Santo trafugato a Lucera. E, sempre secondo il Tria nelle sue memorie, la medesima corsa avveniva a San Martino, appartenente alla stessa diocesi, sempre alla vigilia di San Leo, patrono del paese, in memoria della solenne traslazione del corpo del Santo dal monastero di San Felice del M. Perciò la corsa dei carri nel 1740, ultimo anno di permanenza del Tria alla diocesi di Larino, già si svolgeva sia a Larino sia a San Martino e dalla descrizione analitica che egli riservava alle carresi e non agli altri giochi che si effettuavano in occasione delle festività, si evinceva l’alta considerazione riservata all’epoca a questa particolare manifestazione religiosa.

«Il Tria – afferma lo studioso Giovanni Frate – non menziona dove si è svolta la corsa per la prima volta ma, considerato che il corpo di San Pardo era stato trafugato molti anni prima di quello di San Leo, la cui traslazione era avvenuta in tutta tranquillità, si può affermare che la paternità della carrese spetti a Larino. La corsa, probabilmente nata per conquistare il diritto di accompagnare il santo in processione il giorno della festa, rispecchia le stesse caratteristiche di velocità e di cambio dei buoi lungo il percorso, a somiglianza di quanto avvenuto nel corso del trafugamento del corpo di San Pardo». Non menzionando il Tria, nelle sue memorie, la data di inizio delle carresi si potrebbe anche supporre che non siano avvenute a ridosso della sua epoca ma molto indietro nel tempo, addirittura all’epoca delle traslazioni.

Nei tre paesi albanesi, Ururi, Portocannone e Chieuti quest’ultimo, all’epoca facente parte della diocesi di Larino, a detta del relatore la corsa dei carri ha avuto inizio molti anni dopo probabilmente per un senso di emulazione di queste popolazioni o per il desiderio di costruirsi anch’essi una propria identità.
«Le Banche del Tempo, afferma la presidente dell’associazione Teresa De Rosa – in questa loro importante funzione si occupano sia del recupero dei valori, sia della salvaguardia delle tradizioni. La nostra società, attualmente, è completamente priva di quei valori che un tempo i genitori tramandavano ai propri figli, valori molto importanti quali la fiducia negli altri, la condivisione e soprattutto il rispetto della persona di cui la violenza dilagante ne è la totale negazione. Altrettanto importante è la salvaguardia delle tradizioni perché esse rivestono un ruolo molto importante per le comunità in cui vengono rappresentate, potremmo dire che sono la vera espressione di quelle popolazioni».

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