Orrore a campobasso

Baby bulli uccidono gatto a sassate. “Non possiamo nemmeno denunciarli”

Dopo due giorni di agonia è morto il micio colpito con alcuni massi da tre ragazzini 'annoiati' e che forse erano in cerca di divertimento. Il grave episodio sul percorso pedonale che collega Campobasso e Ferrazzano.

Forse per loro era un divertimento: un modo per ingannare il tempo in un caldo pomeriggio d’estate. Hanno individuato la loro ‘preda’: un gatto di pochi mesi. E hanno iniziato a fare il ‘tiro al bersaglio’: uno, due, tre massi contro l’animaletto indifeso. Quante ne abbiano scagliate i tre baby bulli non si sa. Il loro divertimento è stato interrotto da due ragazze che proprio in quel momento stavano passeggiando sul percorso pedonale antistante la Facoltà di Agraria di Campobasso.

“Noi ci siamo insospettite e ai ragazzini abbiamo chiesto cosa stessero combinando. Ovviamente quando ci hanno risposto che stavano raccogliendo dell’erba, non ci abbiamo creduto”, racconta a Primonumero Francesca, una delle due ragazze. “Avevamo capito che era una balla”. E infatti quando lei e la sua amica si sono avvicinate nel punto in cui erano stati lanciati i sassi, hanno visto subito il corpicino del gattino martoriato, ferito ad un occhio da una delle pietre, col sangue che aveva sporcato il bel pelo tigrato. L’animale era stremato, ridotto in fin di vita.

Capendo la gravità della situazione, le due ragazze hanno chiesto aiuto ai volontari dell’Oipa che se ne sono presi cura. Purtroppo, però, dopo due giorni di agonia, oggi – 6 luglio – il povero micio è morto.

Sdegno, sconcerto e incredulità: sono le reazioni sull’episodio che in queste ore sta ‘registrando’ la rete e che accomuna Campobasso ad una realtà da Terzo mondo. I tre baby bulli purtroppo la faranno franca perché “sporgere denuncia contro ignoti non serve, sarebbe stato necessario chiamare i Carabinieri nel momento in cui i tre ragazzini sono stati beccati in flagranza, mentre prendevano a sassate il gattino. Poi sono scappati con la loro biciclette”, spiega Rossana, la volontaria dell’Oipa intervenuta sul posto. E poi “spesso questi casi vengono archiviati”. Dunque, i colpevoli restano impuniti.

C’è poi un altro problema: trovare un veterinario disposto a prendersi cura dei cani o dei gatti randagi feriti è diventata quasi un’impresa. “Il Comune o l’Asrem dovrebbero provvedere alle spese per curare gli animali randagi, ma questo non avviene – denuncia la volontaria – e si rimbalzano le responsabilità. Mentre i veterinari, dopo aver prestato la loro opera per soccorrere qualche animale randagio, non vengono pagati dalle istituzioni. Dunque, se le spese non se le accollano i cittadini privati o le associazioni, è difficile trovare un veterinario che soccorra un animale randagio”.

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