Politica

Trasversalismo familiare in salsa civica: a Larino vince lo schema già collaudato per le Regionali

In questa tornata elettorale non si è profilata una sfida tra il vecchio ed il nuovo, la destra o la sinistra, non c’era l’amministrazione uscente oppure un nemico da abbattere, ma trasversalismo misurato in ogni compagine al punto da disorientare l’elettore, frastornato anche dall’ambiguità del movimento 5 stelle locale e soprattutto dall’esclusione della lista Larinascita. Tutte liste composte senza tenere conto della provenienza politica, utilizzando lo stesso metodo con cui vinse Frattura e che ha appena portato all’elezione in Regione del presidente Donato Toma, costruite soltanto secondo i consensi che avrebbero potuto catturare, in base alla rete di contatti che potevano aggregarsi intorno e soprattutto alle famiglie che avevano alle spalle.

Trasversalismo familiare in salsa civica: è questa la ricetta vincente made in Molise, terra da sempre oggetto di esperimenti politici, spesso funzionali alle politiche nazionali. Come è avvenuto alle scorse elezioni regionali del 22 aprile, dove tutte le attenzioni mediatiche erano rivolte all’esito delle consultazioni molisane. Un modello funzionale di cui Frattura fu precursore e che gli consentì di diventare Presidente della Regione con una coalizione trasversale a maggioranza PD.
Lo stesso schema che ha permesso la vittoria di Donato Toma con una alleanza mista a maggioranza centro-destra. Un esempio ripreso anche a livello comunale, dove è ulteriormente facile nascondersi dietro liste civiche per facilitare l’aggregazione di forze ideologicamente contrastanti, ma unite sotto la bandiera del “bene comune”.

Tornando a Larino, dopo aver analizzato i dati emersi dalle urne, è tempo di esaminare nel profondo l’esito elettorale per provare a comprendere meglio le dinamiche che hanno portato alla vittoria di Pino Puchetti. In un confronto con le precedenti amministrative, bisogna ricordare come Vincenzo Notarangelo si impose con 2620 voti, una percentuale del 62,99%, superando di oltre mille consensi lo sfidante Michele Urbano, fermatosi a 1539 preferenze, il 37%. In questa tornata elettorale il divario tra i primi due concorrenti si è fermato a 243 voti, infatti occorre inoltre considerare che erano tre le liste in gara ed i presupposti molto diversi. Nel 2013 il quadro politico era molto chiaro, quando a contendersi la poltrona a sindaco c’era da una parte la lista di centro-destra, capeggiata da Michele Urbano, che proponeva al suo interno una buona parte dell’amministrazione uscente, dall’altra parte una lista di centro-sinistra con persone nuove che non avevano mai amministrato. Il vento del cambiamento soffiava forte già allora, grazie anche alla dura opposizione portata avanti in quegli anni dal movimento LARINascita, che poi per note vicissitudini non riuscì a presentare la lista. E così la gente scelse di voltare pagina consegnando in maniera schiacciante il paese a Vincenzo Notarangelo.

Nell’occasione di questa campagna elettorale, da poco conclusa, non si è profilata una sfida tra il vecchio ed il nuovo, la destra o la sinistra, non c’era l’amministrazione uscente, frammentata da 5 anni difficili, oppure un nemico da abbattere, ma trasversalismo misurato in ogni compagine al punto da disorientare l’elettore, frastornato anche dall’ambiguità di un acerbo movimento 5 stelle locale che non èriuscito ad organizzare una proposta politica, ma soprattutto dall’esclusione della lista Larinascita che ha definitivamente sbaragliato le carte.

In questo determinato contesto storico, in cui i classici partiti hanno fallito, è sconveniente sventolare autentiche appartenenze politiche, tuttavia risulta molto più funzionale dichiararsi civici svincolati dal sistema. Ma non è un segreto che Pino Puchetti sia uno che nel Partito Democratico ci sta da anni ed ha un suo percorso politico e amministrativo, punto di riferimento nella cittadina frentana dell’ex Presidente Frattura. Così come è noto per altri esponenti della sua lista, tant’è che il gruppo è stato anche sostenuto velatamente dalla segreteria locale del PD. È vero anche che Puchetti aveva l’appoggio dell’onnipresente Pierluigi Lepore, storico dirigente della destra passato recentemente da Forza Italia a Fratelli d’Italia, e di candidati provenienti dallo stesso ambito, come l’intramontabile Giulio Pontico, eletto per la terza volta consecutiva alla veneranda età di 80 anni grazie al suo solido pacchetto di voti (293), oppure il giovane Nicola Giardino, figlio del due volte sindaco Guglielmo, storico amico di Michele Iorio, che con impegno ha ripreso in mano le redini di un ampio consenso (323) privo di un riferimento.

Il primo eletto della lista SiAmo Larino è Antonio Vesce, noto dirigente scolastico dell’Istituto Superiore Larino, intenzionalmente riportato in cima alla lista dei candidati per dare maggiore credibilità al progetto e che ha ben ripagato le aspettative con 361 voti. Il suo nome per alcuni giorni era stato anche accostato alla figura di sindaco, dato il consenso riportato potrebbe essere lui il vice di Puchetti. Molto positivo il risultato per Giuseppe Bonomolo (334) ed Alice Vitiello (276), figli d’arte di navigati politici di sinistra che hanno probabilmente avuto anche il sostegno dell’amico Pino Puchetti. Tra le donne, presenti strategicamente in numero maggiore rispetto agli uomini, è spiccata Maria Giovanna Civitella, unica ad aver superato la soglia dei trecento e che dovrebbe avere spazio all’interno della prossima giunta. Buono anche il risultato di Angela Vitiello (274) e Iolanda Giusti (235) forti di una rete consolidata familiare e di contatti alle spalle. Un po’ di rammarico per gli esclusi Eduardo Mili, Berenice Miscione, Antonella Gammieri ed Elisabetta Lozzi che, abbandonati a se stessi, hanno ottenuto un consenso molto al di sotto dei colleghi e delle loro aspettative.

Sulla stessa falsa riga si è costituita la lista il Germoglio, nata dalla omonima associazione manovrata dal politico di lungo corso Ruggero Pizzi, con tessera del PD, che dopo aver imposto la candidatura di Vito Di Maria a sindaco, professionista molto vicino a Nico Romagnuolo (FI) ed amico, a suo dire, del Presidente della Regione Molise, Donato Toma, ha aggregato società civile e personaggi di opposta estrazione politica. Nella compagine del Germoglio la delusione per la sconfitta è stata grande, probabile conseguenza della forte convinzione di vincere mostrata in questa campagna elettorale. Una disfatta, dunque, inaspettata che ha visto l’exploit del giovane Pardo Mezzapelle, il quale è risultato il primo della lista ed il secondo più votato in assoluto con 346 preferenze. Positivi anche i 300 voti di Graziella Vizzarri, vicina agli ambienti di Forza Italia, che fino a qualche settimana prima della presentazione delle liste era portavoce di un gruppo definito “In piedi” ed avrebbe voluto costituire una propria lista, salvo poi sfaldarsi e, nel valutare altre opzioni, decidere di entrare a far parte di questa aggregazione. Degni di nota anche i risultati di Salvatore Faiella (293), Angela Fagnani (240) e della giovanissima Teresa Franco (212). La frustrazione forse più grande proviene da quei candidati sui quali si era creata grande aspettativa, come Alberto Pizzi (145) e Giuseppe Iacovino (134), che non hanno dato quel quid in più per potersela giocare fino alla fine.

Molto male Franco Rainone che, con il supporto della Lega Molise, era riuscito a mettere insieme le forze politiche più estreme nella composizione della lista “Noi per Larino”. Una squadra improvvisata gli ultimi giorni con alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, Michele Ricci e Domenico Zeoli, e la collaborazione dell’ex sindaco Vincenzo Notarangelo, segretario regionale di Sinistra Italiana, attraverso l’inserimento del fratello Alessandro e dell’assessore al bilancio uscente, Stefano Vitulli, i quali hanno riportato i consensi più alti della propria squadra, circa ottanta, come la stessa Teresa Mancini già Presidente del Rotary Club Larino. Il resto dei candidati al di sotto delle 50 preferenze, ma era difficile aspettarsi di meglio da questo esperimento un po’ azzardato.

Tutte liste composte, in ogni caso, senza tenere conto della provenienza politica, utilizzando lo stesso modello con cui vinse Frattura e che ha appena portato all’elezione in Regione del presidente Toma, costruite secondo i consensi che avrebbero potuto catturare e in base alla rete di contatti che potevano aggregarsi intorno e soprattutto alle famiglie che avevano alle spalle.

I cittadini hanno scelto in base a questi criteri, al di là dei programmi e dei proclami, dopo una scialba campagna elettorale animata soltanto dalla roboante esclusione della lista Larinascita, che sicuramente ha inciso nell’esito finale e potrebbe aver favorito proprio il nuovo titolare della fascia tricolore. Adesso si attende soltanto la formazione ufficiale della squadra per comprendere definitivamente la direzione di questo nuovo corso.

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