Cronache

La beffa dell’appalto illegittimo: la supermulta la paghiamo noi. Dopo 11 anni rientra solo 1 mln

Acquedotto molisano centrale e molisano destro: a distanza di 11 anni da un appalto finito nel mirino dei giudici, per il quale Molise Acque ha già pagato un risarcimento di due milioni (con soldi pubblici ovviamente), recuperato un milione di euro dall’ex Dg Matteo Pasquale, principale responsabile del danno erariale. Ma intanto i lavori per l’infrastruttura sono all’anno zero, e gran parte dei ritardi dipende proprio dall’affidamento di un appalto illegittimo, sul quale è intervenuta anche l’Authority.

Undici anni fa l’ex direttore generale di Molise Acque Matteo Pasquale nominava una commissione “anomala” per assegnare l’appalto dell’acquedotto Molisano Centrale e Molisano Destro, due imponenti infrastrutture del territorio che avrebbero dovuto risolvere il problema idrico della regione e soprattutto del Basso Molise. Opere per un valore di oltre sette milioni di euro. Opere che a distanza di tutto questo tempo non sono finite. Opere i cui lavori stanno ancora all’anno zero.

Intanto i metodi utilizzati per quell’appalto sono stati dichiarati prima “irrituali” e poi espressamente illegittimi, come ha appurato la magistratura amministrativa ma anche la Corte dei Conti, che ha aperto un procedimento per danno erariale proprio contro l’ex dg. Oggi l’ultimo capitolo: Matteo Pasquale ha pagato un milione di euro di danni. La Procura della Corte dei Conti è soddisfatta: “Risultato lusinghiero, grande impegno dei magistrati”.

Pasquale, nato a Campobasso nel ’44 (il 12 marzo ricorre il suo 74° compleanno) aveva a sua volta chiesto due milioni e mezzo di euro di indennizzo «per i numerosi incarichi svolti per l’azienda regionale, soprattutto per quelli ricevuti in quanto responsabile della diga del Liscione e di quella di Arcichiaro». Dopo la conciliazione si arriva a 441mila euro: l’azienda Molise Acque alla fine di tutto gli liquida 358mila euro, somma riconosciuta conveniente «per evitare successivi procedimenti giudiziari».

8 anni fa intanto Molise Acque ha pagato una supermulta per quell’appalto illegittimo di due milioni di euro innescato dagli errori dell’ex dirigente. Il 29 novembre 2010, per l’esattezza, l’azienda preposta alla gestione idrica molisana ha sborsato 2 milioni, 148mila e 934 euro. A chi sono andati quei soldi, di fatto tirati fuori dai contribuenti molisani che di questa storia ci hanno capito poco e niente? Alla Bpt di Riccardo Fusi, patron dell’associazione temporanea di imprese Baldassini– Tognozzi – Pontello, nei guai per bancarotta fraudolenta, presunto socio occulto di Denis Verdini.

La sua azienda infatti era arrivata seconda e aveva perso l’appalto, un appalto nato sotto i peggiori auspici e con una commissione esaminatrice non in regola, e finito peggio ancora. Tanto che la magistratura contabile ha chiesto il conto al responsabile del misfatto, come si legge anche nella ricostruzione del consigliere Salvatore Ciocca, che si è occupato in prima persona della questione in quanto all’epoca era membro del consiglio di amministrazione di Molise Acque.
Oggi la Procura regionale della Corte dei Conti informa di aver recuperato un milione e 74mila euro: «Un risultato record per l’organo requirente molisano, in quanto superiore, di gran lunga, agli incameramenti che abitualmente questa procura realizza (mediamente euro 150.000,00)».
Un risultato – si legge ancora – dovuto «a una rilevante attività di indagine che ha visto coinvolto un dirigente dell’azienda speciale regionale Molise Acque».
Si tratta per l’appunto di Matteo Pasquale, che ha gestito una gara d’appalto in epoca di Governo Iorio «in spregio alle norme pubblicistiche relative alla nomina dei componenti della commissione giudicatrice per l’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dell’acquedotto molisano centrale e dell’interconnessione con lo schema Basso Molise».

In sostanza Pasquale ha nominato una commissione tecnica che non aveva i requisiti previsti dalla legge per valutare correttamente gli appalti. Due appalti, nello specifico: quello del Molisano Centrale per 4,2 milioni e quello per il Molisano Destro di 2,7 milioni. Sette milioni in tutto per lavori di cui non c’è traccia definitiva, che non sono stati mai finiti a distanza di tutto questo tempo e non hanno risolto il problema dell’approvvigionamento idrico del BassoMolise, che continua a rifornirsi di acqua dalla diga.

Ad avere un ruolo determinante in questo sperpero di denaro sia il ritardo dei cantieri avviati sia i ricorsi della seconda arrivata, la Pbt, poi finita in bancarotta fraudolenta nel crack del credito cooperativo fiorentino, che si è appigliata alla irregolarità della commissione per avere un risarcimento. Che ha difatti ottenuto in seguito alla condanna di Molise Acque prima da parte del Tar e poi del Consiglio di Stato. Era stato Salvatore Ciocca a chiedere chiarimenti sulla commissione, scatenando all’interno di Molise Acque una sorta di guerra, perché la commissione scelta da Matteo Pasquale era composta tutta da dipendenti interni all’azienda, che non possedevano – secondo quanto ricostruito poi dai giudici – i requisiti necessari a poter valutare un’opera di ingegneria idraulica di quella portata.
«L’ex dg – ricorda Ciocca – aveva individuato i componenti tra il personale interno e non, come avrebbe dovuto, tra esperti in grado di giudicare sulla base di competenze acquisite a chi affidare i lavori. Si trattava però di dipendenti che erano sotto il suo controllo diretto, se non altro perché erano già assunti dalla Molise Acque».
Gli appalti erano stati stati aggiudicati a due associazioni temporanee di impresa: la Consorzio cooperative di costruzioni (Ccc) e la Costruzioni Falcione Srl, quest’ultima finanziatore di un free press molisano vicino all’ex presidente Michele Iorio.
Era intervenuta anche l’Autority esprimendo perplessità sul cambio del criterio di aggiudicazione da massimo ribasso a offerta più vantaggiosa disposto dall’ente dietro “suggerimento” di Michele Iorio che il 24 novembre 2006 aveva emanato una direttiva indirizzata a Molise Acque, a bando di gara già aperto.
Michele Iorio aveva consigliato a Molise Acque di procedere con criteri diversi da quelli contenuti nel bando per l’aggiudicazione degli appalti e l’Authority per gli appalti pubblici aveva condannato la sostituzione del criterio di aggiudicazione, ribadendo che ridurre al minimo le professionalità della commissione giudicatrice comportava una violazione delle procedure.

Successivamente la Corte dei Conti aveva aperto un’inchiesta per capire se nella aggiudicazione delle gare d’appalto per realizzare gli acquedotti Molisano Destro e Molisano Centrale ci fosse stato il rispetto delle normative oppure un eventuale danno alle casse pubbliche. Con la decisione del Tar Molise prima e del Consiglio di Stato poi, che hanno riconosciuto le ragioni della seconda classificata, Molise Acque – cioè i molisani, essendo l’ente pubblico – aveva pagato 2 milioni di euro di risarcimento. Ora l’ultimo capitolo, il recupero di un milione di euro da quello che è considerato l’artefice della “reazione a catena”. E che non compensa certo l’emorragia di soldi e tempo persi ai danni dei molisani. Tanto più che non è stato possibile capire se Matteo Pasquale quel denaro lo abbia pagato di tasca sua o invece lo abbia pagato l’assicurazione di Molise Acque. Impossibile chiederglielo: non vive nemmeno più da queste parti, pare si sia trasferito all’estero e non è raggiungibile.

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