Cronache

Arriva in condizioni disperate all’ospedale: 37enne nigeriano muore di tubercolosi

Un nigeriano di 37 anni è deceduto all’ospedale Cardarelli dopo che, qualche giorno fa, si era recato al pronto soccorso a causa di un malessere persistente. Aveva la tubercolosi miliare causata dal bacillo di Koch che se non curata in tempo può essere letale come è stato nel suo caso. Si riaccendono i riflettori sull’importanza di un presidio medico adeguatamente fornito di strumenti e risorse per far fronte alle emergenze sanitarie all’interno dei centri di accoglienza della regione.

Se fosse stato visitato per tempo, forse ce l’avrebbe fatta. Invece quell’infezione delle vie respiratorie era il campanello d’allarme di una forma di tubercolosi, detta “miliare” e causata dal bacillo di Koch, che non gli ha lasciato scampo.

Quanto è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli le sue condizioni erano già disperate. E diagnosticata l’infezione che aveva ormai interessato non soltanto i polmoni ma anche altri organi vitali, i sanitari del reparto di Malattie infettive, pur avendo tentato tutte le strade per salvarlo, nulla hanno potuto. E ieri – martedì 27 marzo – un migrante nigeriano di 37 anni è morto.

Era arrivato in ospedale già con un quadro clinico complicato. La sepsi tubercolare che lo aveva colpito aveva avviato un processo morboso diventato sistemico.

Quando la tubercolosi miliare avanza, infatti, coinvolge principalmente i polmoni, il fegato, la milza e i reni, ma lo si osserva anche nel pericardio, il peritoneo, nella laringe, nei bronchi, negli occhi, nello stomaco e nell’apparato genitourinario.

Il 37enne era ospite di un centro di accoglienza della provincia di Campobasso e qualche giorno fa aveva chiesto aiuto ai medici dell’ospedale.
«Ma le sue condizioni erano disperate – raccontano dal Cardarelli – abbiamo tentato tutte le terapie una volta trasferito nel reparto di Malattie Infettive ma la situazione era troppo grave e non c’è stato nulla da fare».

Eseguita la diagnosi di tubercolosi miliare, l’ospedale ha segnalato il caso anche al Servizio Igiene Pubblica come prevede il protocollo per avviare una profilassi di tutto il personale.

Ma l’episodio torna a mettere in evidenza alcuni aspetti urgenti che riguardano la gestione dei centri di accoglienza in Molise. Perché l’assenza di un presidio medico che sia munito di strumenti e dispositivi capaci di far fronte anche ad emergenze sanitarie come quella che ha colpito il 37enne, è un fatto sul quale non si può più soprassedere.

La legge è inequivocabile su questo aspetto: i Cas devono garantire per tutto il periodo di accoglienza l’assistenza sanitaria fino all’eventuale ricovero presso le strutture ospedaliere. Ma probabilmente ancora non è così. Diversamente infatti il 37enne sarebbe stato trasferito in ospedale molto prima delle complicazioni sopravvenute e forse le terapie avrebbero sortito gli effetti sperati.

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