Politica

Cemento a S. Giovannello, la delibera passa. Maggioranza sull’orlo della crisi

Pomeriggio convulso ieri, 14 dicembre, in Consiglio comunale: la delibera sull’accordo di programma San Giovannello e le contestazioni all’assessora all’Urbanistica Bibiana Chierchia hanno arroventato la riunione. Nove dissidenti (Massarella, Ambrosio, Molinari, Columbro, Libertucci, Sarli, Iafigliola, Madonna e Sanginario) disertano la seduta. Il malcontento esplode in serata, quando tre consiglieri - Maroncelli, D’Anchise e Di Renzo - chiedono al sindaco la verifica di maggioranza.

A un passo dalla crisi. Probabilmente la maggioranza guidata da Antonio Battista non è mai stata così lacerata. L’accordo di programma che prevede altro cemento a San Giovannello è la cartina al tornasole di ruggini e dissapori, di nodi mai risolti e che ora si sono aggrovigliati sempre di più.

La delibera, slittata il 13 novembre per un vizio di forma, viene approvata dopo un pomeriggio convulso, è vero. Ma ad un prezzo altissimo: solo 13 sì su 21 esponenti della maggioranza di governo (i consiglieri più il sindaco, ndr). Nove consiglieri decidono di ‘salire’ sull’Aventino ieri 14 dicembre, in Aula non nemmeno si presentano. Ben quattro del Pd, il partito di maggioranza a palazzo san Giorgio: Massarella, Sanginario, Molinari e Libertucci, i dissidenti ‘storici’ Madonna e Iafigliola, Sarli (Popolari per l’Italia), Columbro e infine Ambrosio, il capogruppo dell’Udc che aveva presentato ben quattordici pregiudiziali alla delibera. Quando si è accorto che la maggioranza è divisa e che molti non si sarebbero presentati in Municipio, neppure lui partecipa ai lavori.

E così la seduta inizia con i banchi semi vuoti, con il volto scuro del primo cittadino affiancato dall’assessora all’Urbanistica Bibiana Chierchia e dalla dirigente Giovanna Iannelli. Uno dei motivi del malessere è proprio legato alla presenza della vice sindaca: in maggioranza c’è chi vorrebbe la sua ‘testa’. L’Urbanistica – si sa – è un campo minato, ma in questo caso specifico la prof sarebbe colpevole di non aver preso una posizione sul caso specifico, ossia la delibera che autorizza il mega progetto nella zona a Nord della città, vicino al Cep. Centodieci appartamenti, negozi, una palestra (che avrebbe costruito il privato come oneri di urbanizzazione) annessa all’edificio scolastico nuovo per l’infanzia e la primaria (a spese del Municipio).

Emblematiche le parole del capogruppo del Pd Giose Trivisonno. Pur riconoscendo l’importanza del progetto perché «abbiamo preso un impegno preciso, ossia realizzare due scuole nuove, e non ci vedo un cedimento al privato né un consumo di suolo, anzi ci saranno anche dei vantaggi per la viabilità perché consentirà di collegare il Cep alla Tangenziale», al tempo stesso emette una ‘sentenza’:«Tutti gli assessori devono lavorare a tempo pieno». Un ‘avvertimento’ per la Chierchia, ma anche per il titolare dei Lavori pubblici Pietro Maio. «Se qualcuno vuole aprire un confronto sull’organizzazione della giunta, ci sediamo attorno ad un tavolo e ne parliamo. Io vorrei che tutti gli assessori lavorassero a tempo pieno».

Una ‘profezia’ che si avvera poco dopo, in fase di dichiarazione di voto: D’Anchise (Pdci), Di Renzo (Molise di tutti) e Maroncelli (Segnale Civico) chiedono al sindaco la verifica di maggioranza pur votando sì alla delibera. Ma solo per una questione di responsabilità. Fa trapelare i suoi dubbi anche Giovanna Viola che alla fine pronuncia il suo voto favorevole.

Contrari invece i 5 Stelle che avevano presentato due pregiudiziali, una per la violazione del codice dei contratti pubblici e l’altra per il mancato rispetto del Testo Unico. «L’Anac ci ha detto che le procedure utilizzate sono irregolari, occorrevano le procedure ordinarie perché parliamo di un’opera superiore al milione di euro», la riflessione di Roberto Gravina.

Si astiene l’ex sindaco Di Bartolomeo. Netto il no di Pilone, capogruppo di Democrazia popolare: «Questa delibera è carta straccia: questo atto verrà impugnato, sono pronti già i ricorsi». Contesta l’iter che «è completamente sbagliato» e che «non ci sono convenienze sufficienti per l’amministrazione, ma è sbilanciato l’80% a favore del privato e il 20% per il pubblico». Infine, Pilone stigmatizza l’aspetto politico: «La maggioranza non c’è più, mancavano 9 consiglieri e alcuni hanno chiesto una verifica politica perché c’è qualcosa che non va».

Probabilmente la legislatura Battista è ad un bivio ad un anno e mezzo dalla sua naturale scadenza.
SP

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