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Tre ragazzi e il loro viaggio nel buio: il manicomio criminale in un docufilm molisano

"La stanza delle pietre e del cielo" è un docufilm che, attraverso interviste a testimoni privilegiati e persone che hanno subito l’internamento manicomiale e con immagini girate nell’ex OPG di Sant’Eframo, ricostruisce lo scenario di sopraffazione e violenza che ha portato alla loro chiusura. Autori del documentario tre ragazzi: Sara e Cristiani Grilli, di Portocannone, e Francesco Toscani. «E’ stato un percorso di crescita umano e professionale. Aver affrontato una tematica così delicata, come la follia e i suoi luoghi di detenzione, ci ha fatto conoscere e toccare con mano uno dei lati oscuri dell’umanità», affermano gli autori. Proiettato in anteprima il 22 settembre all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, il documentario sarà presente al Festival del Cinema dei diritti umani di Napoli in programma dal 6 all’11 novembre con la speranza che presto «possa essere proiettato e visto anche in Molise»

Un volto stanco, scavato. Una bocca senza denti e poi gli occhi, quegli occhi senza più luce, spenti. L’immagine di un uomo distrutto al quale hanno tolto un pezzo di vita. Un uomo che si fa intervistare e testimonia la sua esperienza di vita all’interno di un ospedale psichiatrico giudiziario: parole, gesti e immagini che diventano la scintilla che mette in moto il progetto de “La stanza delle pietre e del cielo” un docufilm scritto, diretto e prodotto da Sara e Cristiana Grilli, 30 e 32 anni di Portocannone, e Francesco Toscani, anche lui 32enne, emiliano di Mirandola. Un film di denuncia sociale contro i sistemi di reclusione e oppressione degli ex manicomi criminali, divenuti poi OPG, oggi REMS, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza.

Sara, Cristiana e Francesco si sono immersi nel mondo della follia, e avventurati nelle strette viuzze del disagio psichico, consapevoli che parlare di demenza fosse un rischio enorme, un’arma a doppio taglio perchè se da un lato vi è il fascino di scoprire un lato oscuro della nostra realtà, dall’altro si corre il pericolo di cadere nella retorica buonista che troppe volte non ha colto il centro del problema: «Il luogo di reclusione accentua il disagio psichico: l’OPG è un sistema di reclusione bipolare, giudiziario e psichiatrico. – affermano i tre – Una combinazione che ha generato crimini e atrocità che si sono perpetuati nel tempo e nella storia dei manicomi criminali». A tutto ciò si aggiungeva, per forza di cose, la paura «di farci travolgere dalle emozioni e non essere imparziali nel nostro racconto: l’obiettivo era quello di rimanere sui fatti, sulle cose accadute».

Tutto nasce da quell’intervista «vista quasi per caso più o meno un anno fa – racconta a Primonumero.it Sara Grilli, regista del documentario -. Una testimonianza che mi ha colpito, incuriosito e avviato verso un lavoro di ricerca, di studio e di denuncia del mondo manicomiale che poi si è concretizzato con il docufilm “La stanza delle pietre e del cielo”». Un mondo oscurato alla vista dei “normali” quello del disagio mentale e dei suoi luoghi di “detenzione” che Sara, nel documentario, non cerca di romanzare o di addolcire anzi, si sofferma sulla nuda e cruda realtà: aggredisce lo spettatore «attraverso dosi massicce di vita reale: denunciando prima di tutto, ma anche raccontando una storia. Quando gli uomini erano sani e qualcosa è andato storto».


La prima persona alla quale Sara confida l’idea progettuale è la sorella Cristiana, responsabile della produzione e aiuto regia. «Quando Sara mi chiamò per parlarmi dell’idea di trattare artisticamente il tema della follia, chiedendomi di lavorare insieme come avevamo già fatto in passato, l’appoggiai senza neanche pensarci. Ci buttammo a capofitto nel progetto che prendeva forma passo dopo passo. Non potevamo immaginare che avremmo trovato sul nostro cammino di ricerca le porte spalancate di tutti: scrittori, artisti e internati». Con le sorelle Grilli, c’è Francesco Toscani a completare lo staff. Francesco, aiuto regia videomaker e direttore della fotografia, viene coinvolto da Cristiana e lui ne rimane subito colpito e impressionato: «l’esigenza di portare alla luce una serie di informazioni scottanti mi ha dato la motivazione per dare corpo e anima in questa impresa. Portare la macchina da presa all’interno dell’ex OPG di Sant’Eframo a Napoli, poi, è stata un’esperienza toccante: ogni centimetro che percorrevo lungo quei corridoi ha significato per me impegnarmi in una promessa verso quel lugubre passato».

Il documentario “La Stanza delle Pietre e del Cielo”, è stato riconosciuto di forte interesse culturale e impegno sociale, patrocinato dalla Regione Campania e dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Città dove, lo scorso 22 settembre, è stato presentato in anteprima presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici alla presenza del sindaco Luigi De Magistris, lo psichiatra Francesco Blasi e il coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli Maurizio Del Bufalo. «E’ stata una giornata ricca di emozioni – racconta Cristiana – dove è stato bello avvertire la partecipazione emotiva da parte dei presenti che alla vista delle ingiustizie riportate nel film vibravano di indignazione. Per noi autori è stata un’emozione enorme vedere accolto il nostro lavoro in modo così positivo e con un’apertura e una curiosità davvero appaganti. L’evento della Prima è stato un dare e avere con il nostro meraviglioso pubblico napoletano, così attento e attivo verso tematiche scomode e complesse, un’occasione per noi di confronto e di crescita, un punto di partenza fondamentale per portare alla luce cause come questa».

Ideato, sviluppato e girato quasi interamente a Napoli, partendo dall’ex OPG di Sant’Eframo per poi attraversare e arrivare alle zone popolari della città, il film è sostanzialmente suddiviso in due parti. Si inizia con un excursus storico che spiega il perchè della nascita dei manicomi criminali per poi ritrovarsi brutalmente catapultati all’interno degli OPG attraverso le testimonianze di chi in prima persona ha subito ogni tipo di violenza e di chi si è adoperato per chiedere giustizia: «Si toccano i punti cruciali della vita all’interno di un manicomio, dalla contenzione fisica alla cessazione dell’identità, per poi giungere al triste epilogo di una logica istituzionalizzata» . Altre scene importanti sono state riprese a Venezia dove sorge il Museo della Follia sull’isola di San Servolo. Altre ancora sono state poi girate a Termoli, nella zona del Parco Comunale, e lungo il litorale di Campomarino questo anche perchè Sara e Cristiana sono molisane, originarie di Portocannone. «Se oggi questo documento esiste bisogna ringraziare la generosa collaborazione di Dario Stefano Dell’Aquila e Francesco Maranta, – giornalista e scrittore il primo, ex consigliere regionale della Campania, il secondo – che un anno fa ci diedero subito disponibilità immediata e totale, oltre al prezioso materiale. Una lezione di umiltà che tutti dovrebbero imparare» continua Sara. «Strada facendo è arrivata anche la partecipazione di Adolfo Ferraro e Sabatino Catapano, psichiatra e psicoterapeuta il primo, ed ex internato il secondo – che aggiunsero valore a tutto il lavoro con la loro testimonianza».

Ed è la storia di Sabatino Catapano, la testimonianza di uno che ce l’ha fatta, a rendere ancor di più il documentario un piccolo capolavoro. Ex internato dell’OPG di Aversa nel 1960, Sabatino si ritrova in galera accusato di sequestro di persona e rapina per colpa di una montatura. Trascorre vari mesi in isolamento e legato al letto di contenzione nel manicomio criminale, senza tuttavia rimanerne schiacciato. All’interno di questo sistema, Sabatino afferma la sua forte personalità e, appena uscito dal carcere, spende le sue energie nella critica del sistema psichiatrico attraverso l’attivismo politico. Col suo caratteristico umorismo campano, Sabatino arriva a inscenare un monologo teatrale girando per tutta l’Italia. Attualmente vive a Sarno con la moglie. «La nostra paura – racconta Cristiana – nell’incontrare Sabatino era legata alla reazione che lo stesso potesse avere nei confronti di una telecamera che doveva inquadrare il suo volto, e registrare la sua storia all’interno del manicomio criminale. Pensavamo ad una chiusura, ad un rifiuto». E invece Sabatino «ci ha accolto con tutto il calore che solo un uomo del sud sa dare ma, soprattutto, ha lasciato andare le parole che hanno dato forma ai ricordi che poi sono diventate immagini. Sabatino ci hanno insegnato e fatto capire, anche attraverso il suo umorismo, cosa volesse dire vivere e resistere in un manicomio criminale».

Il manicomio criminale, appunto. Quello di Sant’Eframo a Napoli, l’unico ancora visitabile e oggi gestito dal collettivo studentesco “Je so pazz” che ne conserva la memoria, in particolare. L’ex struttura manicomiale è il set principale dove è stato girato “La stanza delle pietre e del cielo”. Nel raccontare la sua prima volta dinanzi e all’interno di questo mausoleo della follia, Sara rivive quei momenti in maniera intensa con un trasporto emotivo enorme: le parole vengono pronunciate con lentezza intervallate da sospiri profondi, gli occhi diventano lucidi. «Quando ci andai per la prima volta e entrai in quei locali sembrava quasi di poter toccare la vita di quei corridoi, la solitudine di quelle stanze, i passi, il rumore di ferraglie. Sentivo un peso enorme in luogo carico di colpe e rimasi colpita dalle tante parole e frasi impresse nei muri, come quelle di un ex internato che scrisse a penna sotto al numero della sua cella, la numero 4, “La stanza delle pietre e del cielo. La signora. La Madonna”».

Colonna sonora del docufilm è il brano ’87’ dei 99 Posse scritta dal gruppo napoletano a seguito della morte di Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare, sottoposto a TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e morto agonizzante 87 ore dopo (4 agosto) nel reparto psichiatrico del Vallo della Lucania.«Abbiamo scelto di dare alla musica uno spazio importante, un carattere bene preciso che circoscrivesse costantemente una sensazione, una situazione, una condizione, – chiosa Cristiana – e il brano ’87’ dei 99 Posse si configura come la perfetta cornice di questo scenario. Un ringraziamento particolare va a loro per la disponibilità nell’ascoltarci, nell’abbracciare questa causa senza la minima esitazione e per la concessione della colonna sonora».

Dopo la prima del 22 settembre, il film sarà proiettato durante il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli in programma nel capoluogo campano dal 6 all’11 Novembre prossimi con la speranza e l’auspicio che «presto possa essere proiettato e visto anche in Molise».

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