Cronache

Il molisano che ha cambiato il calcio in tv: muore a 86 anni il giornalista Aldo Biscardi

E’ morto questa mattina a Roma uno dei personaggi molisani più famosi: Aldo Biscardi. Nato a Larino nel 1930, era diventato un volto molto popolare grazie alla trasmissione "Il Processo del lunedì" lanciata nel 1981 e che negli anni successivi portò proprio il suo nome. Fu un pioniere del calcio parlato in tv e uno dei primissimi a chiedere l’introduzione della moviola in campo. Se ne va proprio nell’anno in cui in serie A ha debuttato il Var.

Non c’è appassionato di calcio italiano che non sappia cosa fosse “Il processo di Biscardi”, che a vedere in tv il suo volto, con quel taglio di capelli rossastri sempre uguale e impeccabile, non sia capace diriconoscerlo. Aldo Biscardi era un personaggio, di sicuro uno dei molisani più noti in Italia, secondo forse solo ad Antonio Di Pietro. Se n’è andato stamane, domenica 8 ottobre, vinto da una malattia che l’aveva costretto in un letto d’ospedale al Gemelli di Roma. Avrebbe compiuto 87 anni fra poche settimane.

Era nato a Larino nel 1930. Molisano fiero, quando gli domandavano quale fosse la sua squadra del cuore rispondeva senza esitare: la Frenter Larino, storica società della cittadina frentana che gli ha dato i natali. Si è fatto largo nel mondo del giornalismo negli ambienti romani. Entrato in Rai nel 1979, trovò la svolta della sua carriera col lancio della trasmissione serale “Il Processo del lunedì” nel 1981.

Lui, conduttore con quella parlata inconfondibile, caratteristica che l’ha reso ancor di più un personaggio. Le P trasformate in B, le T diventate D. Nascono così i tormentoni “Sgub!” per dire “Scoop”, l’indimenticabile “Denghiu!” col quale ringraziava (Thank you) in una popolare pubblicità di un corso d’inglese. La dimostrazione dell’intelligenza della persona, capace di sfruttare una debolezza trasformandola in punto di forza. Mai una critica quando la fortunata parodia di Max Giusti lanciava il tormentone “Vogliamo la moviola in cambo!”. Da circa vent’anni chiedeva infatti che venisse adottata la moviola nel calcio, arrivando persino a raccogliere diecimila firme. E proprio quest’anno la serie A ha introdotto il Var.

Aldo Biscardi è ricordato soprattutto per aver creato un genere televisivo, quello del talk show calcistico. Urlato, appassionato, criticato da molti ma guardato almeno una volta da tutti gli appassionati. I tentativi di imitazione si sprecano. Prima in Rai, poi al Telemontecarlo e quindi in diverse altre tv meno conosciute. Al suo fianco per anni giornalisti diventati estremamente popolari come Maurizio Mosca. Il sodalizio fra i due si fortifica quando Biscardi lancia “Le bombe di Mosca”. Precursore del giornalismo votato al calciomercato di oggi, capace quanto il pubblico possa apprezzare fantomatiche notizie di trattative, quasi sempre prive di fondamento. Poco giornalistiche di sicuro, ma estremamente votate allo spettacolo.

Gli vanno riconosciuti anche meriti strettamente di cronaca sportiva. A Campobasso, tanto per dirne una, molti ricordano che fu il primo ad annunciare la promozione in serie B dei Lupi. Nel 1982, nel corso di una riunione in Federazione, venne a sapere da un alto vertice della Figc che per il Campobasso era fatta per la serie B perché erano stati concessi i punti a tavolino per la gara di Casarano in cui il calciatore rossoblù Maestripieri fu colpito da una pietra. E ancora, i tifosi del Milan ricorderanno l’annuncio in diretta televisiva di Silvio Berlusconi che nel 2009 interruppe una puntata del “Processo di Biscardi” per dire pubblicamente che Kakà sarebbe rimasto in rossonero e la trattativa col Manchester City era saltata. Uno “Sgub” in piena regola. Tanti altri ricordano invece una tremenda litigata telefonica, proprio fra il conduttore larinese e l’ex premier allora presidente deil Milan.

Il suo “Processo” ottenne nel 2013 il riconoscimento del Guinness dei primati per le 33 edizioni consecutive condotte dalla stessa persona. Va ricordato tuttavia anche il suo marginale coinvolgimento nell’inchiesta definita “Calciopoli” che gli costò la sospensione dall’Ordine dei giornalisti nel 2006. In Molise lo si vedeva di rado. Qualche anno fa fermò per strada un gruppo di ragazzi a Termoli perchè vedendoli con dei vestiti d’epoca volle farsi fotografare con loro. Lascia i figli Antonella e Maurizio e il fratello Luigi, ex senatore dal 1992 al 2001.

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