Mani in alto

Detenuti diventano street artist nell’ora d’aria. Segni di libertà con murales e poster in carcere

Un gruppo di dieci detenuti della casa circondariale di Larino coinvolto in un interessante progetto culturale dedicato alla street art e intitolato ’Mani in alto’. Grazie alla collaborazione del collettivo di artisti ’Guerrilla Spam’ i ragazzi hanno realizzato un murales nel cortile dedicato all’ora d’aria e sono stati coinvolti in attività di poster art con opere che porteranno anche a uno scambio di esperienze ’esterno’ in varie città italiane. Un laboratorio riuscito che ha permesso ai detenuti che frequentano la scuola di vivere un momento di incontro e di partecipazione condividendo l’idea di libertà espressiva. Il progetto, condiviso dalla direttrice del carcere, Rosa La Ginestra è stato supportato dalle insegnanti della sede Cpia di Termoli, Filomena Di Lisio e Angela Pietroniro e dall’Acag (Associazione Culturale Antonio Giordano) con l’architetto Marianna Giordano che ha inserito l’evento nell’ambito del premio Pag di Santa Croce. Presto l’inaugurazione.

Le mura del carcere cambiano colore ed esprimono un valore forte e significativo, quello della condivisione e del desiderio di imparare cose nuove pensando a quel senso di libertà che solo l’arte sa esprimere. Un progetto innovativo intitolato «Mani in alto!» e nato dalla collaborazione tra la Casa Circondariale di Larino, il Centro provinciale istruzione adulti Campobasso (sede di Termoli) l’associazione Acag (Associazione Culturale Antonio Giordano di Santa Croce di Magliano) e il collettivo di artisti Guerrilla Spam. Il progetto si inserisce nel filone di iniziative promosse dal festival d’arte urbana Pag di Santa Croce, dirette a promuovere le arti visive in tutte le sue forme.

Perché «Mani in alto!»? Ironizzando sul significato più comune della frase che la collega all’intimazione di resa e all’arresto di un individuo, più in generale, è possibile pensare al gesto di alzare le mani come legato a vari momenti della vita: «poniamo le mani in alto per protestare, per attirare l’attenzione, per salutare, per incitare, per esultare, per disegnare e dipingere o in senso figurato per arrendersi ad una situazione; il nome del progetto quindi vuole giocare sul multiforme significato del gesto e della frase: alzo le mani per arrendermi, ma anche per esultare, disegnare e dipingere! Un gesto quindi che ha il sapore della sconfitta ma anche del riscatto.

Il progetto, che ha coinvolto dieci detenuti ha previsto la realizzazione di un murales e di un workshop di posterart. La prima parte ha previsto lezioni sulla street art e sulle tecniche grafiche e pittoriche impiegate per la realizzazione di opere su muro o in generale in luoghi pubblici all’aperto. Successivamente si è passati alla socializzazione di idee per stabilire il tema ed il soggetto/i del murale, quindi alla progettazione delle fasi e realizzazione del murales, assegnando specifici compiti ad ognuno dei soggetti coinvolti nel progetto.

La seconda parte consiste in un workshop di posterart. «Il poster – spiegano gli organizzatori – è il mezzo privilegiato per la realizzazione di opere, anche complesse, ma di immediato impatto e di veloce realizzazione. Il semplice disegno su carta può diventare un veicolo per messaggi o l’espressione di sensazioni, idee e pensieri. Il workshop di poster art vuole mostrare la semplicità e l’efficacia di questa tecnica, che permette una rapida esecuzione del disegno ed una libera fruizione dell’opera una volta attaccata nello spazio pubblico».

La parte fondamentale del laboratorio sta invece nel poter “portar fuori” dalla struttura alcuni messaggi e pensieri dei partecipanti al workshop. Per fare questo, alla fine del laboratorio, potranno essere scelte alcune opere da attaccare all’interno del carcere insieme ai ragazzi e altre, invece, consegnate agli artisti; quest’ultime potranno essere affisse dagli stessi in diverse città italiane, in spazi pubblici da concordare, in modo da portare metaforicamente una parte degli ospiti della Casa Circondariale all’esterno del luogo che li circonda quotidianamente. Gli artisti si impegneranno poi a recapitare, agli organizzatori, delle fotografie con le opere attaccate all’esterno nelle città.

Il progetto, condiviso dalla direttrice del carcere, Rosa La Ginestra che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, ha coinvolto un gruppo di dieci detenuti, supportati dalle insegnanti della sede Cpia di Termoli, Filomena Di Lisio e Angela Pietroniro e dall’Acag (Associazione Culturale Antonio Giordano) nella persona dell’architetto Marianna Giordano. Il murales ha interessato un cortile interno utilizzato come” passeggio” e “solarium” nell’ora d’aria da tutti gli ospiti dell’Istituto penitenziario. È prevista l’inaugurazione dell’opera realizzata, alla presenza delle autorità locali e scolastiche.

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