Cultura & Spettacolo

L’infermiera premiata dal figlio di Quasimodo: “Leggo poesie ai pazienti per farli stare bene”

Il figlio dello scrittore Salvatore Quasimodo ha premiato Cinzia Pescara, infermiera 39enne di Campomarino con la passione per la scrittura in gara alla Tenuta dei Ciclamini. «Scrivo quando sento un’emozione, ho una sensazione. Racconto la mia famiglia, la mia infanzia ma anche il mare e la mia terra - racconta in una intervista - e leggo anche ai miei pazienti per strappargli un sorriso e un momento di leggerezza. Per questo mi piacerebbe dare vita ad un progetto per portare la lettura in corsia».

Le sue poesie, nate in qualsiasi momento della giornata, le legge anche ai suoi pazienti. Forse i primi e anche gli unici ad ascoltare dalla sua voce le emozioni e le sensazioni che lei trasforma in versi. Nessuna regola, non sono sonetti, tantomeno endecasillabi, solo versi liberi che nascono dai ricordi d’infanzia, dalla sua famiglia, dal mare. Sono semplici e vengono dalla stessa semplicità della sua vita e delle sue giornate, divise tra il lavoro di infermiera all’ospedale di Larino, e la famiglia con i due figli. Cinzia Pescara ha 39 anni, è di Campomarino dove vive, fa l’infermiera e per passione scrive poesie con le quali da qualche anno partecipa anche ad alcuni concorsi che le hanno regalato non solo vittorie, ma anche la possibilità di incontrare personaggi importanti del mondo della scrittura come Giulio Rapetti, ovvero il paroliere Mogol e Alessandro Quasimodo, figlio del più noto Salvatore, premio Nobel per la letteratura nel 1959.

«Mogol è Mogol – racconta qualche giorno dopo la premiazione – è una persona molto riservata e molto semplice, parla poco, insomma poche parole ma buone e di spessore, per cui ti restano impresse nella mente». Proprio da questi ha ottenuto il settimo posto, tra centinaia di partecipanti, al secondo premio internazionale “Salvatore Quasimodo” del Centro Europeo di Toscolano alla Tenuta dei Ciclamini.
Ai concorsi di poesie ci è arrivata per caso: «un giorno mentre navigavo su internet in cerca di un sinonimo per le mie poesie ho aperto una pagina che parlava dei concorsi e di Giuseppe Aletti, l’editore con il quale sono in contatto e che mi propone alcune gare. Lui con la moglie Valentina Meola organizza tanti eventi e concorsi, quando partecipo porto l’intera famiglia anche perché giriamo l’Italia».

Per l’occasione ha presentato 15 componimenti che lei ha trasformato in una raccolta racchiusa in un piccolo libretto rosso dal titolo “Colpa tua” «perché mi rivolgo all’emozione, alla sensibilità, a ciò che provo e che fa nascere le mie poesie». Versi che nascono in qualsiasi momento, «quando provo qualcosa racconto e scrivo di getto, su carta ma anche sul telefono, sento qualcosa che mi provoca l’ispirazione e compongo». La sua prima poesia l’ha composta per suo nonno paterno e ha composto e dedicato anche ai suoi colleghi e ha letto una poesia all’interno del collegio Ipavsi per gli eroi volontari.

Ma il suo sogno è quello di portare la poesia in corsia. «Magari con un progetto vero, reale e concreto per dedicare ai pazienti del tempo attraverso la lettura di poesie, ma anche di brani e racconti. Per loro è un momento bellissimo e diverso dal solito silenzio, grazie alla mia voce e a quella di chi può leggere, viaggiano con la mente e non pensano ai dolori e alle malattie, è anche uno svago e un aiuto a livello psicologico».

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