La sentenza

Le Mamme per la salute vincono la prima battaglia, stop del Tar all’ampiamento dell’inceneritore di Venafro

Dopo dieci giorni dall’udienza di merito, i giudici amministrativi hanno bloccato l’ampliamento della centrale respingendo i tre ricorsi presentati dalla società Herambiente con una sentenza di 55 pagine. La ditta non potrà cambiare nemmeno la tipologia di rifiuto da bruciare. Soddisfatto l’avvocato dell’associazione ’Mamme per la Salute’, Carmela Auriemma: "Abbiamo scongiurato il rischio che vengano bruciati rifiuti pericolosi o che ne sia aumentato il quantitativo".

Il termovalorizzatore di Pozzilli non può essere ampliato né può essere cambiata la tipologia di rifiuti da incenerire. Si aspettava a luglio, ma i giudici amministrativi ‘bruciano’ le tappe e dopo soli dieci giorni dall’udienza di merito del 10 maggio pronunciano la sentenza attesa dai cittadini dei comuni dell’area venafrana. Nelle 55 pagine del documento vengono spiegati per filo e per segno i motivi dello stop ai tre ricorsi presentati da Herambiente, la società che avrebbe voluto portare al massimo la capacità dell’impianto.

Il Tar Molise considera inammissibile il primo, con cui l’azienda contestava la delibera della giunta regionale (del 19 maggio 2015, numero 231) che chiedeva di apportare alcune variazioni all’impianto di coincenerimento dei rifiuti. Valuta infondata l’istanza con cui Herambiente ha impugnato la cosiddetta Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata a luglio 2015 dalla Regione Molise che aveva stabilito pure il limite dei rifiuti da bruciare: al massimo 93.500 tonnellate all’anno. Qualche piccola apertura viene fatta sul terzo ricorso relativo al Piano regionale dei rifiuti del 2016 e alla Valutazione ambientale.In quest’ultimo caso, i giudici hanno individuato dei vizi procedurali nell’approvazione del Piano da parte del Consiglio regionale. Ma non cambia nella sostanza il pronunciamento dei giudici di via San Giovanni che hanno considerato preminente la tutela ambientale.

Le mamme ‘coraggio’ tirano un sospiro di sollievo: da anni stanno combattendo per tutelare i loro figli da un ambiente considerato avvelenato dai fumi e dalle polveri sottili emesse da quella centrale. L’inquinamento, a loro dire, ha fatto schizzare alle stelle tumori, leucemie e malattie cardiovascolari. Gli aborti, poi, sono aumentati del 30%.
«Oggi è una giornata importante per la Valle di Venafro: gli interessi economici non possono prevalere sul diritto alla salute», il commento dell’avvocato Carmela Auriemma, legale dell’associazione ‘Mamme per la salute’ che si è costituita in giudizio assieme al comitato ’Donne 29 agosto’.

«Siamo felicissime per aver raggiunto questo obiettivo: anche i giudici hanno confermato l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata ed è quello che volevamo. Abbiamo scongiurato – aggiunge il legale – il pericolo che vengano bruciati rifiuti tritovagliati nell’inceneritore di Pozzilli e l’aumento del quantitativo da bruciare come consentito dall’applicazione dello Sblocca Italia».

Un entusiasmo condiviso dall’avvocato Alfredo Ricci, legale rappresentante del Comune di Montaquila: «Il Tar Molise, riconoscendo anche la piena ammissibilità dell’intervento del Comune di Montaquila (confinante con il territorio di Pozzilli, in cui sorge l’impianto, ndr), ha confermato la legittimità delle prescrizioni che la Regione aveva imposto a Herambiente con l’Aia e quindi con l’autorizzazione all’esercizio dopo aver effettuato delle modifiche all’impianto.Condizioni volte a salvaguardare in maniera maggiore la salute dei cittadini e l’ambiente e che sono state ritenute pienamente condivisibili nel merito e sul piano giuridico».
L’impianto dista poche centinaia di metri dal Comune di Montaquila e da Roccaravindola. «E’ importante che il Tar – l’analisi dell’avvocato Ricci – abbia incentrato la sua sentenza sul principio di precauzione, su cui avevamo insistito in fase di discussione, un principio di matrice comunitaria che viene applicato in materia di tutela ambientale: qualora ci sia un dubbio su un impianto o una tecnologia che può risultare pericolosa per la salute e per l’ambiente, anche se non ci sono certezze scientifiche, bisogna adottare sempre le soluzioni di maggiore salvaguardia».

Contro il potenziamento dell’inceneritore si sono schierati anche il Comune di Venafro, la Provincia di Isernia, il Parco dell’Olivo e la Regione Molise. Parte in causa anche il Codacons con gli avvocati Massimo Romano e Pino Ruta, le aziende Smaltimenti Sud e Giuliani Environment, rappresentate dai legali Salvatore Di Pardo, Giuliano Di Pardo e Nicola Scapillati.
E’ molto probabile che Herambiente decida di rivolgersi al Consiglio di Stato per far valere le sue ragioni.

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