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Ex Fornace, un bel simbolo di archeologia industriale che rischia di diventare una torre

E’ stata la prima industria di Termoli, uno stabilimento di mattoni all’avanguardia che ha aperto i battenti nel 1928. L’edificio attuale è stato realizzato nel 1964 con la meccanizzazione. Oggi, vent’anni dopo la chiusura della fabbrica di Italo Sciarretta e Rocco Crema, su quel terreno – privato – c’è un progetto di un condominio a sette piani, presentato da un imprenditore locale. Una ipotesi edificatoria che risale ad alcuni anni fa, in epoca Di Brino, grazie alle larghe maglie del Piano Casa che consente la demolizione e la ricostruzione con nuove destinazioni d’uso. «Sarebbe un vero peccato cancellare un fabbricato che ha valore storico e che altrove hanno trasformato in musei e luoghi di pregi» commenta l’assessore all’Urbanistica Pino Gallo, che alza le mani: «Purtroppo il Comune non può intervenire, il terreno è privato così come il rudere dell’opificio. Ma mi auguro che qualche imprenditore illuminato comprenda le potenzialità della ex fornace». Intanto si fanno insistenti le voci – non confermate in Municipio – che alcune catene commerciali sarebbero interessate a rilevare l’area. Tra queste anche Decathlon. Voi cosa ne pensate? Cosa sarebbe meglio? Rispondete al sondaggio.

E’ stata la prima fabbrica di Termoli, ed è un simbolo anche per questo. Ha aperto il 2 giugno 1928 come stabilimento di mattoni, chiudendo per fallimento nel 1998. Lo stabile attuale, realizzato nel 1964 con la meccanizzazione degli impianti, è un bellissimo esempio di archeologia industriale, e nella zona costituisce un “unicum”. Oggi luogo di degrado e abbandono, la vecchia Fornace di Italo Sciarretta e Rocco Crema si trova al centro di un terreno privato. E su quel terreno, alcuni anni fa – in epoca Di Brino sindaco – un imprenditore locale vorrebbe realizzare un grattacielo. Una “torre”, un palazzo di sette piani nel cuore di un quartiere residenziale in contrada Santa Maria Valentina, proprio sulla linea di confine con la nuova Porticone, dove insiste una della più grandi lottizzazioni di Termoli.

Il terreno della ex Fornace, coinvolta da alterne vicende fra cui un sequestro per ragioni ambientali e una bonifica dall’eternit con il quale era realizzata la copertura, appartiene ai privati. L’area, secondo il Piano regolatore, è deputata a verde pubblico attrezzato e a attività produttive. Ma il Piano Casa, la famosa legge 30 di Michele Iorio, con le sue larghe maglie, ne permette la demolizione e la ricostruzione con altra destinazione d’uso. In teoria il vecchio opificio potrebbe diventare tutto: palazzi, condomini, alberghi, ristoranti, negozi, grattacieli. Ed è proprio un grattacielo l’unica ipotesi più concreta, al momento. L’idea è di un imprenditore termolese, che ha portato in Municipio un progetto di massima per realizzare un alto palazzo svettante al centro di quell’area, comprensivo di illuminazione al led con raggi circolari, stile Tokyo.

«Da quando si è insediata la nostra Amministrazione – spiega l’assessore all’Urbanistica Pino Gallo – non ci sono stati atti in merito, né manifestazioni specifiche. E francamente spero che progetti simili lascino spazio a ipotesi di valorizzazione dell’edificio, che ha un suo valore architettonico. Il mio augurio è che si voglia ristrutturare l’ex opificio di laterizi senza stravolgerlo, conservandone anzi l’identità, sull’esempio di città come Milano o Torino».

Ovviamente il Comune di Termoli ben poco può fare per frenare le cementificazioni che la legge consente. «Possiamo arginare progetti esagerati, ridurli, semmai abbassare la cubatura, come siamo riusciti a fare per l’ex palazzo Rocchia davanti San Timoteo, dove è stata fatta una interpretazione non sulla cubatura ma sulla superficie lorda coperta, che la proprietà ha recepito positivamente. Ma resta il fatto che quel terreno è privato».
Un terreno che trasuda storia e ricordi.
«Era uno stabilimento di laterizi all’avanguardia negli anni venti – ricorda Giovanni De Fanis, storico che ha dedicato un approfondimento alla ex Fornace pubblicato qui – Un tempo pieni di rumori e sudori, con quell’enorme piazzale sempre pieno di operai, mattoni, carretti trainati da cavalli e camion».

Per settant’anni esatti, dal 2 giugno 1928 al 31 luglio, capannoni e piazzale – che hanno subito trasformazioni e abbattimenti – sono stati il cuore pulsante della prima, importante, moderna fabbrica di Termoli: la «Società Rag. Italo Sciarretta e C.». Teatro di lotte operaie, scioperi, postazione privilegiata per il passaggio alla meccanizzazione, non ha mai perso, malgrado il degrado nel quale è piombato nell’ultimo ventennio, le sue caratteristiche architettoniche che lo rendono un esempio edilizio introvabile altrove. «Ecco perché sarebbe un vero peccato demolirlo» commenta ancora l’assessore Gallo.
Sulla ex Fornace di laterizi circolano voci, che in queste ultime settimane sono diventate più insistenti ma non hanno trovato nessuna conferma ufficiale, di interessi commerciali.

L’ultima “news” riguarda un presunto – e molto ipotetico – atterraggio di Decathlon, il magastore di prodotti e attrezzature per lo sport. Ne parlano molti, ma senza certezze né dettagli: chi ha orecchiato una cosa, chi un’altra. Ma al Suap di Termoli non risultano richieste. D’altra parte la zona non è delle più felici per un’area commerciale, essendo fuori portata rispetto all’autostrada. «Piuttosto – scherza (a nemmeno troppo) l’assessore – perché qualcuno non si fa venire la brillante idea di riconvertirlo in loft?».

Termoli come la Grande Mela? E perché no, in fondo? Il loft – letteralmente mansarda, soffitta – è un’abitazione ricavata da un ambiente unico, che di solito è un grande spazio industriale o commerciale dismesso, quasi senza divisori e con soffitti altissimi. Una soluzione che si ispira alle case-atelier degli artisti newyorkesi a inizio anni 70, che evita il consumo di territorio con una riconversione residenziale o a uso uffici e negozi di manufatti caratteristici.
Un sogno per Termoli e il Molise? Una utopia romantica, o una possibilità di qualche imprenditore “illuminato”? Chissà che per la ex fornace non si aprano le porte di una second life.

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