La guerra dei roses campobassana

Stop all’apertura del Lidl: il Tar blocca il mega centro commerciale della città

Il 28 aprile i giudici del Tribunale amministrativo hanno accolto il ricorso di Laura Potito stoppando il terzo centro commerciale di Campobasso che doveva essere costruito nelle vicinanze delle ’Casermette’ su un’area di 12mila metriquadrati, tra il ’Pianeta’ e il ’Monforte’. Per il Tribunale di via San Giovanni «oltre ad essere stati lesi gli interessi della ricorrente», sulla vicenda va «fatta chiarezza». La storia, che sta assumendo i contorni di un giallo, potrebbe riservare ulteriori clamorosi sviluppi.

Di ruspe ed escavatori nemmeno l’ombra. Non c’è neppure la rete arancione che delimita i cantieri per l’inizio dei lavori. Una naturale conseguenza dopo i dissidi tutti interni alla famiglia Potito finiti davanti ai giudici amministrativi. Un po’ la ‘guerra dei Roses’ in salsa campobassana. Al centro della contesa un grosso terreno di 12mila metri quadrati. Non un’area qualsiasi, ma grande quanto quella delle vicine ‘Casermette’ e che avrebbe dovuto ospitare il più grande centro commerciale di Campobasso, forse dell’intero Molise. Siamo in contrada Colle delle Api, proprio in mezzo ai due megastore del capoluogo: il ‘Pianeta’ e il ‘Monforte’.

Il Tar Molise ha bloccato il progetto con un’ordinanza del 28 aprile accogliendo il ricorso presentato da Laura Potito, proprietaria di un quarto del terreno e difesa dagli avvocati Salvatore Di Pardo, Andrea Latessa e Gianni Spina, contro la Potito spa, la società composta dai fratelli Luigi, Alfredo e Filomena, i cui interessi sono stati curati dai legali Pino Ruta e Margherita Zezza.

Una querelle che ha coinvolto anche il Comune di Campobasso. Scaduta la convenzione del 2004 stipulata per il cambio di destinazione d’uso dell’area (da agricola a commerciale), il 2 dicembre 2016 la giunta Battista ha approvato una delibera (numero 267) per la proroga della concessione propedeutica alla costruzione del centro commerciale. Due le conseguenze dell’atto: una amministrativa, l’altra giudiziaria. Da una parte infatti ha spaccato l’esecutivo comunale perchè non venne votata dall’assessore alle Attività produttive Salvatore Colagiovanni (assente in quella seduta). Determinante, invece, il sì della titolare dell’Urbanistica Bibiana Chierchia.
Al tempo stesso, il provvedimento del Comune viene preso solo a favore della Potito spa, considerata unica proprietaria di tutte le aree e dunque legittimata a procedere con la costruzione del centro commerciale. Dopo essere stata ‘estromessa’, Laura Potito ha impugnato l’atto e si è rivolta al Tar Molise.

Nell’ordinanza del 28 aprile, i giudici hanno riconosciuto che il provvedimento del Comune è «effettivamente lesivo dell’interesse della ricorrente in quanto ad esso si riconnettono il protrarsi e il modificarsi degli effetti dell’originaria convenzione (quella del 2004, ndr)» mentre la convenzione «e la novazione soggettiva delle parti private in convenzione (nel passaggio dai singoli congiunti della famiglia Potito alla Potito spa) ha prodotto una non giustificata estromissione della ricorrente dalla convenzione, come integrata e prorogata». E poi «valutato che la ponderazione degli interessi coinvolti nella vicenda induce a ritenere opportuna la sospensione cautelare degli effetti dell’atto impugnati anche negli interessi della società resistente, affinchè non si ingeneri un indebito affidamento in potenziali aventi causa, nonché del Comune, affinchè non siano intraprese iniziative di trasformazione edilizia prima che sull’intera vicenda non sia fatta chiarezza».
Anche per i giudici, insomma, c’è un’ambiguità di fondo sulla vicenda né è chiaro come sia avvenuto il passaggio di proprietà della parte di terreno intestato a Laura Potito. Intanto in contrada colle delle Api non va costruito, nonostante la Potito spa abbia già stipulato contratti di affitto con Lidl Trony e Risparmio casa Invest per circa 600mila euro: i loro locali avrebbero occupato metà della cubatura del centro commerciale. L’altra metà sarebbe stata ancora da locale, con guadagni presumibilmente simili, altri 600mila euro, per un totale dunque di un milione e 200mila euro di solo affitti.
Il Tar invece per evitare «indebiti guadagni di terzi» ha bloccato tutto fino al 27 settembre, quando pronuncerà la sentenza.

Infine, sembra che la storia non sia finita qui: pare che ci siano ulteriori risvolti clamorosi non di natura amministrativa, ma addirittura penale. Gli avvocati Salvatore Di Pardo, Andrea Latessa e Gianni Spina non si sbilanciano e mantengono uno stretto riserbo sulla vicenda. «Preferiamo non fare commenti attesa la delicatezza della vicenda», le uniche parole dei legali. Bocche cucite, dunque, in attesa di capire come finirà la storia del progetto naufragato del terzo centro commerciale della città che sta assumendo i contorni di un giallo. SP

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