Politica

Crack del Comune: 5 milioni di euro di debito. Il Consiglio dichiara il dissesto finanziario

Il Comune di Portocannone è ufficialmente in dissesto finanziario. Ieri sera, durante la seduta del Consiglio comunale, l’assise consiliare ha votato a maggioranza la delibera che avvia la procedura di dissesto, ossia del fallimento economico - finanziario dell’Ente. «In questi sette mesi - dichiara il primo cittadino, Caporicci - tutta la maggioranza ha lavorato affinché non si arrivasse a questo epilogo della vicenda. Ma sono i numeri, impietosi e negativi che lo impongono». Contraria la minoranza che vota contro. «Non discutiamo i numeri - replica l’ex sindaco Mascio - ma siamo contrari a tale decisione e favorevoli ad una soluzione politico amministrativa».

E’ stato un Consiglio comunale “intenso” e partecipato, quello svoltosi ieri sera presso la sala consiliare di Palazzo Manes del piccolo centro di origine arbresche . Il clima teso e un’aria pesante hanno avvolto i lavori del massimo organo comunale, che ha dichiarato, comunicato e votato a maggioranza il dissesto economico finanziario dell’Ente. In parole povere il fallimento. Troppo alto il debito per riuscire a ripianarlo con un piano di rientro decennale (Ex articolo 243 Bis del TUEL). 5milioni e 335mila euro è la somma ad oggi calcolata. Una somma, tuttavia, ancora suscettibile di variazioni in rialzo.

Un’ora e mezza nella quale si è prima approvato il verbale della seduta precedente e votato all’unanimità “Il regolamento comunale del volontariato individuale”, un’iniziativa che ha lo scopo di disciplinare gli interventi e i servizi di volontariato che l’Ente intende garantire nel proprio territorio quali attività solidali, utili alla popolazione, integrative e non sostitutive dei servizi di propria competenza. Un sorta di antipasto che ha presto lasciato spazio, concentrazione e attenzione alla discussione dell’unico vero punto all’ordine del giorno: la proposta di delibera per la dichiarazione del dissesto economico-finanziario dell’Ente comunale.

A illustrare la proposta di delibera sono stati il segretario comunale la dottoressa Mazza, la quale ha dettagliato con precisione ogni criticità e opacità finanziaria della passata gestione amministrativa. In particolare si è fatto riferimento agli oltre 3 milioni di euro relativi all’anticipazione di cassa mal contabilizzati che hanno generato avanzi di cassa fittizi, all’utilizzo improprio dei fondi dell’ambito sociale, di cui Portocannone è stato comune capofila sino allo scorso 31 ottobre. Debito del quale ancora «oggi non è possibile avere una somma definitiva», alle inadempienze economiche con l’Unione dei Comuni, Equitalia e professionisti vari che nel corso degli anni hanno collaborato con l’Ente. A pesare come un macigno sulla decisione presa dalla maggioranza è il parere ricevuto dalla Corte dei Conti lo scorso Novembre: «Forti criticità economiche finanziarie, amministrazione poco trasparente».

Un parere chiesto dall’intera assise comunale lo scorso 2 agosto per verificare la procedura di approvazione del Bilancio 2015, fatto dalla gestione Mascio, nonostante il parere negativo del Revisore dei Conti. I giudici contabili non solo hanno verificato l’anno 2015, sottolineando l’errore compiuto dall’attuale minoranza consiliare, ma hanno chiesto, anche, di verificare se tale errore fosse stato commesso anche negli precedenti 2013 e 2014. In totale in questi tre anni le anticipazioni di cassa sono stati di oltre tre milioni. Ed essendo state mal iscritte in Bilancio hanno «falsato per tre anni consecutivi il risultato di gestione economico finanziario dell’Ente».

A questo si deve aggiungere il buco presente in seno all’Ambito sociale del basso Molise, in otto anni di presidenza Mascio. Un buco che si aggira intorno ai 600mila euro, utilizzati dal comune per «fini diversi rispetto alla loro destinazione prevista ossia finanziare i servizi a favore di disabili e anziani. Tale somma, comunque, non è definitiva ma suscettibile di variazioni perchè non ancora tutti gli anni, otto, nel quale Portocannone è stato comune capofila sono stati rendicontati. Il comitato dei Sindaci dell’Ambito – il Cda dell’ambito sociale – con molto probabilità affiderà, nelle prossime settimane, la propria rendicontazione ad una agenzia specializzata per «venire a capo del debito e avere un somma definitiva alla quale fare riferimento».

«Non mi fa piacere essere qui oggi a dovere spiegare uno scenario, che avrà, purtroppo, dei risvolti pesanti sull’intera vita della comunità – dichiara il Sindaco Caporicci nel suo primo intervento – . Intraprendiamo una strada obbligata dai numeri negativi che la passata gestione amministrativa ci ha consegnato». «Io e la mia maggioranza- continua Caporicci – abbiamo lavorato in questi nostri primi sette mesi affinché si potesse evitare il dissesto. Io stesso, sino a quando non è arrivato il parere della Corte dei Conti a novembre, ero fiducioso di potere uscire da questa situazione in maniera diversa, magari con la procedura di riequilibrio decennale dell’articolo 243 bis del TUEL. Ma non è così, la realtà dei numeri è un’altra e il nostro comune non ha la forza economica per poter uscire e rientrare dal debito attraverso un piano decennale: son troppi 530 mila euro annui, impossibile per le nostre casse, per il nostro bilancio comunale».

Al Sindaco replicano i consiglieri di opposizione Mascio e Gallo, rispettivamente ex sindaco e ex vicesindaco nonché assessore al bilancio. «Non contesto i numeri elencati e relazionati – dichiara Mascio – perchè abbiamo vedute diverse: distinte e distanti. Sono contro la vostra decisione perchè credo che dichiarare il dissesto finanziario sia un errore che peserà sull’intera comunità. Io, noi, siamo per una risoluzione politica della situazione». Lo stesso ex Sindaco, al termine dell’intervento fa mettere agli atti una relazione nella quale dichiara che «ha sempre lavorato per il bene della comunità, nella legalità e con trasparenza». Fa eco alle parole dell’ex sindaco il collego di minoranza Adamo Gallo il quale, così come Mascio, consegna, e mette agli atti, una relazione nella quale dichiara la propria contrarietà all’avvio della procedura di dissesto.

Replica a entrambi Caporicci. «Rimango perplesso dalle considerazioni fatte sull’opportunità o meno della scelta se fare o meno il dissesto. Il dissesto, ripeto, non è una nostra scelta, e dopo la sentenza della Corte dei Conti a imporlo sono i numeri. Non posso accettare che mi si suggerisca un’uscita politica da questa situazione se non mi si prospetta un’alternativa al dissesto». «L’alternativa esiste o no? – si domanda e chiede il Sindaco rivolto alla minoranza – Spate benissimo che la risposta è no. Questa non è una scelta dell’attuale Amministrazione ma una conseguenza della poco attenta e poca ponderata della passata gestione amministrativa».
La delibera per accedere alla fase di dissesto viene approvata e resa immediatamente eseguibile dal voto favorevole della maggioranza, otto, e dal voto contrario della minoranza, tre.

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