Cronache

Sistema Gazzetta: il processo dell’editore Annunziata si rifarà

Il processo per estorsione a carico di Ignazio Annunziata, editore del free press La Gazzetta del Molise, sarà rifatto. Dopo nove mesi di detenzione l’uomo è tornato in libertà su decisione della Corte di Appello di Bari che ha stabilito la revisione del primo processo tenutosi al Tribunale di Campobasso in cui Annunziata era stato condannato a 5 anni di reclusione.
A darne notizia è l’avvocato Vincenzo Iacovino il quale, assieme al collega Andrea Ruggiero, ha preso in carico il caso dell’editore dopo la sentenza di primo grado arrivata nell’aprile del 2016.

La vicenda è ancora quella legata alla maxi inchiesta sul cosiddetto Sistema Iorio di cui Annunziata è stato uno dei protagonisti principali. Il processo, diviso in diversi filoni, partì proprio dalla denuncia dell’ex presidente di Molise Acque, Giorgio Marone, il quale si riteneva non solo ingiustamente diffamato dalla Gazzetta del Molise che sulla gestione dell’azienda speciale aveva pubblicato diversi articoli di stampa, ma anche sottoposto a pressioni dall’editore Annunziata in merito a una convenzione stipulata tra l’ente pubblico con il giornale.
Per la diffamazione l’editore fu prosciolto, mentre per l’estorsione fu ritenuto colpevole e condannato alla pena di anni 5 di reclusione e 1000 euro di multa. Annunziata finì in carcere, gli avvocati lo fecero uscire quasi subito «per gravi e accertati motivi di salute» facendogli ottenere una misura meno afflittiva, cioè la detenzione domiciliare.

«Tante e coerenti le ragioni dell’editore portate all’attenzione della Corte di Appello di Bari. La IV Sez Penale – scrive ancora Iacovino – riunita in camera di consiglio, composta dal Presidente dott. Giancarlo Pecoriello, dal Consigliere dott. Salvatore Russetti e dal Consigliere Relatore dott. Giuseppe Dibisceglia, sentito il Procuratore Generale, che ha espresso parere favorevole, ha accolto le richieste della difesa e con provvedimento del 20 gennaio 2017 ha emesso ordinanza di revisione avverso la sentenza del Tribunale di Campobasso. Va premesso che il giudizio di revisione di sentenze passate in giudicato, cioè non più appellabili, può essere richiesto tra le altre ipotesi previste dal l’art 630 cpp se dopo la condanna siano sopravvenute nuove prove che, sole o unite a quelle già valutare, dimostrino che il condannato deve essere prosciolto. La Corte di Appello, accogliendo in pieno le richieste degli avvocati difensori di Annunziata, ha dato atto non solo che nel dibattimento non sono stati escussi i testi a difesa del l’imputato, ma ha altresì valutato la produzione, in sede di revisione, di documenti che non erano stati prodotti dinanzi al Tribunale. La Corte ha quindi valutato la novità delle prove fornite dagli avvocati Iacovino e Ruggiero, ritenendo possibile, se non addirittura probabile, un proscioglimento da tutte le accuse che invece, per i giudici di Campobasso, meritavano il carcere, di fatto inflitto all’editore. Nell’ordinanza della Corte di Appello di Bari si legge che la minaccia che avrebbe costretto il presidente di Molise Acque “fu quella di utilizzare strumentalmente il giornale per diffondere notizie lesive della dignità personale e della posizione politica” del presidente, “in realtà gli unici articoli prodotti nel dibattimento (…) non sono lo strumento attraverso il quale furono esercitate le minacce. Sia perché successivi alla data della consumazione dell’estorsione. Sia perché la pubblicazione di tali articoli sarebbe in contraddizione con la tesi accusatoria: infatti, se l’estorsione si consumò, e quindi l’Annunziata conseguì la sua finalità, non vi sarebbe stata ragione che fossero pubblicati degli articoli contro il Presidente, con il rischio per l’Annunziata di ledere irreparabilmente la possibilità di avere successive proroghe del servizio”».

Il processo a carico di Annunziata dunque si sposta a Bari.

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