Cronache

“Retroscena di un mostro di sound”. Dopo il rave party solo danni, rifiuti e incredulità

Per tre giorni, lo scorso fine settimana, un capannone della zona industriale di Mafalda è stato «occupato» per organizzare un rave party che ha richiamato presenze da tutta Italia e anche dall’estero. Lo stabile è stato trasformato in uno spazio abusivo in cui sono stati sistemati degli impianti audio impressionanti in grado di sparare musica a palla ma anche luci e altre strutture che hanno fatto da cornice all’evento denominato ‘Bordell 23 Center Italy’. All’indomani della «festa» sono rimasti i danni, i rifiuti e i resti del passaggio di questo accampamento che, in sostanza, è stato preparato e studiato data la portata e i mezzi impiegati. Intanto, continuano le indagini delle forze dell’ordine per fare chiarezza sull’accaduto. Non si escludono sviluppi.

Ha fatto parlare di sé per diversi giorni ma il «rave party» abusivo organizzato in un capannone della zona industriale di Mafalda ha lasciato anche uno strascico di danni e tanta sporcizia. Le foto circolate in rete non lasciano spazio a troppe interpretazioni e fanno capire come lo stabile – senza alcuna autorizzazione – sia stato trasformata in una sorta mega discoteca capace di richiamare soprattutto giovani provenienti da tutta Italia e dall’estero. L’evento, a quanto pare denominato ‘Bordell 23 Center Italy’ e organizzato dal 22 al 24 ottobre nell’area che si trova a poca distanza dalla Trignina, è stato studiato nei dettagli, non appare come un qualcosa di improvvisato. Per capire la portata dell’iniziativa – che a questo punto coinvolge molti fedelissimi di questo genere di «feste» basta osservare le foto pubblicate.

A lasciare stupefatti, sono gli impianti utilizzati per diffondere la musica ad alto volume. Delle mega strutture formate da casse giganti e capaci da fare invidia a quelle dei concerti dei grandi nomi della musica. Ma ci sono anche degli allestimenti «dedicati» a questa manifestazione non autorizzata, disegni, murales e altre opere realizzate o trasportate per l’occasione, addirittura un robot. Qui, per circa tre giorni, più di mille persone, numero che si potrebbe moltiplicare anche per quattro o per sei, secondo stime non ufficiali – anche perché qui di ufficiale non c’è nulla – si sono date appuntamento e hanno «popolato» l’area industriale. Un accampamento tra auto, furgoni, camper e dei camion che fanno riflettere: «ma da dove e come hanno fatto ad arrivare fino a qui?». Sul manifesto che circola sul web c’è anche un invito: «People make the party, respect yourself and the place» (la gente fa la festa, rispetta te stesso e il posto).

Chi paga i danni? Nelle foto sacchi di rifiuti, i resti della «festa», scritte sui muri e un capannone di cemento che rappresenta un pezzo di storia per tanti lavoratori e utilizzato per allestire questo evento che ora rimbalza sui social network. E una foto si riferisce proprio agli impianti: «Retroscena di un mostro di sound». Sulla vicenda sono in corso le indagini e gli accertamenti delle forze dell’ordine che hanno raccolto informazioni per fare chiarezza sull’accaduto. Un dato è certo: nessuno ha autorizzato questo «rave party» e potrebbero scattare anche dei provvedimenti. Nelle prossime settimane si conosceranno ulteriori sviluppi. Dell’evento dello scorso fine settimana restano solo queste foto e i ricordi di chi ha partecipato scatenandosi in pista, «travolto» da musica sparata a palla.

Più informazioni