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Antonio Mautone, il dandy delle scarpe innamorato del piano. “Non so cosa farò da grande”

Antonio Mautone, 74 anni tra meno di un mese, niente matrimonio, niente figli. Un nome conosciuto da tutti in città. E’ l’uomo delle scarpe sul Corso Nazionale, ma anche un amante di cultura, musica, appassionato di pianoforte - ne ha due, uno piccolo in pellicceria e uno a coda a casa - oltre a essere il bravissimo sarto che cuce le pelli. Una vita nel commercio e un impegno, sconosciuto a molti, anche nel sociale e nella politica. In questa intervista Antonio Mautone parla di Termoli, dei suoi cambiamenti passati e di quelli futuri, come il tunnel. «Non so cosa farò da grande, potrei anche andare sulla Luna».

È conosciuto da cinque generazioni – parola sua – «ma quando i più giovani mi salutano – racconta – devo chiedere chi sono i loro genitori per capire di chi si tratta». Per conoscere e riconoscere lui, invece, non c’è bisogno di troppe domande, tantomeno di ricostruire l’albero genealogico della sua famiglia. Basta un nome e un cognome: Antonio Mautone. Volto noto della città, un personaggio vero. Di quelli che basta chiedere a chiunque per sentirsi dire «si, certo che lo conosco, quello delle scarpe». E proprio le scarpe lo hanno reso famoso in città, con quell’attività che da quasi 60 anni “domina” sul Corso di Termoli.

Tutti conoscono l’uomo, il personaggio, il commerciante. Pochi invece la persona, quello che va oltre la sua attività e che raccontano i suoi 74 anni di vita – da compiere tra meno di un mese – che camuffa perfettamente con i suoi outfit impeccabili, coraggiosi e intraprendenti. Grande appassionato di musica classica e soprattutto di pianoforte. La folgorazione? «A 12 anni, forse anche prima, quando ho sentito il mio primo Beethoven». Una passione tanto grande che qualche spartito compare anche tra le carte al negozio. Per ricordare gli anni in cui trascorreva i pomeriggi a lezione dalla signora Laura, moglie di La Penna. E allora perché non continuare? «Ho avuto tante occasioni, ma sono pigro e poi l’attività commerciale mi prende tempo».

Seduto al tavolino del bar («io non ce l’ho lo studio») chiede il solito caffè, ma cambia idea e sceglie un succo di frutta. «Saranno anni che non lo bevo», dice mentre accende la prima sigaretta di una lunga serie: «Fumo da sempre, da quando avevo 13 anni forse, o anche prima, con tutte le sigarette che ho comprato in vita mia potevo comprarmi un appartamento».

«Che faccio? Parlo io o mi fai le domande?». Impossibile gestirlo, perché inizia a raccontare di sè. Parte in italiano e finisce in termolese, come è ovvio che sia per uno come lui, che termolese lo è nel sangue.

Come è cambiata Termoli in 57 anni?
«In peggio, l’economia è andata a scendere. La classe media si è impoverita, quella povera è finita sotto terra».

E perché?
«Perché è cambiato il sistema commerciale, il sistema economico della città. E anche la città ovviamente, a partire dal Corso, che non mi piace più. E non mi vergogno a dirlo e nemmeno a pensarlo. Non mi piace Corso Nazionale senza arredi, dovevano esserci ma non ci sono, gli alberi si mettono e non si tolgono. I politici termolesi non sono all’altezza di Girolamo La Penna, lui ha creato l’economia a Termoli portando in città la Fiat che ha dato il via a tutto il resto. Quelli che ci sono e che ci sono stati hanno creato solo problemi, come con lo Zuccherificio che hanno fatto finire, o il porto che solo grazie a Marinucci è attivo».

Lei è decisamente uno senza peli sulla lingua e con idee molto personali. Mai pensato di fare politica?
«Bella domanda, me lo hanno sempre proposto ma non ho mai accettato, sono nato con uno spirito libero democraticamente.»
(In realtà una volta si è candidato, a supporto di Remo Di Giandomenico sindaco , ma senza fare campagna elettorale. E malgrado questo ha racimolato pure una cinquantina di voti)

Il suo spirito libero in cosa si concretizza?
«Mi oppongo al razzismo e ho sempre partecipato alla realizzazione di tante attività e progetti culturali per il bene di Termoli. Ma quasi nessuno lo sa».

Cioè?
«Io ho partecipato all’organizzazione di una serie di manifestazioni canore di giovani pianisti termolesi, come Luigi Spinozzi e Antonio Artese. Ho organizzato la prima serie di concerti pianistici nella saletta del seminario abbandonato, sono stati 10 concerti con artisti che ora girano il mondo e che ho ritrovato grazie a feisbùk – dice proprio così – e che mi hanno chiesto l’amicizia, all’inizio non li avevo riconosciuti ma poi mi sono ricordato parlando con loro. Ho anche proposto di costruire la Scalinata del Folklore, l’idea è nata da me e dal pittore Giovanni Senatore».

Che rapporto ha con la tecnologia e i social network?
«Un buon rapporto», abbrevia lui che su facebook ha più di 900 amici che seguono e leggono post di ogni genere, dalla politica, alle riflessioni passando anche per le barzellette e quelli più comici che lui condivide ogni giorno. Una bacheca sempre aggiornata e sempre piena di commenti e like.

E del tunnel, l’argomento caldo del momento, cosa ne pensa?
«Stiamo regalando il centro cittadino a un privato e non ho paura di dirlo, contro il volere della maggioranza dei cittadini. Tutto ciò che è movimento fa bene, non fa bene deturpare un paesaggio antico come il Borgo con il tunnel e una massa di cemento. Perchè non approfittare dello spazio di piazza Donatori di Sangue e magari inserire delle navette gratuite che collegano al centro? Che poi secondo me il centro parte dalla Madonnina. E il lungomare? Pure quello bisogna far funzionare.

Cosa farebbe, da politico?
«Farei muovere l’economia, per fare in modo che si crei impresa e mi impegnerei nel sociale. Come ho fatto, con l’assessore Maria Chimisso e Franco D’Allava. Abbiamo curato la nascita di un centro a favore delle persone indigenti all’ospedale vecchio».

Il negozio di scarpe, la pellicceria nel palazzo sopra alla sua attività, dove trascorre gran parte delle sue giornate e il pianoforte. Sono queste i tre elementi che caratterizzano Antonio Mautone. E un piccolo, brevissimo concerto al piano lo regala, mentre lascia sul grande tavolo da lavoro della pellicceria gli strumenti per lavorare le pelli. Toglie via la copertura al piano nascosto in un angolo e comincia a suonare. «Mi ricordo poco perché non ho mai tempo di esercitarmi».

«Sono nato con la grande passione per il piano, non so dirti come e perchè, ma mi piace. Poi è arrivato il negozio di scarpe e infine la pellicceria. Sono in pensione ormai, ma non resto a casa a far niente. E poi non so cosa farò da grande, sarei contento di andare sulla Luna, rifarei ciò che ho fatto». E magari chissà, in futuro entrerà anche in politica. E per la cronaca, solo per la cronaca, zia Lucrezia morì a 108 anni.

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