Sicurezza, integrazione e clamorose sviste

A 2 anni dalla diagnosi, per il malato non c’è cura. “Il Cardarelli deve restare insicuro”

Il 5 aprile 2014 sono stati consegnati all’Asrem i risultati delle indagini sulla vulnerabilità sismica dell’ospedale più importante della regione. La commissione che se ne è occupata ha evidenziato le criticità del nosocomio, indicato anche gli interventi più urgenti da fare e rilevato che l’azienda sanitaria non aveva richiesto ulteriori approfondimenti. La Cattolica, intanto, rispondendo alla direzione generale per la salute guidata da Marinella D’Innocenzo, ha sostenuto che i locali di Largo Gemelli in cui saranno trasferiti interi reparti del Cardarelli, sono sicuri. Il documento che attesta il suo collaudo è in possesso della Regione da anni, eppure la strapagata dg due mesi fa lo ha negato. Solo il Movimento 5 Stelle ha chiesto che si faccia chiarezza.

Lo studio più recente sulla vulnerabilità sismica dell’ospedale Cardarelli è quello commissionato dall’Asrem al professore dell’Università del Molise, Giuseppe Fabbrocino. L’ingegnere, messo a capo di una commissione di revisione, il 5 aprile del 2014 ha consegnato all’azienda sanitaria un rapporto sulle indagini eseguite su componenti strutturali, su materiali e dettagli costruttivi. Dalle verifiche su travi, pilatri e pareti del nosocomio di contrada Tappino è emerso un quadro a tinte fosche: da un lato si evince che l’ospedale non è messo poi così male come si pensava, e dall’altro, però, si raccomandavano interventi che non sono mai stati eseguiti e ulteriori approfondimenti mai commissionati. Quasi ci fosse – questo il sospetto del Forum per la sanità pubblica – una volontà sottaciuta di far restare il Cardarelli in questo limbo di presunta inadeguatezza.
«L’ospedale – ha sintetizzato il presidente del Forum Italo Testa diffondendo il rapporto del 2014 – è conforme alla normativa dell’epoca, ma è chiaro che se ci dovesse essere una forte scossa di terremoto potrebbe andare giù esattamente come giù potrebbero andare altri edifici pubblici quali la Prefettura, il Comune o la Cattedrale».

Le carenze e i problemi evidenziati nel report del 2014, e prima ancora in una perizia del 2009, riguardano, in particolare “l’esistenza di diffusi fenomeni di espulsione del copriferro e di barre di armatura scoperte in particolare lungo le facciate poste sul lato nord del complesso”. Una condizione di non poco conto “da affrontare tempestivamente” come suggeriva l’ingegnere Fabbrocino spiegando che solo in questo modo si sarebbe riuscito a contrastare il degrado progressivo del calcestruzzo “per effetto dei cicli di gelo e disgelo che si succedono nei periodi invernali, con conseguenze negative sia sotto il profilo della durabilità della struttura sia sotto il profilo della sua stabilità e sicurezza sotto azioni statiche e sismiche”. Al ’malato’ Cardarelli la cura suggerita (“ripristino delle sezioni strutturali, preceduto dal trattamento passivante delle armature”) non è mai stata prescritta.
Eppure, nelle conclusioni, l’ingegnere spiegava che “non sono state rilevate criticità rilevanti né a livello di prestazione dei materiali né a livello di dettagli costruttivi che sono in linea con quelli presenti in strutture coeve e con le prescrizioni della norma di riferimento all’epoca della progettazione”.
Cosa significa? In soldoni Fabbrocino fa notare che l’ospedale non è proprtio da buttare e che, pur non essendo conforme alle attuali leggi di riferimento sulla sicurezza antisismica (è stato costruito negli anni Ottanta), è perfettamente in linea con i parametri dell’epoca. Non solo: quando il terremoto in Molise c’è stato l’ospedale ha retto e i pazienti non sono mai stati trasferiti altrove. E questo qualcosa dovrà pur significare.
Il quadro sarebbe stato più confortante, però, se l’Asrem avesse commissionato altre indagini sul livello di sicurezza del fabbricato. Manca inoltre un approfondimento geologico per capire cosa c’è sotto il Cardarelli e in che condizioni sono le sue fondamenta. Tutti studi che l’azienda sanitaria “non ha mai richiesto” come c’è scritto nero su bianco nelle conclusioni della commissione di revisione.

Si è sempre detto che la messa in sicurezza del Cardarelli costerebbe alle casse pubbliche qualcosa come 60 milioni di euro. Tutto denaro che – e qui arriviamo a oggi – Frattura intende risparmiare integrando l’ospedale pubblico con quello privato e a due passi da contrada Tappino, cioè con la Cattolica. Del resto “da un punto di vista meramente strutturale la Fondazione Giovanni Paolo II – questo c’è scritto nei Programmi operativi sanitari – è una struttura ospedaliera moderna e razionale, adeguata alla più recente normativa antisismica, antincendio e di sicurezza”.
Da cosa l’abbia desunto la struttura commissariale è ancora un mistero visto che solo pochi mesi fa, il 5 luglio 2016, il direttore generale della Salute, Marinella D’Innocenzo, rispondendo alla richiesta del Movimento 5 Stelle di mostrare i certificati di collaudo statico di Cardarelli e Cattolica spiegava che “relativamente al collaudo statico della Fondazione Giovanni Paolo II, si informa che tali atti non sono in possesso della Direzione Generale per la Salute”. Mentre allegava i collaudi statici di primo, secondo e terzo lotto dell’ospedale pubblico.
Non appena il Forum per la salute pubblica ha ricordato questa risposta della D’Innocenzo, dalla Fondazione sono andati su tutte le furie dicendo, sostanzialmente, che non solo Cattolica è sicura, ma pure che la Regione lo sapeva benissimo essendo in possesso del collaudo “eseguito in data 21 maggio 2002 e depositato presso la Regione Molise – settore edilizia residenziale prot.n. CB/B/131/1 (art. 8 L.R. 6-6-1996 n.20)”.
Sbugiardando così la strapagata dg D’Innocenzo, la Direzione generale della Fondazione ci ha tenuto anche a precisare che la sua struttura «è stata costruita in applicazione di tutte le normative edilizie, comprese quelle antisismiche. L’edificio, di recente realizzazione, è stato inaugurato il 28 novembre 2002; anche se si volesse prendere in considerazione solo il parametro relativo all’età strutturale, questo rende il presidio più sicuro, di altri nosocomi realizzati negli anni ’70, secondo normative ampiamente superate». E’ così la Cattolica ha risolto il ’giallo sul collaudo’ ipotizzando una clamorosa svista da parte della D’Innocenzo che, vale la pena ricordarlo, a maggio del 2016 ha avuto 40 mila euro di aumento dal governatore Paolo Frattura il quale ha portato la sua retribuzione di posizione da 75mila euro a 115mila giustificandolo come un «adeguamento del suo compenso alla qualità ed alla quantità del lavoro svolto, che ci ha fatto risparmiare e ci farà risparmiare molto di più».

Ora, pur volendo credere che la dg nutra una particolare antipatia per i grillini o che quel giorno avesse solo un gran mal di testa, va da sé che basterebbe già questo per chiedere la sua testa. Ma se così non fosse, bisognerebbe interrogarsi sulle reali ragioni che potrebbero averla spinta a tenere chiusi nel cassetto i documenti relativi al collaudo della Cattolica. «Dunque – come hanno scritto il 17 settembre i grillini sul loro blog – o la Regione ha mentito oppure sta nascondendo qualcosa».

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