Made in molise/4

L’erba di Bagnoli, il borgo che ha scommesso sulle sue piante. “Una holding da 240 prodotti”

Una quarantina di agricoltori hanno dato in affitto alla Biogroup i terreni coltivati a orzo e avena per fare spazio a lavanda, salvia e melissa. Le piante officinali vengono lavorate negli stabilimenti inaugurati due anni fa e diventano oli essenziali, integratori, composti fitoterapici. Sono 240 i prodotti molisani che finiscono nelle farmacie e nelle erboristerie. Dall’idea di un medico "fissato" con la natura e con il borgo spopolato inerpicato sulla roccia dal quale se ne sono andati tutti una impresa che da lavoro a trenta persone fisse e molti stagionali. Un progetto tutto molisano che si appoggia a una Domus con hotel, ristorante e Medical spa. Non solo prunus, che pure ha dato una ventata di notorietà ai laboratori.

All’inizio era una piccola ditta che distribuiva prodotti fatti da terzisti: integratori alimentari, fitopreparati, composti di medicina bio-integrata. Oggi la Biogroup è una realtà imprenditoriale che dà lavoro a trenta persone fisse, e a decine di braccianti stagionali per la lavorazione e la raccolta delle piante sui terreni dati in affitto da una quarantina di coltivatori. Gente che fino a pochi anni fa coltivava quasi a perdere grano, orzo e avena, confidando negli indennizzi di Stato, e che ora invece è parte attiva nella trasformazione delle erbe officinali. Piccolo prezioso esempio di come la natura – quella tipica di questo fazzoletto di Molise – può diventare una risorsa vera.

Succede a Bagnoli del Trigno, splendido borgo incastonato nella roccia in Provincia di Isernia. Gli abitanti sono meno di 750 perché il tasso di emigrazione è alle stelle. «Fanno tutti i tassisti a Roma» scherza – ma nemmeno tanto – il proprietario di uno dei due bar sul viale centrale, ricordando come «negli anni Settanta, quando tornavano per le vacanze di agosto dalla capitale, «qua c’erano solo auto gialle, il centro era pieno di taxi».
Oggi in estate i bagnolesi tornano ugualmente numerosi, ma senza taxi. Il resto dell’anno il Comune è semideserto e non offre nulla a parte la vertigine mozzafiato dalla chiesa e dal castello affacciati a strapiombo sulla vallata verde della Trignina. L’isolamento e le infrastrutture pessime però non hanno impedito al dottor Franco Mastrodonato, esperto di medicina biointegrata, di realizzare proprio qua il suo sogno.
L’ex studio nel cuore storico di Bagnoli, per decenni meta di pellegrinaggi intensi non solo dal Molise ma da tutto il Mezzogiorno, è oggi la “Domus Area”, costruzione nuova e luminosa con hotel (considerato uno dei migliori del Molise), un ristorante di qualità e una Medical spa con acque thermalizzateper percorsi salutistici e cura di malattie artrosiche, respiratorie, dermatologiche, circolatorie.

Al progetto Domus è legato lo stabilimento di lavorazione e trasformazione delle piante officinali, una idea maturata venti anni fa e balzata sulle cronache di tutto il mondo per la scoperta delle proprietà antitumorali del Prunus Spinosa, la pianta infestante dalla quale si ricava il TrignoM,integratore di successo nella terapia contro il tumore.
Nella fabbrica dotata di attrezzature all’avangardia, immersa nella campagna, non si produce però solo il TrignoM. Sono circa 240 gli integratori che la Biogruou ha sviluppato, regalando a Bagnoli del Trigno notorietà in tutta Italia e facendo diventare il paesino centro di convegni, dove arrivano medici e ricercatori interessati a conoscere le proprietà della natura, soprattutto la natura molisana.

Natura e benessere. I campi di salvia e rosmarino, di melissa, lavanda e timo, regalano la materia prima preziosa per olii essenziali profumatissimi e ingredienti a chilometro zero per compresse e capsule che si realizzano al 100 per cento negli stabilimenti.

Dai campi alla pesa, all’essiccatoio, al condensatore, e ai macchinari di estrazione, dai quali gocciola un olio che conserva e potenzia le proprietà della pianta. «Ogni erba ha una resa diversa – spiega Franco Rossi, responsabile del settore agrario della Biogroup – e dunque anche il valore degli olii essenziali è differente. Per esempio da un quintale di lavanda si ottengono due litri di olio, da un quintale di rosmarino 700 grammi e da un quintale di melissa solo 20 grammi…».
Così è: la natura, a Bagnoli del Trigno, si rispetta e non si forza. Parte dalla terra e finisce sul banco delle farmacie e delle erboristerie italiane che commercializzano i prodotti delle tre società molisane. Oltre alla BioGroup («che è la madre, nata nel 2000 e con una distribuzione nazionale fatta da 24 agenti informatori scientifici» spiega Mastrodonato Junior, il figlio del fondatore e amministratore delegato), ci sono le Officine Naturali e la Sao. «La nostra è una holding che lavora nella produzione e distribuzione del farmaco presso medici, farmacisti e erboristi».

Per farmaco si intendono integratori e composti di medicina biontegrata che per il 40 per cento vengono prodotti dalla A alla Z qui a Bagnoli. Il resto è affidato a terzisti, «prima di tutto perché non potremmo riuscire a lavorare i preparati che distribuiamo e commercializziamo – dice ancora Mastrodonato – e poi perché sarebbe impossibile coltivare tutte le piante qua. Alcune, che arrivano da India, nord Africa e Grecia e crescono soltanto a determinate latitudini e con certi climi».
La fabbrica è nata in maniera progressiva, «un pezzo alla volta». La Biogroup esiste dal 2000, ma gli stabilimenti (che hanno avuto un finanziamento di 900mil euro dalla Regione Molise nell’ambito del controverso piano di rilancio economico dell’art 15) sono stati inaugurati nel 2012 e la produzione di olii, capsule e compresse è partita nel 2013.

«I nostri sono Fitopreparati al 100 per cento naturali» spiega Mastrodonato, precisando che i prodotti coltivati hanno un duplice canale. «Gli oli essenziali hanno loro discreto mercato sia in italia che Europa ma raramente son usati per il resto della produzione, visto che sono troppo concentrati. Ci sono poi polveri, tisane trattate da Officine naturali e Sao, l’ultima nata, chiude la filiera. E’ la società che si occupa della coltivazione del Prunus».
Eccola, la pianta “miracolosa”, che fa bene alla salute e fa la guerra alle cellule tumorali. Il Prunus spinosa nasce in maniera spontanea, e Bagnoli né è fin troppo ricca. Di recente si usa per fare un liquore dolce che viene pubblicizzato come ricostituente, «ma prima della scoperta delle proprietà la gente perlopiù ignorava i benefici di questa pianta. Ora invece c’è una caccia alla drupe all’ultimo respiro…».

Così Sao, che fa parte di Biogroup, ha iniziato ad addomesticare la drupe per renderne massima la resa. « Lo scorso anno sono state piantate 1100 piante – chiarisce l’agronomo Franco Rossi – e considerando che parliamo di un arbusto di 70 centimetri occorreranno due o tre anni per arrivare a giusta maturazione. L’idea è quella di standardizzare i principi attivi e ottenere una drupe con una qualità elevata».
Lo scorso anno sono state raccolte 20 quintali di drupe del Prunus per fare il TrignoM, la cui sperimentazione in vitro ha funzionato talmente bene che ora è partita quella in vivo. Dalla lavorazione alla essiccazione e alla preparazione del composto in flacone («la drupe del Prunus resta sempre troppo appiccicosa e non è ancora possibile farne una capsula o una compressa» semplificano la biologa e i chimici dell’azienda)fino alla etichettatura e allo stoccaggio in magazzino: tutto realizzato qua, dove stanno arrivando ricercatori e dottori di fama pronti a sperimentare il Trigno nei propri reparti e sui propri pazienti oncologici.

Bagnoli del Trigno, il borgo spopolato dei tassisti romani che riprende fiato e slancio. E’ il risultato di una scommessa nata con un obiettivo diverso: lavorare la natura e con la natura, “spremerla” (nel vero senso del termine) per strapparle quanto di meglio ha da offrire per il benessere dell’uomo. E contemporaneamente creare movimento e nuovi posti di lavoro. Il fatturato lo scorso anno ha sfiorato i 4 milioni di euro: niente male per una azienda “di paese” nata per caso e per volontà di un medico che si è incaponito con la biomedicina e con il paese nel quale abita da sempre e in cui vuole restare a tutti i costi. Per il 2016 si punta ai 5 milioni. E’ una sfida già vinta.

commenta