Cronache

Nudi in videochat, poi ricattati. Estorsioni sessuali, tra le vittime anche due molisani

Ci sono anche un giovane del BassoMolise e un campobassano tra i tanti italiani coinvolti, loro malgrado, nelle sex extortion, il ricatto online che parte dalle amicizie sui social network e arriva alla richiesta economica: “O paghi o diffondiamo le immagini di te nudo che ti masturbi”. La Polizia Postale di Campobasso spiega come riconoscere i profili di persone dedite alla Sex Extortion e gli accorgimenti da adottare per evitare di cadere nella trappola.

Prima l’amicizia su Facebook, al massimo su Twitter. Qualche messaggio, qualche confidenza. Lei, in quelle immagini sul social network, è bellissima, sensuale, e lui si lascia andare. Le rivela che gli piacerebbe parlarle, e lei non se lo fa ripetere due volte. Così viene aperta la videochat nella quale accade che l’uomo, convinto di avere la “fortuna” di poter interagire con la bella ragazza, si spogli e compia atti di natura sessuale. Dopo qualche minuto, ma anche meno, ecco la sorpresa: “Ti ho registrato, ora devi pagare se non vuoi che faccia circolare in rete queste immagini”.

Va sotto il nome di Sex Extortion perché è una vera e propria estorsione a sfondo sessuale che avviene tramite i social network, Facebook e Twitter, in primis. Le vittime cadute nelle trappola sono numerose, e tra loro ci sono anche alcuni molisani. Due di loro hanno ammesso con gli amici più fidati di essere incappati nella disavventura online e di aver pagato.
Si tratta di un giovane residente in un Comune bassomolisano, che interpellato con tutta la discrezione del caso e in virtù di un rapporto di conoscenza diretta dichiara che «sì, ho pagato perché cosa arei dovuto fare? Quando ho capito che era un ricatto, che ero caduto nel tranello, mi sono sentito un idiota e ho immaginato cosa sarebbe succede se quelle immagini fossero arrivate alle persone che conosco. Così ho tirato fuori 250 euro e ho seguito le indicazioni».

Storia simile è capitata al campobassano, un uomo sposato terrorizzato dalla possibilità che le immagini di lui in chat nudo e impegnato in atti sessuali potessero arrivare alla famiglia. In questo caso i soldi versati sul conto indicato sono stati di più: prima 200 euro, poi altrettanti dietro minaccia che non bastavano e se non avesse pagato nuovamente il filmato sarebbe stato immesso in rete e fatto circolare nel circuito di contatti.

La Polizia Postale di Campobasso conferma la modalità estorsiva: «L’utente viene contattato da profili di giovani e belle ragazze che chiedono l’amicizia ed in un secondo momento chiedono di aprire una videochat in webcam, tramite i più comuni programmi di comunicazione (Skype). Stabilito il collegamento la donna chiede alla vittima di spogliarsi e mostrarsi nudo per compiere atti sessuali, dopo pochi minuti però interrompe il collegamento e estorce del denaro al fine di non divulgare le immagini compromettenti, da lei registrate, tramite piattaforme online (Youtube) o direttamente ai contatti della vittima sul social network (amici di Facebook della vittima)».

Il pagamento, aggiungono gli agenti della Polpost che hanno ritenuto di mettere in guardia anche la popolazione molisana da questo rischio, ormai decisamente diffuso, «è richiesto tramite Money Transfer indirizzati nella maggioranza dei casi in Costa d’Avorio o comunque in Stati africani ed in questo modo senza la collaborazione degli Stati esteri è difficile risalire agli autori. E’ bene precisare che le immagini delle ragazze sono il più delle volte preregistrate ed in realtà non si è in diretta».

Per prevenire il pericolo è bene seguire qualche consiglio, come «diffidare dalle richieste di amicizia sui social network da parte di sconosciuti».
Come riconoscere i profili di persone dedite alla Sex Extortion? «Alcuni accorgimenti esistono – dicono dalla PolPost – perché questi profili sono aperti da pochissimo tempo in quanto, a seguito delle segnalazioni il social network li chiude, pertanto. I primi post e le foto inserite sono del giorno stesso o di pochi giorni prima. Sono profili con pochissimi amici, spesso meno di 5-10; dialogano in un italiano quasi incomprensibile con frasi spesso illogiche, frutto della traduzione nella nostra lingua ad opera di traduttori online.».

Cosa fare se si cade nella trappola e si diventa vittime?
«Non procedere al pagamento, altrimenti verranno chiesti ancora più soldi. E segnalare immediatamente al social network il profilo e alla piattaforma il video compromettente affinché vengano subito eliminati (ci sono dei link dedicati sia su Facebook che su Youtube)».

Per maggiori informazioni si può fare riferimento anche al Commissariato di P.S. On-line, caratterizzato da sistemi di interattività con l’utente, reperibile all’url: www.commissariatodips.it.
Il portale è integrato con apposita “app” scaricabile gratuitamente dal proprio smartphone o tablet.

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