Da guardialfiera a stoccarda

Francesco, il ragazzo sordo che un anno fa ha lasciato il Molise per la Germania. “Ho fatto bene”

Tra il dicembre 2014 e l’agosto 2015 circa 630 italiani sono emigrati in Germania. Di questi, una trentina sono molisani. Tra di loro Francesco Simeone, 27enne tecnico di sistemi di comunicazione multimediale di Guardialfiera, che lo scorso 12 novembre ha festeggiato il suo primo anno tedesco. «Andare a vivere in Germania non è stata una scelta improvvisa, ma ponderata nel tempo». Francesco, che ora vive a Reutlingen, una cittadina a trenta minuti da Stoccarda, oltre a trovare il lavoro per il quale ha studiato (grafico multimediale), collabora anche con il Comitato Italiani all’Estero e l’Associazione Genitori per la quale si occupa del periodico “La Nuova Linea”. Una scelta di vita, la sa, dettata da una condizione lavorativa precaria ma soprattutto dalla rivalsa nei confronti di un paese e di una regione, Il Molise, che per tutta una vita «mi ha discriminato». Francesco Simeone è un ragazzo sordo affetto da tiroidite autoimmune e ipoacusia bilaterale profonda.

Potrebbe ricordare una delle tante storie di giovani ragazzi costretti a lasciare il proprio paese, la propria famiglia e i propri affetti nel tentativo di far fortuna lontano da casa, in un’altra Nazione. Per certi versi lo è, ma questa di Francesco Simeone contiene anche quel pizzico di rabbia e di delusione che la contraddistingue dalle altre, a cui bisogna aggiungere quella voglia di andare oltre la propria diversità, oltre quella gabbia di preconcetti «dove i genitori e gli amici tengono bloccati i propri ragazzi diversamente abili da tutte le possibilità che il mondo esterno può offrire loro».

Era l’ ottobre 2014 quando Francesco chiese al nonno cosa pensasse del suo trasferimento da Guardialfiera, provincia di Campobasso, in Germania. La sua risposta fu un insieme di parole che si rivelarono una sorta di benedizione. «Figliolo, tu sei un ragazzo bello e intelligente. Non aver paura se sei sordo perché tu sei un ragazzo sveglio ed istruito. Comportati sempre bene, sii sempre gentile ed educato con le persone. Chi ti prende in giro lascialo stare e vivi per te e la tua salute. Io mi fido di te perché la tua mancanza di udito sarà la tua virtù e le tue debolezze saranno le tue forze». Furono gli ultimi consigli di nonno Francesco a suo nipote: da lì a poco sarebbe venuto a mancare. «Andare a vivere in Germania non è stata una scelta improvvisa, e tanto meno drastica, ma è stata una scelta ponderata nel tempo: era da almeno un anno e mezzo che avevo deciso di trasferirmi».

Purtroppo, il forte tasso di umidità causata dalla presenza di laghi e dal clima atmosferico avevano compromesso la salute di Francesco. E la carenza di una retribuzione fissa aveva screditato le sue abilità lavorative in Italia. «Il settore della medicina legale non ha mai riconosciuto le mie gravi disabilità, apparentemente invisibili. Ha scambiato le mie carenze uditive con atti di furbizia per percepire agevolazioni statali. Quindi non avevo nemmeno la possibilità economica di poter pagare interpreti della Lingua dei Segni, oppure usufruire di utili servizi per l’integrazione sociale».
Tra una tiroidite autoimmune e la sua profonda sordità, Francesco si è ritrovato con una grande debolezza fisica senza aver fatto alcuno sforzo fisico notevole.

Come se non bastasse, il suo lavoro è stato scambiato per una piccola collaborazione amichevole, e questo ha comportato grossi equivoci in fatto di retribuzioni: non stipendi ma semplici mance di ringraziamento. «In Italia ero un grafico multimediale e mi occupavo di montaggi video e di grafica pubblicitaria. Ho lavorato e collaborato con diverse tipografie, studi di grafica creativa e studi fotografici, tra Campobasso, Termoli, San Salvo e Pescara. Inoltre ho avuto esperienze nel settore cinematografico a Roma ».Lavori svolti senza un contratto e senza uno stipendio. Lavori che lo lasciavano con lo status di disoccupato. Così, mentre l’ufficio del lavoro gli cercava un lavoro, Francesco frequentava corsi di specializzazione. «Dopo essermi diplomato al Liceo Artistico di Termoli, ho frequentato sei corsi di formazione professionale presso il Centro Servizi Formazione ed Occupazione di Campobasso conseguendo la qualifica professionale in Tecnico di Sistemi di Comunicazione Multimediale».


Lo scorso 12 novembre Francesco ha festeggiato il primo anno in terra tedesca a Reutlingen, una cittadina a trenta minuti da Stoccarda, nel sud della Germania nella regione del Baden-Wuerttemberg. Un territorio caratterizzato da una forte industrializzazione che vede la presenza, tra le altre, della Bosch. Una regione, dove, la presenza italiana è molto forte: 250mila in tutto. Un terzo di tutti gli italiani presenti in Germania.
Aiutato da parenti ed amici che lo hanno sostenuto nelle ricerche dell’alloggio e del lavoro, e dopo essersi rivolto all’ Ucim (Ufficio di consulenza italiana multifunzionale), Francesco è riuscito ad integrarsi senza troppi problemi, a parte la lingua e la gavetta iniziale. « Fortunatamente conosco l’inglese che mi è stato d’aiuto nell’apprendere il tedesco. Una lingua davvero difficile». E, se non bastasse la difficoltà in se, «da Febbraio 2015 c’è una nuova legge che specifica l’obbligatorietà della conoscenza della lingua tedesca per entrare nel mondo del lavoro. Per mia fortuna, questa legge ancora non era in vigore quando sono arrivato». Giunto in Germania, Francesco inizia a lavorare in un fast-food per sei mesi « dove, oltre una buona paga, ho potuto imparare la lingua. Con lo stipendio iniziale è stato possibile pagare l’affitto, la cassa mutua e acquistare oggetti o servizi di natura quotidiana».

Per fortuna di Francesco, e dei tanti italiani in Germania, esistono enti pubblici come L’Ucim, la JobCenter (l’Arbeitsamt), la Gwg, e la Deutschevolkhochschule dai quali è «possibile avere agevolazioni economiche per frequentare il corso di lingua tedesca mentre si lavora, ottenere una stanza o un appartamento di case popolari per poter vivere in modo sufficientemente decoroso». L’Ucim, tra l’altro, è diretto da Antonio Fontana originario di Colletorto. Un ragazzo di origini molisane, cresciuto in Germania, che si occupa di favorire l’integrazione degli italiani agevolandoli nei processi di ricerca dell’ alloggio e del lavoro e, fatto non secondario, velocizzando le pratiche di registrazione e regolarizzazione dei documenti. «Questa è una cosa davvero eccezionale perchè Antonio è in grado di comprendere le esigenze dei connazionali e riesce ad orientarli in base ad esse».

Dopo un apprendistato veloce, oggi Francesco si sente realizzato ed è soddisfatto per la scelta fatta un anno fa. «Attualmente sono un libero professionista, ed esercito la mansione di mediengestalter und webdesigner, ossia operatore multimediale e disegnatore/sviluppatore di siti web. Lavoro molto in squadra, con dei connazionali professionisti nel loro settore, che mi aiutano a realizzare foto di qualità per i miei siti web. Collaboro anche per alcune attività consolari quali il Comitato Italiani all’Estero, e con l’Associazione Genitori dove mi occupo del loro rivista ufficiale “La Nuova Linea”, un periodico di formazione ed informazione per gli italiani residenti in Germania».
“La Nuova Linea” è una rivista che si rivolge a tutti gli italiani presenti in Germania affinché possano preservare la lingua e la cultura italiana anche in terra straniera. Ma soprattutto Francesco è felice di aver fatto questo passo «e di aver seguito i consiglio di mio nonno. Certo, il mio paese mi manca ma qui finalmente ho trovato qualcuno che mi apprezza nonostante i miei problemi valorizzandomi e dandomi una possibilità concreta». Tutte attività: «ben retribuite e mi danno tanta soddisfazione: mi interfaccio con connazionali competenti che si spendono e si spandono per il bene della comunità».

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