Denuncia dei 5 stelle

Rimborsi d’oro: 6mila euro in tre mesi a Di Giovine, dipendente per la ’sua’ azienda

Il consigliere di maggioranza spiega: "Io guadagno e pago le tasse, questa è una polemica strumentale". Il caso è sollevato dal Movimento 5 Stelle di Termoli che punta il dito contro l’immoralità dei rimborsi da parte del Comune a Francesco Di Giovine, socio di maggioranza della Net Italia Srl, della quale è anche dipendente. Il 5 Stelle si interroga sullo stipendio del politico che «solo di rimborsi percepisce oltre duemila euro al mese» per partecipare alle commissione. Di Giovine, interpellato da Primonumero.it, replica: «Questa è la legge, i rimborsi sono commisurati agli stipendi e ai versamenti fatti allo Stato. Non mi vergogno di guadagnare, sono anzi felice di pagare le tasse. E sono disponibile a fare le commissioni al pomeriggio, quando i rimborsi non sono previsti».

Seimila e rotti euro di rimborsi in tre mesi da parte del Comune di Termoli alla Net Italia Srl, società di capitali della quale il consigliere comunale Francesco Di Giovine è socio di maggioranza e direttore generale. Provando a spiegare in maniera chiara: quando Di Giovine, eletto in maggioranza con Popolari per l’Italia, si assenta dal posto di lavoro per partecipare alle commissioni consiliari o ad altre attività istituzionali, la sua azienda deve versare allo Stato i contributi e tutti gli oneri del caso anche se lui, in quelle ore, non lavora. Lo dice la legge, e c’è poco da fare. E sempre la legge dice che tocca al Comune di Termoli restituire, in forma di rimborsi, il denaro versato da Net Italia allo Stato per il tempo che Di Giovine ha sottratto alla sua azienda lavorando di fatto per il Comune. Nel caso specifico la somma è ingente: seimila euro per i mesi di luglio, agosto e settembre 2014.

Nulla di irregolare, nulla di illegale. Ma sul piano della moralità civica si tratta di uno scandalo, secondo il Movimento 5 Stelle di Termoli. Sono i grillini a tirar fuori il caso con una nota del gruppo nella quale si cita la determina del servizio generale di segreteria Comune di Termoli n. 966 del 06.08.2015 con la quale «si provvede al rimborso degli oneri retributivi, contributivi e assicurativi sostenuti da tre aziende private a fronte delle assenze prodotte dai loro dipendenti nonché consiglieri comunali per l’espletamento dei loro doveri istituzionali, così come previsto dal D.lgs 267/2000».
Nulla di illegale, va ribadito. Anzi, una garanzia prevista dalla norma per evitare che i consiglieri comunali che lavorano siano penalizzati rispetto ai datori di lavoro costretti a pagare anche per le loro assenze. Ma, sostengono i 5 Stelle, è anche «il solito giochetto: consiglieri comunali che risultano dipendenti delle proprie aziende riescono a garantirsi oltre al gettone di presenza un corposo rimborso a loro sicuro vantaggio e a sicuro depauperamento delle già esigue e scarne casse comunali».

E’ appunto il caso di Francesco Di Giovine, «il quale risulta essere sia il proprietario della Net Italia Srl con il 90 per cento delle quote sociali possedute e sia il dipendente della società medesima».

Di Giovine infatti lavora come direttore generale per Net Italia, società della quale è anche socio di maggioranza. Anche qui nulla di strano. A essere strani, per i grillini, sono i rimborsi percepiti da Net Italia nei mesi che vanno da luglio a settembre 2014. «Il rimborso ammonta ad € 6139,41 e considerando che nel mese di agosto l’attività politico/amministrativa risulta ridotta in modo significativo, e’ ragionevole pensare che le ore per le quali l’imprenditore Di Giovine richiede il rimborso per il dipendente Di Giovine sono riferibili principalmente ai mesi di luglio e settembre 2014. Se a fronte di circa cento ore di impegni istituzionali il rimborso richiesto e’ di 6139,41 €, a quanto ammonterà lo stipendio lordo del dipendente Di Giovine elargito dal titolare Di Giovine?».

In pratica, sostengono i pentastellati, Di Giovine guadagna un sacco di soldi. E percepisce rimborsi d’oro di conseguenza, denaro sottratto alle casse pubbliche e dunque alla collettività. Il diretto interessato non è affatto d’accordo con questa lettura dei fatti, ma di sicuro non smentisce di avere un ottimo stipendio. Lasciando intendere che, come direbbe Di Pietro, questo non “c’azzecca niente” con una polemica montata ad arte per colpire «uno dei due consiglieri che quando è stato proposto dal Movimento 5 Stelle la riduzione della commissioni consiliari è uscito non partecipando al voto. Si tratta dello stesso consigliere, cioè il sottoscritto, che in commissione ha dichiarato e fatto mettere a verbale che i consiglieri comunali non dovrebbero essere rimborsati».

E allora? Allora, commenta Francesco Di Giovine, «la legge è questa». Ovviamente ai rimborsi si può rinunciare. La Asrem, per esempio, lo fa: non chiede indietro nulla al Comune per le assenze dei suoi dipendenti che svolgono anche attività politica. «E a me non sembra giusto, quei soldi sarebbero utili alla collettività in termini di servizi sanitari».
Secondo Di Giovine la soluzione non è rinunciare al rimborso, ma cambiare la legge oppure spostare le commissioni al pomeriggio, quando i rimborsi non sono previsti? Fuori dall’orario di lavoro?».

Una domanda che finora in Comune è caduta nel vuoto, anche perché l’esistenza dei rimborsi ai consiglieri lavoratori di fatto solleva gli stessi consiglieri dal problema di doversi barcamenare fra sindaco e datore di lavoro, cercando un compromesso – anche di orario – che non è scontato. «La Net Italia non è mia – spiega Di Giovine, interpellato sul caso che lo riguarda – anche se sono socio di maggioranza e detengo il 90 per cento delle azioni. Piuttosto i Cinque Stelle dovrebbero andare a guardare se la Net Italia versa correttamente contributi, oneri previdenziali, eccetera. Io sono regolarmente assunto come direttore generale, ho un contratto collettivo nazionale con importo stabilito dalle parti che prevede lavori 8 ore al giorni. Anche quando tolgo ore al mio lavoro per le commissioni, la mia azienda continua comunque a pagare i contributi e gli oneri allo Stato. E dunque perché mai non dovrebbe avere indietro il rimborso?».

Domanda alla quale i pentastellati rispondono con un “suggerimento” al Comune: «Certi super manager non ce li possiamo permettere anche perché il ruolo dei consiglieri di maggioranza è’ meramente quello di avallare tutto ciò che la Giunta comunale decide in camera caritatis.
Per alzare un braccio e tacere 6139,41 € ci sembrano davvero uno spreco.
Siamo sicuri di tirarci dietro le ire del consigliere Di Giovine ma sacrifichiamo questo rapporto amicale al fine di una più ampia e dettagliata informazione sui costi della politica locale».

Di Giovine, dal canto, rispedisce la denuncia al mittente ricordando che i rimborsi sono commisurati agli stipendi percepiti, e che la polemica del “chi guadagna quanto” non serve a nessuno con un decreto legislativo di mezzo a regolare i rapporti tra Stato, imprese e Comune. «Se l’obiettivo era quello di farmi sentire ricco, non c’era bisogno di sollevare questo caso appigliandosi al pretesto dei rimborsi. Guadagno, pago le tasse di conseguenza e sono felice di farlo. La mia dimensione lavorativa e professionale è improntata alla regolarità. Le aliquote cui sono soggetto sono fra le più alte dei consiglieri. Dei 29 euro lordi del gettone di presenza io me verso 15 allo Stato. E, ripeto, sono ben felice di finanziare i servizi di questo paese in maniera proporzionata a quello che percepisco in busta paga. I rimborsi non vanno a me ma alla società della quale sono socio di maggioranza, che versa contributi e oneri. E allora? Se si vogliono evitare situazioni del genere, che valgono per me ma anche, in proporzione, per i miei colleghi consiglieri di maggioranza e minoranza, spostiamo le commissioni al pomeriggio, quando i rimborsi non sono dovuti».

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