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Amarcord di fine estate: “Che bello era il Living room”. Dopo 7 anni è una discoteca fantasma fotogallery

Incuria, qualche segnale di lavori e le erbacce che stanno coprendo tutto: così è ridotto il Living room, discoteca all’aperto al confine con Petacciato che per diverse stagioni fu il locale notturno più frequentato del litorale molisano. Per contenziosi legali è chiusa dal 2008 e nel 2011 venne colpita da un incendio doloso. Le immagini di oggi fanno a pugni con serate piene di divertimento che hanno segnato le estati di una generazione di giovani.

È uno di quei pensieri che sta sbiadendo dalla memoria. «Ma ti ricordi che bello era il Living? Cavolo, quanto ci manca». Una conversazione a caso, presa da una comitiva qualunque in una delle tante sere d’estate che fa riaffiorare immagini più o meno piacevoli. Per chi è troppo giovane per saperlo, il Living room era una discoteca che attirò migliaia di persone a metà del decennio scorso nei fine settimana della bella stagione. Si trovava in aperta campagna, in contrada Demanio e Spugne, zona di Termoli al confine con Petacciato. Dal 2008 è chiusa. Prima per contenziosi fra titolari e gestori, poi per un incendio doloso che nel marzo 2011 mandò in fumo anche le speranze di riapertura. E mentre un’altra estate è ai saluti, ecco che l’Amarcord viene spontaneo.

Sono trascorsi ben sette anni di distanzadall’ultima notte di divertimenti. Sembra un secolo. I trentenni di oggi hanno decine di aneddoti da raccontare, di storie nate a bordo di una delle tante piscine, di amori vissuti in mezzo alle piste mentre tutto intorno non c’era che campagna, campi incolti o uliveti. Immagini di liti per un privè, della ressa per ospiti di richiamo come Fabrizio Corona o Ainett Stephens, di drink scolati poco lontano da uno dei tanti banconi del bar, di musica per tanti gusti diversi, dalla commerciale al revival, dalla house ai latini.

Ma tutto questo è passato, solo vagamente somigliante al presente dei locali notturni che il litorale bassomolisano offre in questi anni. Il Living room era qualcosa di nuovo e speciale che ha segnato una generazione di giovani, al di là di tutti i problemi di altro tipo che possono esserci stati. Oggi di quelle notti non è rimasto che incuria e macerie.

Protetto da un muro alto poco più di due metri, il Living room, dopo l’incendio di quattro anni e mezzo fa sembra essere totalmente abbandonato. L’unica immagine di novità sono dei mattoni e calce ammucchiati che a prima immagine non denunciano quattro o cinque anni sotto il sole e la pioggia, ma molto meno tempo. Il cancello automatico bloccato e in disuso, muretti bassi e bianchi e ogni tanto qualche arco, sempre di cemento bianco, sono rimasti così com’erano, semplicemente invecchiati. Da un lato ecco un’area piena di assi e spranghe di ferro o acciaio.

Sono completamente vuote le vasche che una volta ospitavano l’acqua delle piscine in cui alcuni, più o meno volendo, sono caduti durante notti un po’ alcoliche. Sembrano essere in buono stato, anche se le tubature sono rotte. Il bancone dell’ex bar adiacente alle vasche non è rovinato, ma ospita un frigorifero con la vetrina in gran parte spaccata, senza intravedere i resti dei vetri rotti. Agli angoli, tra il pavimento e le mura, è cresciuta molta erba, a dimostrazione dello stato di abbandono, mentre le palme sembrano godere di buona salute.

Nei pressi del locale più lontano dall’ingresso c’è una grande quantità di travi di legno, anch’esse relativamente nuove rispetto alla struttura, tra le piscine e i corridoi una ringhiera di legno. Su alcune gradinate sconnesse sono appoggiate delle passerelle di legno,come se il luogo fosse stato frequentato, magari di tanto in tanto.

Anche vicino al bar e delle piscine la vegetazione è cresciuta e i pavimenti delle vasche sono tendenzialmente puliti, diversamente della pavimentazione in generale, cosparsa qua e là di calcinacci, specie nei pressi del bancone. I lampioni sono intatti e delle pareti colorate non è rimasto altro che qualche residuo di viola o di verde.
Immagini di abbandono che sanno di tristezza, come quella di una gioventù che sembra sfuggire di mano. Perché l’Amarcord sa essere dolce, ma anche finemente struggente. (sdl e ar)

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