La storica partita contro la juve

Quando i lupi zittirono la Vecchia Signora: 30 anni fa la vittoria del Campobasso

Il 13 febbraio 1985 i rossoblù sconfissero i bianconeri nella partita che inaugurò lo stadio di Selvapiana. I ricordi di due dei protagonisti: Guido Ugolotti, che provocò l’autogol che decise la partita, e Angelo Trevisan che annullò Michel Platini: “Una giornata indimenticabile, un’atmosfera magica”. Quasi quarantamila persone all’interno dell’impianto, ci fu chi trovò spazio solo a bordo campo. Ed anche chi rimase fuori con il biglietto acquistato

Provate a digitare su google “13 febbraio 1985”. Tra i primi link che vi verranno indicati ce n’è uno che riporta (con un errore, che spiegheremo più avanti) il tabellino di una partita che a Campobasso non verrà mai dimenticata: la vittoria dei rossoblù contro la Juventus.
Trent’anni fa il Molise si fermava per un evento che sarebbe diventato storico al di là del risultato finale: la visita di Madama allo stadio di Selvapiana, inaugurato per l’occasione. La città si bloccò: le scuole chiusero a mezzogiorno, allo stadio in una giornata dal clima rigido con la temperatura prossima allo zero arrivarono almeno trentacinquemila persone, forse quarantamila. Tra paganti (ufficialmente 26mila), accreditati, donne e bambini non paganti lo stadio si riempì come un uovo a più di un’ora dall’inizio della partita, tanto che chi arrivò nei minuti antecedenti la partita, pur avendo il biglietto acquistato da settimane, riuscì al massimo ad entrare nell’impianto accomodandosi a bordo campo; altri dovettero tornarsene addirittura a casa.
Erano gli ottavi di finale di coppa Italia. Il Campobasso, in piena lotta per non retrocedere in C1, aveva pescato nell’urna i campioni d’Italia che tre mesi dopo avrebbero vinto la coppa dei Campioni nella sciagurata serata dell’Heysel. Come andò lo ricordano tutti: 1-0 per i lupi, autorete di Pioli al 38’ del primo tempo. «Con le regole attuali avrebbero assegnato a me il gol – racconta Guido Ugolotti, che provocò la deviazione del difensore bianconero, oggi allenatore della Lazio – ma al di là di questo particolare fu una giornata indimenticabile per noi e credo per tutta la regione. Ricordo l’attesa spasmodica di questa giornata, anche tra noi che ci ritrovammo a giocare in un campo che non avevamo mai calcato nemmeno per allenarci. Davanti a quella folla immensa, che si immedesimava in noi. Sì, perché il Campobasso di allora era il Molise. C’era un’assoluta simbiosi tra squadra e territorio». Ugolotti giocò in quello stadio indossando la maglia rossoblù solo quella partita, perché dopo quella gara il Campobasso tornò fino alla fine della stagione al vecchio Romagnoli mentre l’anno successivo, quando ci fu il trasferimento definitivo a Selvapiana, l’attaccante era passato all’Arezzo. Tornò da avversario e segnò un gran gol, strappando più di un applauso ai suoi ex tifosi.
Un altro grande protagonista della partita fu Angelo Trevisan. Bruno Mazzia, l’allenatore dei lupi dell’epoca (nonché ex giocatore della Juventus) scelse lui per marcare ‘Sua maestà’ Michel Platini. Una soluzione più che mai azzeccata: il campione francese soffrì la marcatura a tutto campo del difensore friulano, e all’intervallo fu sostituito. «Entrammo in campo concentrati e vogliosi di fare risultato davanti a quel pubblico strabocchevole – ci dice a trent’anni di distanza – e io mi appiccicai a Platini. Lui rimase spiazzato da questa marcatura ossessiva, e faticò a trovare gli spazi per giocare come sapeva. Ricordo un paio di buoni lanci e poco più: mi dribblò solo una volta. Col passare dei minuti, aumentando la sua insofferenza, arretrò il suo raggio d’azione sperando di non ritrovarmi più nei suoi paraggi. Ma io continuavo a stargli addosso, tanto che a un certo punto andò a prendere palla addirittura davanti alla loro area». A fine partita, i due si incrociarono negli spogliatoi: «Gli chiesi la maglia, ma lui mi rispose che l’aveva già promessa a Maestripieri. Ma al ritorno a Torino si ricordò di me, e senza che io gliel’avessi chiesta una nuova volta, me la consegnò». L’attuale dirigente della Primavera dell’Udinese confessa di andare ogni tanto a rivedere qualche spezzone della partita su Youtube: «Che ricordi. Ad un certo punto, mentre giocavamo, vidi a bordo campo le mogli di alcuni compagni di squadra. Non avevano trovato posto in tribuna, le avevano sistemate lì».
Il Campobasso schierò Ciappi, Anzivino, Trevisan, Maestripieri, Progna, Della Pietra, Perrone, Pivotto, Rebonato, Goretti, Ugolotti. Nella ripresa entrarono Tacchi, Lupo e Mario Donatelli. La Juve, guidata da Trapattoni, rispose con Bodini, Favero, Caricola, Bonini, Pioli, Scirea, Briaschi, Prandelli (e non Tardelli, come si legge nel tabellino a cui accennavamo in apertura), Vignola, Platini, Boniek. Nel secondo tempo trovarono spazio in campo anche Limido, Paolo Rossi e Koetting. Prima del fischio finale dell’arbitro Coppetelli di Tivoli il Campobasso colpì anche un palo con Goretti. Al ritorno, la Juventus ribaltò il risultato dell’andata e si qualificò: finì 4-1, con il Campobasso che passò inizialmente in vantaggio con Perrone e fallì anche un calcio di rigore: «Ma il primo gol loro – ricorda sempre Trevisan – fu viziato da un fallo di Brio. Chissà come sarebbe andata a finire se non l’avessero convalidato».
Quel giorno, in pochi avrebbero immaginato che appena cinque anni dopo, sul campo dove aveva sconfitto la Juventus, il Campobasso si sarebbe ritrovato ad affrontare il Ripalimosani ed il Castelmauro. E che in seguito il Selvapiana avrebbe vissuto pochi giorni di gloria e molti di sconfitte anche umilianti. O che per un paio di anni sarebbe rimasto addirittura chiuso. Ma oggi, chi ha vissuto quella giornata, può ripensare alle emozioni che provò. E magari qualcuno dei protagonisti, a trent’anni di distanza, le racconta ai nipotini.

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