Cronache

Il mistero della nave degli sprechi resta senza una risposta

Tutti assolti. Formula piena, perché “il fatto non sussiste”. Il processo sulla presunta truffa del Termoli jet, la nave degli sprechi, il catamarano costato, nel 2003, 8 milioni di euro e pagato coi soldi del terremoto rimasto a marcire in porto, finisce in una bolla di sapone. E non soltanto perché Michele Iorio, Antonio Chieffo, Gianfranco Vitagliano, gli altri ex assessori della Giunta, gli imprenditori de Larivera e i tecnici delle perizie sono stati assolti. Se anche fossero stati condannati, con una sentenza di primo grado, quel verdetto si sarebbe rivelato del tutto inutile: la prescrizione sarebbe scattata a giorni, neutralizzando gli effetti di una eventuale condanna.
Condanna che comunque non c’è stata. Per i giudici di Campobasso, il Tribunale che ha eredito per ragioni di competenza territoriale l’inchiesta avviata dalla Procura di Larino anni fa, non c’è stata alcuna truffa dietro l’acquisto della nave, nessuna violazione delle regole che vanno a disciplinare il codice penale. Abuso d’ufficio e falso erano già caduti, come soldatini di piombo sotto il peso degli anni trascorsi, per prescrizione. La truffa aggravata finalizzata a ottenere erogazioni pubbliche (l’accusa ha sempre sostenuto che fosse un modo per favorire l’ex socio privato, la Larivera, beneficiario di ingentissimi finanziamenti stanziati per le emergenze sisma e alluvione) si è rivelata priva di fondamento. Il fatto non sussiste, insomma.
La sentenza arriva alla fine di una giornata paradossale, che registra un dibattimento che in poche ore cerca di rimediare al tempo che si è perso per anni. Bisognava sfiorare la prescrizione (il 31 ottobre) per far funzionare un processo, in Molise. Tutto in un giorno: testimoni, richieste, requisitorie In un giorno che diventa una parabola, e che si conclude con un verdetto di assoluzione collettiva. Michele Iorio, Antonio Chieffo, Rosario De Matteis, Filoteo Di Sandro, Michele Picciano, il dirigente della Regione Domenico Pollice e gli imprenditori Giuseppe e Paolo Larivera sono soddisfatti. I loro avvocati sono soddisfatti. Il pm Fabio Papa, che aveva chiesto condanne da uno a tre anni, graduando le responsabilità, va via prima di lasciare dichiarazioni.
Le motivazioni arriveranno tra 90 giorni. Per il momento capire mai il catamarano che doveva collegare il Molise alla Croazia sia rimasto ormeggiato nel porto di Termoli per dieci anni (qui la ricostruzione della vicenda nell’inchiesta di Primonumero.it) resta una domanda senza risposta. Nessuno lo sa, e nessuno lo saprà mai.

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