Lo hanno scoperto i fumatori. Di colpo, senza preavviso. «L’altra sera (martedì, ndr) io e altri come me abituati a comprare le sigarette tardi ci siamo ritrovati al “solito posto” e abbiamo scoperto, con grande sorpresa e grande amarezza, che le sigarette non si potevano comprare più» racconta un cliente abituale. La fila di pacchetti dietro il bancone era sparita, sostituita da espositori di caramelle e gomme da masticare.
«E’ crollato un mito – racconta un altro termolese, sconcertato – dopo una vita in cui io e i miei amici abbiamo acquistato le Marlboro da Giorgione, ora siamo costretti a ricorrere al distributore automatico». Che significa: ricordati di portare il tesserino sanitario, ricordati di avere soldi spicci. «Ma quello che più conta è viene meno l’occasione per fare due chiacchiere, e che dobbiamo rinunciare a un’abitudine che è soprattutto un costume sociale».
Magari è una notizia che ai non fumatori sembrerà inutile, che farà sorridere più di qualcuno, che strapperà giudizi sarcastici. Ma dietro questo “mutamento” si nasconde l’ennesima storia di inghippi burocratici, e vale la pena spenderci due parole. Il bar Giorgione vende sigarette da quasi mezzo secolo grazie non a una licenza, ma a un patentino. Di cosa si tratta? Di una sorta di certificato autorizzato dall’Ufficio Dogane e Monopoli grazie al quale il locale acquista vende le sigarette del tabaccaio geograficamente più vicino, il quale gli cede le stecche e incassa quasi per intero il ricavato.
«E’ una sorta di servizio – spiega Fabio Giorgione, 57 anni dei quali gli ultimi 40 passati nel bar – che faccio perché i miei orari, essendo un bar, sono molto più flessibili di quelli di una rivenditoria. Funziona così da sempre: ogni due anni rinnovo il patentino».
Ma a partire dal 2017 l’operazione è diventata impossibile da un punto di vista legale, perché la norma che giustifica il patentino dice in sostanza che il bar può vendere le sigarette della tabaccheria più vicina a meno che la tabaccheria non si doti di un distributore automatico. Cosa che è improvvisamente accaduta: il titolare della rivenditoria di sigarette ha deciso di attrezzarsi con un macchinario, e l’Ufficio Dogane di Isernia (competente per tutto il Molise) ha risposto picche quando Fabio Giorgione ha chiesto il rinnovo del solito patentino.
«L’ho scoperto anch’io in questo modo – racconta – da un giorno all’altro. Ho ricevuto la lettera di diniego a una istanza fatta una infinità di volte in 45 anni». Insomma, burocrazia ferrea e un mare di carte bollate.
Intanto, mentre si studiano possibili alternative, niente sigarette, e tanta delusione. Sua, e dei clienti, che non capiscono come mai il tabaccaio fornitore abbia optato per un distributore automatico quando, che diamine, c’era Giorgione a vendere i "suoi" pacchetti a tutte le ore, e senza bisogno di tessera sanitaria e soldi contati. «In questi anni – continua il titolare – ho venduto almeno 12 milioni di pacchetti di sigarette per conto del tabacchi in questione. E credimi, è una stima per difetto».