Politica

Il Pd riparte… ma piano. Primarie lontane, Federazioni indicheranno “traghettatori”

La prima assemblea regionale dei democratici dopo le sconfitte elettorali di marzo e aprile: approvato un documento che affida alle tre federazioni territoriali il compito di indicare, entro fine luglio, i nomi per la nascita di un coordinamento che traghetterà il partito verso le primarie di settembre o, più verosimilmente, di primavera 2019. Unico il portavoce di questo organismo allargato anche a sindaci, presidenti di Provincia e consiglieri regionali senza avere, però, diritto di voto. La riunione, aperta a tutti, è stata partecipata sebbene i rutiani non hanno preso parte. Tra le voci di dissenso quella di Pino Libertucci che ha chiesto il commissariamento.

Settembre o, più verosimilmente, primavera 2019: in questa data dovrebbero svolgersi le primarie del Partito Democratico per rinnovare la segreteria regionale dopo le dimissioni presentate da Micaela Fanelli. La fase transitoria sarà gestita dalle tre Federazioni così come deciso durante l’affollata assemblea regionale che si è svolta nella mattina del 16 giugno al Dopolavoro ferroviario di Campobasso. Le Federazioni indicheranno due o tre nomi ciascuno entro il 31 luglio da inserire in un coordinamento che avrà un portavoce per questi mesi di “vacatio”. Dello stesso faranno parte anche i sindaci, i presidenti della Provincia e i consiglieri regionali Micaela Fanelli e Vittorino Facciolla, gli unici eletti in Regione. Questi ultimi, però, non avranno diritto di voto così come deciso dai presenti che al termine degli interventi e della discussione hanno votato un documento per la gestione della fase transitoria.

Buona l’adesione nel capoluogo di regione dove c’erano un po’ tutti, dalla ex deputata e presidente Pd, Laura Venittelli alla ex segretaria Micaela Fanelli, passando per il consigliere regionale Vittorino Facciolla, l’ex governatore Paolo di Laura Frattura e il suo ex assessore e aspirante governatore per il centro-sinistra Carlo Veneziale. Ma c’erano anche i sindaci come quello di Termoli (Angelo Sbrocca) e di Campobasso (Antonio Battista), assessori del capoluogo (Pietro Maio e Bibiana Chierchia) oltre a rappresentanti dei territori e delle Federazioni, simpatizzanti e vecchi tesserati. Insomma è stato un raduno allargato anche perché questa volta l’assemblea era aperta a tutti.
Ovviamente non sono mancate voci di dissenso interne come quella di Pino Libertucci che auspicava una soluzione più celere (il consigliere avrebbe voluto che oggi stesso venisse eletto un comitato di coordinamento rappresentativo di tutto il territorio senza demandare alla Federazioni). Lo stesso ha fatto anche sapere di volersi rivolgere alla Presidenza regionale e nazionale per procedere al commissariamento del partito «in quanto la deliberazione è stata adottata da un numero di componenti assolutamente ridotto di almeno di un terzo; ha riportato solo 9 voti rispetto a 3 contrari a 2 astenuti e viola nel deliberato l’autonomia dell’indirizzo politico rispetto all’azione amministrativa e di fatto sottopone le federazioni all’influenza dei consiglieri regionali».
Chi mancava all’appello sono stati i dissidenti della cordata guidata da Roberto Ruta (Ulivo 2.0), segno evidente che la spaccatura interna – che tanti danni ha fatto al Pd – non si è ancora ricucita.

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