La guerra dei terreni

Terreni agricoli che diventano industriali: Comune vuole Imu arretrata. Contribuenti in rivolta

Dopo aver fatto accertamenti la scorsa estate il Comune di Ripalimosani si è accorto che dal 2008, da quando, cioè, il valore dei terreni era cambiato, i proprietari non avevano mai pagato le tasse. Ora ha chiesto gli arretrati e i contribuenti si sono inferociti: "Noi sempre corretti ma questa Imu è sproporzionata e non possiamo pagarla" hanno detto in una lettera al vescovo Bregantini. Intanto in Municipio si cerca una soluzione: "Forse alcuni terreni torneranno a essere agricoli ma per il pregresso non c’è nulla da fare".

Stanno facendo una battaglia contro il loro Municipio perché ritengono «sproporzionata» la richiesta di pagamento dell’Imu, l’imposta comunale sui terreni di cui sono proprietari. Riuniti in un comitato, hanno chiesto aiuto a chiunque, persino al vescovo Giancarlo Bregantini, al quale hanno indirizzato una lettera affinché sposi la causa dei parrocchiani della chiesa Santa Maria Vergine Assunta di Ripalimosani.

Tutta la faccenda è iniziata nel 2008 quando l’Amministrazione all’epoca guidata dal sindaco Giuseppe Di Nobile ha cambiato il proprio piano regolatore. «Non potevamo immaginare che la crisi sarebbe stata così lunga e importante» ha spiegato a Primonumero l’ex primo cittadino dichiarandosi «molto dispiaciuto» per le conseguenze che quella decisione ha avuto e sta avendo. Trasformando i terreni agricoli in terreni industriali, infatti, è mutato anche il loro valore, «un valore irrisorio» come scrivono i contribuenti.

Parliamo di appezzamenti decisamente appetibili, a due passi dai centri commerciali e a metà strada tra il paese e il capoluogo. Terreni dove in questi anni sono sorte decine di attività. Ma anche terreni rimasti appetibili solo sulla carta perché la crisi economica ha congelato molti progetti imprenditoriali.

A luglio del 2017 il sindaco, l’attuale primo cittadino Michele Di Bartolomeo, dispone – e lo fa prima che sia troppo tardi – un accertamento Imu sui possessori dei terreni «i quali, dal 2008, nonostante sapessero del nuovo valore in corso – spiega il vice sindaco di Ripalimosani Marco Giampaolo – non avevano mai pagato nulla. Ci hanno provato, diciamo così, e per molti anni gli è andata pure bene».
Quando dal Municipio sono partite le lettere con la richiesta dell’Imu arretrata la metà di quei possessori ha pagato subito quanto dovuto. Un’altra parte ha fatto ricorso alla commissione tributaria e un’altra parte ancora non ha mosso un dito perché convinti che si tratti di «un’imposta sproporzionata e al di sopra di ogni nostra possibilità economica» come scrivono a Bregantini.

Quello fatto la scorsa estate è stato solo il primo di una serie di accertamenti sui tributi relativi al 2012 (i precedenti sono prescritti). Altri, fino a giungere all’anno corrente, sono stati già annunciati ai proprietari di terreni.
Ed è in quel momento che è nato il comitato: «Volevamo il dialogo col Comune che invece non vuol sentir ragioni, anzi ci etichetta come evasori. Noi – leggiamo nella missiva spedita al vescovo – che con il senso del sacrificio abbiamo sempre adempiuto regolarmente ad ogni imposta, ci sentiamo feriti moralmente poiché, come afferma Sua Santità Papa Francesco, “pagare le tasse è un atto dovuto per sentirsi cittadini” e “il cristiano è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali senza contrapporre Dio e Cesare, ma illuminando le realtà terrene con la luce che viene da Dio”».

I ripesi non si sono persi d’animo, andando avanti e «dimostrando l’inattendibilità del valore venale dei terreni per ciascun anno d’imposta assegnato dalla delibera comunale. Il valore imposto dall’Amministrazione non solo non ci permette di adempiere alle imposte, ma, oltretutto, non ci consente di alienarlo ed eliminare così il presupposto d’imposta. Siamo così intrappolati in una situazione in cui non troviamo via d’uscita, se non quella di perdere tutto quello che abbiamo».

Messo all’angolo dalla burocrazia e dalle regole, il Comitato ha chiesto al Comune di fare un passo indietro a monte, di rivedere, cioè, le ragioni che hanno portato a modificare il piano regolatore nel 2008 per mettere a confronto quanto fu programmato allora con la situazione odierna.

Dal Municipio hanno detto che «siamo ben lieti di aiutare i nostri contribuenti e di andare incontro alle loro necessità, ma nei limiti della legalità». Addirittura si sta valutando di rimettere mano al piano regolatore e ritrasformare alcune aree in terreni agricoli «a patto che si possa fare – dice ancora Giampaolo – perché se avessero costruito anche solo una fontanella per l’acqua abbiamo le mani legate. E comunque questo è un discorso che vale per il futuro».
Che tradotto significa che quanto chiesto per il pregresso andrà pagato in un modo o nell’altro.
Aspetto, quest’ultimo, che inquieta i contribuenti che già si vedono arrivare le cartelle esattoriali, pignoramenti, espropri forzati eccetera. «Ci priveranno di ogni disponibilità monetaria che sarebbe potuta servire per le emergenze della propria persona».
Il caso di un pensionato di 83 anni cardiopatico chiamato a pagare 10 mila euro di Imu l’anno è emblematico. Parliamo di una persona intestataria di circa 25 mila metri quadri di terreno.

La loro proposta? Per quelli della zona D1 (contrada Serre) «essere sempre considerati come possessori di terreni agricoli» per quelli della zona D4 (contrada Pesco Farese) «diminuire il valore venale dei terreni e la possibilità di concedere delle attenuanti atte a soccorrere i contribuenti per l’adempimento Imu».

Oltre a Bregantini i ripesi del Comitato si sono rivolti anche al Consiglio regionale chiedendo una audizione in Commissione. Ma la loro richiesta è stata respinta scatenando l’ira del consigliere Michele Petraroia il quale in una nota ai giornali ha invocato l’articolo 16 dello Statuto regionale affinché vengano ascoltati.
«Non è possibile – ha commentato Petraroia – che dei cittadini chiamati a pagare tributi per importi sproporzionati alle loro disponibilità e che chiedono di far riclassificare, ad uso agricolo, i terreni destinati a lottizzazioni, visto l’eccesso di capannoni vuoti e fabbricati in zona a causa della crisi del mercato, siano stati costretti a rivolgersi ad un’Autorità religiosa per esporre il proprio disagio».
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